lunedì 1 giugno 2009 - Agostino Spataro

Sicilia: lo strappo è servito

Dunque, lo strappo è stato consumato. E’ nato il Lombardo-bis. Un parto difficile, lacerante, incompleto e, soprattutto, denso di incognite. Un governo “con chi ci sta” aveva minacciato il presidente e così è stato. Solo che a starci sono veramente pochini. Almeno stando alle posizioni ufficiali degli esponenti dei partiti di maggioranza e di opposizione.
 
Tranne che non ci sia una schiera di congiurati pronti a venir fuori al segnale convenuto, Lombardo potrà contare, a occhio e a croce, su una ventina di parlamentari (su novanta) ovverosia sul 22 % dell’Assemblea regionale siciliana. Meno della metà della metà.

Tradotto in termini politici, si ritrova con l’appoggio di un solo gruppo parlamentare (quello del suo Mpa) e di alcuni deputati del PdL.

Si rafforza oltremisura l’opposizione tanto da divenire una stragrande maggioranza. Ai 28 deputati del Partito democratico, infatti, si aggiungeranno i 12 dell’Udc di Cuffaro e quasi l’intero gruppo del Pdl. Un vero primato. In nessuna democrazia si è mai visto un governo poggiare su una minoranza parlamentare così esigua.

Lombardo sembra non curarsi di tutto ciò ed ha varato un governo pur che sia. Saltando passaggi fondamentali della dialettica istituzionale fra potere esecutivo e legislativo in una regione autonoma dove ancora vige un parlamento eletto dal popolo come il presidente.
 
Non vi sono precedenti cui appellarsi. Non regge nemmeno l’abusato richiamo al governo Milazzo che disponeva di una maggioranza, seppur risicata. 
 
Un esecutivo azzardato che, per sopravvivere, dovrà affidarsi alle paure dei deputati per il minacciato scioglimento anticipato dell’Ars. Una politica nuova non può far leva su paure e minacce che producono solo stati di necessità e ricatti da ogni parte; allora, sorge spontanea la domanda: dove si vuole andare a parare? Lombardo ha forse delle carte nascoste da giocarsi? O è solo una pantomima per acquisire visibilità elettorale?

L’opinione pubblica sconosce le vere motivazioni, gli interessi politici e d’altra natura che stanno alla base della clamorosa rottura del centro-destra siciliano, tuttavia capisce che siamo in presenza di un’impennata che non lascia presagire nulla di buono.
 
Si è varato una sorta di “governo del Presidente” incompleto e senza una maggioranza definita e autosufficiente, senza uno straccio di programma. Coi nomi degli assessori, Lombardo avrebbe dovuto presentare almeno alcune linee guida, tre quattro punti programmatici davvero innovativi e convincenti sia per giustificare l’azzardosa operazione e soprattutto per indicare una nuova prospettiva per la Sicilia.
 
Il 4 giugno, all’Ars, avremo una prima, importante verifica di tale bizzarra condotta e delle posizioni ufficiali dei partiti. Emergeranno fatti nuovi? Difficile prevederlo. Anche perché questa operazione è nata e si proietta tutta al’insegna della imprevedibilità.
 
In ogni caso, si apre un ventaglio ampio di scenari diversi e fra loro in contrasto, alcuni dei quali potranno essere riconducibili a logiche politiche anche se anomale e altri affidati al caso.
 
Di questo passo, alla logica della politica si sostituirà la cabala e per prevedere qualcosa si tornerà ad interrogare gli oracoli.
 
Potrà succedere di tutto, nei prossimi giorni e settimane.
Chi si aspettava il “piano B” (cooptazione del Pd nella maggioranza) resterà deluso. Al suo posto potrebbe essere attuato un “piano C”. Mi spiego. Se, il 7 giugno, PdL e Mpa dovessero raggiungere i rispettivi obiettivi elettorali è probabile che fra i due partiti scoppi la pace e si andranno a riempire i tre posti di giunta appositamente lasciati vuoti.

Fantapolitica? Purtroppo siamo costretti a fantasticare, visto che i responsabili della politica reale non fanno molto per farsi capire dai cittadini e dagli elettori. 
Tuttavia, alcune prese di posizioni autorizzano a non escludere una tale conclusione.

E’ difficile, infatti, credere che personaggi come Dell’Utri e Miccichè si mettano apertamente in contrasto statutario col partito. In fondo, potranno sempre dire, che si è trattato solo una scazzottata elettorale.

Così come è molto strano che Berlusconi non abbia detto una parola su questa crisi pesante in una regione per lui fondamentale. Ha lasciato parlare i suoi colonnelli romani e siciliani. Coi quali- com’è noto- il governatore non tratta.
Dopo il voto si vedrà. D’altra parte, se Lombardo dovesse superare il quorum quel pugno di deputati europei targati Mpa, sottratti all’Udc e ad altre formazioni minori, potrebbero risultare molto comodi nei giochi di potere per la gestione del nuovo parlamento europeo.
 
Solo un’ipotesi, per carità. L’unico fatto certo, anzi certissimo, è l’esclusione dell’Udc dalla nuova giunta. Anche questo un triste primato per Cuffaro e soci.
Ma l’esclusione è avvenuta per autodeterminazione dell’Udc o per volontà congiunta fra Mpa e Pdl? La seconda ipotesi appare più probabile. Prova ne è che Lombardo ha fatto (e continua a fare) di tutto per recuperare l’appoggio di PdL (riconfermando i tre assessori uscenti e nominandone un quarto segnalato da Misuraca e lasciando tre posti per la recalcitrante corrente maggioritaria), invece verso l’Udc nulla di nulla. Ne per l’oggi né per il domani. Certo, pochi si stracceranno le vesti per l’uscita dell’Udc dalla giunta. Tuttavia il fatto provoca una conseguenza politica seria: la modifica sostanziale della maggioranza che ha eletto Lombardo presidente. Correttezza vorrebbe che si tornasse alle urne, al popolo sovrano.



2 réactions


  • salvatore fassari (---.---.---.39) 1 giugno 2009 16:19

    FANTAPOLITICA:
    In un periodo come questo, politicamente nella totale confusione, non mi meraviglierei di eventuali e grandi ricatti.


  • Arcistufo Rassegnato Siculo (---.---.---.72) 2 giugno 2009 00:42

    "popolo sovrano?" come frase non mi è nuova!! ma....non ricordo dove l’ho sentita!!!!!


Lasciare un commento