sabato 21 dicembre 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Repubblica Centrafricana, una spirale di crimini di guerra e contro l’umanità

 
Amnesty International ha presentato ieri le conclusioni preliminari di una missione di ricerca svolta nelle ultime due settimane nella Repubblica Centrafricana. Il giudizio è netto: nel paese sono in corso crimini di guerra e contro l’umanità e l’odio tra le comunità religiose è sempre più radicato.

Tutte le parti in conflitto si sono rese responsabili di esecuzioni extragiudiziali, mutilazioni, distruzione intenzionale di edifici religiosi e sfollamento forzato di un massiccio numero di persone: in totale, 614.000 persone di cui 189.000 da Bangui, un quarto della popolazione della capitale.

La delegazione di Amnesty International ha potuto documentare uno sconvolgente catalogo di crimini commessi a partire dal 5 dicembre, quando la violenza ha fatto esordio nella capitale Bangui con un attacco all’alba degli anti-balaka, le milizie cristiane formatesi all’indomani della presa del potere, a marzo, da parte del leader della coalizione Seleka, Michel Djotodia, il primo musulmano alla guida del paese.

In alcune zone della capitale, le milizie anti-balaka sono andate di porta in porta fino a uccidere circa 60 musulmani. Le forze del governo di fatto, ora denominate ex-Seleka, hanno eseguito rappresaglie di dimensioni ancora maggiori contro i cristiani, uccidendo circa 1000 uomini in due giorni e razziando sistematicamente le abitazioni civili.

Nei giorni successivi, le violazioni dei diritti umani sono proseguite con un’intensità sconvolgente.

Nonostante la presenza di militari francesi e africani dovrebbe garantire la protezione dei civili, questi sono uccisi selvaggiamente ogni giorno. Le vittime dall’8 dicembre sono state almeno 90, alcune uccise a colpi d’arma da fuoco, altre da facinorosi armate di machete e altre ancora a colpi di pietra.

La completa assenza di giustizia e di meccanismi che chiamino gli autori a rispondere di questi crimini, in corso da mesi, ha dato luogo a una crescente spirale di uccisioni per rappresaglia e ha acuito l’odio e la diffidenza tra la comunità cristiana e quella musulmana. Molte persone hanno mostrato ai ricercatori di Amnesty International foto e video di massacri ripresi coi loro telefoni cellulari.

Ieri è diventata operativa la missione di peacekeeping deliberata il 5 dicembre dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (una missione dell’Unione africana rafforzata da soldati francesi).

Amnesty International ha chiesto che le truppe internazionali siano dispiegate rapidamente e vengano dotate di un chiaro mandato relativo alla protezione dei civili, nonché di risorse sufficienti per poterlo eseguire in modo efficace.

Non sarà possibile, sottolinea l’organizzazione per i diritti umani, porre fine al ciclo di violenza fino a quando le milizie non saranno disarmate (in primo luogo, i bambini) e le migliaia di civili a rischio non saranno concretamente ed efficacemente protette. I quartieri residenziali della capitale dovranno essere resi sicuri per primi, in modo che gli abitanti possano fare rientro nelle loro case e riprendere la vita normale.

Ogni processo di disarmo dovrà essere accompagnato da efficaci misure di protezione fisica, soprattutto nei centri nevralgici della capitale, i quartieri PK5, Miskine e Combattant. Amnesty International ha ricevuto notizie di attacchi di rappresaglia contro persone che erano state disarmate.

Amnesty International ha inoltre alle Nazioni Unite di accelerare i tempi per istituire una commissione d’inchiesta sui crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e le altre gravi violazioni dei diritti umani in corso nella Repubblica Centrafricana.

 

Foto: Hdptcar/Flickr



1 réactions


  • GeriSteve (---.---.---.186) 22 dicembre 2013 20:06

    Articolo interessante, ma che non ha ricevuto alcun commento. Credo di sapere il perchè.
    Nel mondo ci sono sempre più casi -come questo- che appaiono come disperati: Amnesty international chede all’ONU di fare la polizia della repubblica centroafricana, Ma allora sarebbe giusto chiederlo anche per la Siria, per il Sudan, per l’Iran, per la Libia...
    L’ONU non ha la forza nè l’autorità per fare da polizia a tutto un mondo che va storto.

    Bisognerebbe che sorgessero delle soluzioni dall’interno, e dovrebbero essere soluzioni politiche e militarii insieme: qualcuno (non un principe machiavellico) che abbia degli obiettivi di governo civile del Sudafrica e che in nome di quegli obiettivi sappia combattere e vincere una guerra per il potere.
    Personaggi come Mao tse Dong, Gandi, Castro, Guevara, Nyerere, Mandela, Chavez, hanno saputo presentarsi ai loro popoli con un programma di governo, di progresso e di autonomia nazionale. Non tutte le loro promesse sono state mantenute, ma certamente hanno saputo rappresentare il riscatto o la speranza di riscatto del loro paese.

    In situazioni come quella centroafricana non si vede neanche la speranza del riscatto, e per questo i difficilissimi "provvedimenti tampone" di Amnesty international non suscitano grande interesse: sono difficili da attuare e impossibili da mantenere e/o da estendere alle tante situazioni analoghe.

    So di non aver scritto niente di positivo, e me ne dispiace, ma almeno proviamo a capire la dimensione del problema e che per risolverlo bisogna individuare delle credibili vie d’uscita.

    GeriSteve


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