lunedì 23 gennaio 2012 - Sergio Giacalone

Monti, i sondaggi e l’anti-politica

Le verità del Governo tecnico, le colpe e i limiti della nostra classe politica

Il Presidente del Consiglio, il “tecnico” Sen. Prof. Mario Monti, nel corso della conferenza stampa sul pacchetto liberalizzazioni, ha detto: “Io non sto dietro ai sondaggi, non mi risulta un grande calo di consensi, ma noi non siamo qui per riscuoterne, ma per risolvere i problemi del paese. Il consenso non ci interessa perché noi non ci presenteremo a consultazioni elettorali...”.

Ineccepibile.

Questo però racconta due verità drammatiche in tutta la loro crudezza: la prima è che il governo Monti non ci farà sconti, non si lascerà coinvolgere emozionalmente dalle nostre lagne per la difficoltà di arrivare a fine mese, di pagare il mutuo, di fare il pieno, di comprare i pannolini. L’emergenza ha imposto la soluzione più lontana dal sentimentalismo, dunque più lontana dagli stereotipi italici; una soluzione che vede protagonista la freddezza dell’economista, indotta a studiare regole utili a riparare un danno vecchio settant’anni, in modo assolutamente indipendente dalle conseguenze che il nostro sfortunato popolo, croce e delizia di una finta democrazia, deve subire nell’immediato. Su un famoso social network gira in questi giorni una frase attribuita a Paolo Borsellino, secondo la quale le rivoluzioni si fanno in piazza, ma la vera rivoluzione si fa con la matita nella cabina elettorale. E’ vero. Ma troppe volte, fin dal primo suffragio universale, la mano che tiene quella matita è stata mossa da una coscienza non libera. Per questo noi, che oggi piangiamo, siamo i principali responsabili della voragine nella quale siamo ormai precipitati. Noi paghiamo la nostra ingenuità, per esserci lasciati convincere da associazioni a delinquere, trincerate dietro il nome di partiti e manovrate da poteri occulti e palesi Potenze, che potevamo prenderci la sovranità e gestirla a nostro piacimento, senza fare i conti con la nostra assoluta ed atavica immaturità civica che porta come sua prima conseguenza la vulnerabilità di un popolo di fronte alle sottili malvagità delle lobbies nascoste dietro la politica.

E siamo già alla seconda verità raccontata da Monti: in Italia politica fa pari con demagogia, anzi si identifica con essa. Dalla riflessione di Monti si deduce che i personaggi coinvolti nelle competizioni elettorali non ricercano le soluzioni dei problemi, ma il consenso rilevato dai sondaggi… triste, tragica constatazione! D’altronde è da sempre così: da quando esiste la repubblica il popolo italiano deve fare i conti con questo mostro. Siamo soli, alle prese con un potere che per qualche anno si è, quantomeno, sforzato di fingere di rispondere ai nostri bisogni; in realtà erano i soldi del piano Marshall a generare il miracolo economico e i nostri politici ci mettevano la loro grigia faccia, con la benedizione degli USA, soddisfatti di averci colonizzati. D’altronde tutto aveva avuto inizio il 10 luglio 1943, il giorno in cui gli americani rimisero piede in Sicilia, per liberarci, nelle intenzioni, ma portandosi dietro il vento repubblicano, la mafia e la politica dei Comitati di Liberazione Nazionale. Non discuto, non oserei, sulle responsabilità di un re più o meno volontariamente compromesso con il fascismo, né, tantomeno, sulla bontà delle intenzioni dei tanti italiani che mossi da autentico moto antifascista si lasciarono arruolare dai CLN e credettero ai loro leader, al punto da lasciarsi coinvolgere in una furia iconoclasta senza regole e che finì col demolire fin nelle fondamenta la nostra nazione, in nome di un futuro felice che è per noi un tragico presente.

Se l’avessero intuito, se fossero stati meno fuorviati dal disastro fascista e dall’odio antifascista, avrebbero forse messo il loro eroismo e le loro energie a servizio delle istituzioni fondanti per la nostra unità nazionale invece che lasciarsi sedurre dall’illusione repubblicana, rivelatasi oggi una colossale bufala. Ma quello fu un periodo tragico, dominato proprio dalla letale commistione fra le conseguenze del maledetto cancro fascista e le campagne di odio antimonarchico di un antifascismo pilotato. E la politica si fece interprete principale di quell’odio, ne fece il suo strumento di lotta per demolire il principale ostacolo al suo strapotere. E vinse. Non importa se legalmente o con l’imbroglio. Vinse. E l’ultimo re fu mandato in esilio a pagare per qualche colpa nemmeno direttamente sua e per tante colpe interamente nostre.

Oggi all’Italia rimane la gloriosa eredità di quei drammatici momenti, ovvero la voragine nella quale siamo caduti. E Mario Monti è lì, a ricordarcelo, con la spietata precisione del tecnico senza sentimenti.

In tutto questo la politica, quella che ieri fu dei De Gasperi, dei Nenni e dei Togliatti e che oggi appartiene ai Berlusconi, ai Fini e ai Bersani, aspetta pazientemente. Come un avvoltoio davanti all’agonia di una sua preda. Perché arriverà il giorno che Monti & Co. Torneranno a casa. E io temo quel momento.



1 réactions


  • (---.---.---.35) 23 gennaio 2012 17:50

    Il problema, come sempre, è che siamo italiani: poeti, navigatori, eccetera eccetera... alla fine non siamo mai cresciuti e non abbiamo mai (ancora?) imparato a stare con gli altri. Siamo troppo egocentrici.

    Potremmo anche rimanere così, ma al prezzo di uscire dalla UE e tentare di farcela con le nostre sole forze... chi scommette sul risultato?

    Io no di certo, non con colossi superallenati e superpompati come la Cina, gli USA, la Russia (che ha ancora molto da dire), il sudamerica (che ha capito come gira il vento e si sta coalizzando per far fronte al futuro).

    Possiamo quindi tornare ad essere la solita italietta, che non conta un c...o e viene scelta, di volta in volta, da tutti come territorio per dirimere le loro piccole beghe locali a suon di schioppettate. Oppure possiamo svegliarci, ragazzi... che è quello che sta tentando di fare l’impassibile Monti. Svegliarci e capire che il tedesco, l’austriaco, lo spagnolo ed il francese non sono nostri nemici ma piuttosto fratelli. Svegliarci e riconoscere che anche gli altri hanno una dignità, che se non altro riusciranno, coalizzandosi, ad affrontare meglio le sfide che si stanno preparando.

    L’alternativa è una colonizzazione più cruda, non certo la libertà: in questo mondo, nella natura, chi è debole soccombe... e noi, da soli, lo siamo.


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