giovedì 9 maggio 2013 - Sergio Giacalone

Nostalgie politiche in bella vista

Il governo Letta: trionfo di balene e crocifissi in salsa di compromesso storico.

Si stupisce questo nostro paese del Governo Letta. Si indignano i giornalisti che hanno costruito le loro fortune sul muro contro muro fra i personaggi di una miserevole farsa protrattasi ben oltre l’atto finale e che oggi si sono presi una meritata pausa (in attesa di riprendere la tourneè? Mah!). I Travaglio e i Padellaro danno fondo alle riserve di benzina spandendole con cura affinché il fuoco che li illumina non si spenga; al contempo vigilano per far sì che gli amato-odiati contendenti non si brucino, mandando in fumo le loro carriere.

Berlusconi, dal canto suo, accortosi che le brillanti imprese politiche in casa PD avevano spostato l’attenzione su quei disastri, circondando il suo trapianto di un aura da saggio statista consumato, in netto contrasto con l’allure da pagliaccio di operetta che lo rendeva da qualche anno così riconoscibile, per evitare di cadere in crisi di identità ha ricominciato a parlare a sproposito appena poche ore dopo che la Grazia si era posata sulla testa di Angelino Alfano consacrandolo Ministro degli Interni, al di là di ogni (sua, di detto Angelino) più rosea previsione. Povero Angelino… mi viene il sospetto che covi dentro di sé il desiderio di irrompere nottetempo a Villa Certosa per strangolare il suo padre-padrone nel sonno, liberandosi così di quella che, a mio parere, molti giovani rampanti del PDL finalmente assurti a ruoli di massima responsabilità, considerano ormai poco più che un‘insostenibile zavorra fuori controllo, e trasformandosi così nel Masaniello di Via dell’Umiltà.
 
Che paese fantasioso l’Italia!
 
Detto questo faccio una considerazione: questo nostro paese ha vissuto quasi forzatamente le evoluzioni… diciamo meglio, i cambiamenti che lo hanno interessato negli ultimi 30 anni. È stata una sorta di rivolta imposta quella che ha apparentemente seppellito la c.d. prima repubblica sotto le sentenze di tangentopoli. A rigor di logica ciò che è venuto dopo avrebbe dovuto dare segno di un risveglio delle coscienze, doveva inaugurare l’era di una nuova politica fondata sulla lealtà e sul rispetto dei cittadini e delle istituzioni.
 
Nulla di fatto. Inutile usare questi stupidi ordinali con la repubblica italiana, sono falsi di pessima lega. La Repubblica italiana è sempre quella del ‘46/48: una, blindata e immobile; vive oggi con tutti i limiti, le pecche e le trappole che la vollero frutto di un compromesso e nel compromesso continua a germogliare, non conoscendo altro tipo di linfa.
 
La repubblica italiana è democristiana. Tale è nata e tale morirà, se Dio lo vuole.
 
Cos’è stato il PD se non un covo nel quale democristiani e social-comunisti hanno svernato in attesa che la buona stella dei giudici tramontasse sotto le amnesie contabili di Di Pietro e le rivoluzioni da cortile di Ingroia e De Magistris? L’attacco a Berlusconi è stato il motivo che li ha tenuti coesi. Appannato il Cavalier truccato dalla logorrea del Grillo parlante, cui va comunque il merito di avere rappresentato l’unico vero, dirompente, imprevisto nella storia italiana recente, i compagni di traghettamento del PD si sono guardati in faccia e hanno scoperto di schifarsi come i coniugi che vivono insieme per mal sopportata abitudine. E via le correnti, da prendersi la polmonite! Ed ecco: torna il ricordo della cara DC che aveva più correnti dell’Oceano Pacifico.
 
E poi arriva il custode della repubblica compromissoria, il giovane Napolitano, che la DC se la ricorda a menadito e la lancia lì: ma non avete nostalgia del monocolore?
 
Certo che ce l’hanno! E allora via, tutti insieme, i vecchi compagni della balena bianca, con le lacrime agli occhi a rivivere un tempo che dentro di loro non è in realtà mai passato!
 
Letta, Franceschini, Alfano, Lupi, Lorenzin, Cancellieri, cosa sono se non vecchi democristiani che stanno ritrovando le loro radici, il luogo naturale di ogni democristiano nato e cresciuto nella repubblica democristiana?
 
Lasciamoli vivere il loro revival, dunque. In fondo si meritano un premio dopo una recita durata tanti anni! E che Berlusconi si taccia, una volta per tutte!
 
Una sola avvertenza è d’uopo: i democristiani sono passati alla storia per essere gli inventori di un modello “clericale” di società sconosciuto nell’Italia pre-repubblicana ed imposto a quella repubblicana, benché così poco congeniale alle caratteristiche e alla storia del nostro popolo; sono cioè gli artefici della morale da parrocchia, quella animata da angeli e demoni, veti e divieti: in breve, quelli che seppero trasformare un paese di sani e orgogliosi peccatori in un’indegna manica di viziosi.
 
Alla tirata delle somme ho il dubbio che dal cerchio non si esce.


1 réactions


  • (---.---.---.160) 9 maggio 2013 19:51

    Contromisure >

    Appena una settimana fa il 38% dei parlamentari ed il 35% degli “iscritti” M5S ha “condiviso” l’espulsione del senatore Mastrangeli reo di aver frequentato la tv.
    Nessun problema. Grillo ha trovato la quadra.
    Le “menzogne” si combattono sul campo, sentenzia. Quindi, “purché non si tratti di talk show”, si va in tv “a spiegare ai cittadini le nostre idee”.

    Da qualche giorno i parlamentari M5S sono nervosi per i limiti posti alla disponibilità personale di indennità e diaria.
    Per Grillo non ci sono dubbi.
    «Non si fa la cresta su ciò che non è rendicontato», ammonisce. Quindi, minaccia, i nomi di chi “vuol tenersi i soldi” finiranno on line.
    E’ il varo della “gogna mediatica”?

    Ergo. Tutto va bene finchè dura il Consenso Surrogato di chi è sensibile alla fascinazione …


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