Rendition e detenzioni segrete Cia: il Parlamento europeo chiede la verità
L’11 settembre il Parlamento europeo ha adottato (con 568 sì, 34 no e 77 astensioni) un nuovo rapporto sul ruolo avuto dall’Europa nelle multiple violazioni dei diritti umani, torture e sparizioni incluse, avvenute nel contesto delprogramma Cia di rendition e detenzioni segrete di persone sospettate di terrorismo.
Una data significativa, in cui dopo aver ricordato le vittime delle Torri gemelle, il massimo organo rappresentativo dell’Unione europea ha ribadito il dissenso rispetto alle politiche della “guerra al terrore” lanciata dal presidente Bush all’indomani dell’11 settembre 2001.
L’amplissima maggioranza con cui è stato approvato il rapporto è un segnale incoraggiante, ma rimane molto da fare.
Nessuno stato membro dell’Unione europea, infatti, ha svolto indagini approfondite e complessive sul ruolo avuto nei programmi della Cia.L’Italia ha un merito: l’indagine sul caso di Abu Omar (l’imam sequestrato a Milano nel febbraio 2003), con le condanne confermate anche in appello, rappresenta finora, nonostante il segreto di stato posto dai due precedenti governi, il più avanzato tentativo di fare chiarezza e giustizia su un caso di rendition.
Il rapporto adottato dal Parlamento europeo s’incentra su tre paesi noti o sospettati per aver ospitato centri segreti di detenzione della Cia: Lituania, Polonia e Romania. Ne abbiamo parlato, in passato, in questo blog.
Nonostante negli ultimi giorni l’associazione Reprieve abbia rivelato nuove informazioni su voli delle rendition in arrivo e in partenza dalla Lituania, le autorità di questo paese continuano a rifiutare l’apertura di un’indagine penale su due centri segreti di detenzione della Cia operanti nel 2002 e nel 2004.
In Polonia, l’inchiesta in corso ha fatto piccoli passi avanti ma il procuratore si rifiuta di fornire informazioni adeguate. La Romania smentisce qualsiasi coinvolgimento nei programmi della Cia, compresa la presenza di un centro segreto di detenzione, sulla cui esistenza non intende indagare nonostante siano emerse prove credibili.
Informazioni emerse dai registri aerei e da altre fonti nel 2011 e 2012 implicano anche Danimarca e Finlandia, i cui governi però non intendono indagare. Nel luglio di quest’anno, nell’ambito dell’Esame periodico universale delle Nazioni Unite, la Finlandia ha respinto una raccomandazione in cui le si chiedeva di indagare approfonditamente sul suo ruolo nelle rendition, processare le persone coinvolte e risarcire le vittime.
Intanto, a Guantánamo (scalo finale di molti voli delle rendition) è morto un altro detenuto, Adnan Latif. Era detenuto da 10 anni e mezzo senza accusa né processo. Nel luglio 2010, un giudice federale aveva stabilito che la detenzione di Adnan Latif era illegittima e che egli doveva essere rilasciato. L’amministrazione Obama aveva fatto ricorso e una corte d’appello le aveva dato ragione.
È il quarto detenuto deceduto da quando è entrato in carica il presidente Obama, che aveva annunciato di chiudere il centro di detenzione entro un anno dal suo insediamento. E invece è ancora aperto, nel suo dodicesimo anno di attività, con 167 persone dentro.