mercoledì 29 agosto 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Migliaia di scomparsi, l’eredità delle guerre dei Balcani

 

Quattordicimilaseicentoquarantanove. È il numero, enorme sebbene calcolato per difetto, delle persone che mancano all’appello dalle guerre dell’ex Jugoslavia.

Per il diritto internazionale, sono vittime di “sparizioni forzate”. Scomparsi,desaparecidos, il termine spagnolo che dall’America centrale e meridionale si è propagato in tutto il mondo, dall’Algeria al Caucaso russo, dal Pakistan alla Mauritania, dallo Sri Lanka ai Balcani, per descrivere la condizione di donne, uomini, bambine e bambini di cui, dal momento dell’arresto ad opera di un pubblico ufficiale o del rapimento da parte di un gruppo armato di opposizione, non si è più saputo nulla.

Domani si celebra la Giornata internazionale per le vittime delle sparizioni forzate, per ricordare le decine di migliaia di persone che attualmente risultano scomparse, fare pressione sui governi affinché non solo non abbandonino le indagini ma anzi le intensifichino o addirittura le avviino e, infine, per porre fine una volta per tutte questa spaventosa e illegale pratica.

C’è, da sei anni, un’apposita Convenzione delle Nazioni Unite che la vieta. Come molti altri trattati internazionali sui diritti umani, è lungi dall’essere rispettata. L’Italia l’ha firmata ma non ancora ratificata.

Detenuta al di fuori di qualsiasi supervisione legale, la persona scomparsa vive nel timore costante di essere torturata e uccisa. È alla mercé dei suoi sequestratori. Le famiglie trascorrono anni, decenni nella vana ricerca di notizie. Bussano a ogni porta, sentendosi dire di provare a quella successiva.

Molto spesso, i desaparecidos non vengono più rimessi in libertà e la loro sorte rimane sconosciuta. I loro parenti continuano a cercarli scacciando dalla mente l’idea che siano morti.

 “Se solo sapessi dove si trova mio figlio Albion, se solo potessi dargli sepoltura e portare un fiore sulla sua tomba, mi sentirei meglio” – dice Nesrete Kummova, il cui figlio dovrebbe essere stato trasportato dal Kossovo in Serbia e lì sepolto, nella guerra del 1999.

“Dovrebbe”, “potrebbe”: le ricerche degli scomparsi sono piene di condizionali.

Quattordicimilaseicentoquarantanove, dunque, solo nel decennio 1991-2001 nei Balcani.

Delle 6406 persone scomparse nella guerra del 1991-1995 in Croazia, è stato possibile stabilire la sorte di 4084 di esse. Oltre 2300, 1735 delle quali di passaporto croato, risultano ancora desaparecide. A distanza di anni e anni, oltre 900 resti umani devono essere ancora identificati.

Eredità della “piccola guerra” della Macedonia (ufficialmente chiamata ex Repubblica jugoslava di Macedonia) tra le forze armate statali e l’Esercito albanese di liberazione nazionale, resta un mistero il destino di almeno sei albanesi arrestati dall’esercito macedone e di 12 macedoni e un bulgaro catturati dai ribelli albanesi. Una legge d’amnistia, proclamata dal parlamento nel 2002 e prorogata l’anno scorso, ha fatto trascorrere un decennio senza indagini.

Non si sa più niente neanche di 34 musulmani bosniaci, catturati in Montenegronel maggio 1992, nelle prime settimane della guerra della Bosnia ed Erzegovina. Potrebbero essere stati trasferiti nella Republika Srpska e qui messi a morte, come successo ad altre 21 persone che facevano parte dello stesso gruppo di profughi.

Durante la guerra del Kossovo del 1998-99, si registrarono 3600 desaparecidos, 3000 dei quali albanesi e gli altri 600 appartenenti alle minoranza serba e a quella rom. Le famiglie di almeno 1797 scomparsi kossovari e serbi, dopo aver perso ogni speranza di rivederli in vita, continuano a pretendere almeno di riavere i loro corpi e che i responsabili siano puniti.

Sono almeno 10.500 gli scomparsi della Bosnia ed Erzegovina, in larga parte musulmani bosniaci. Le famiglie delle migliaia di uomini trucidati nel luglio 1995 nel genocidio di Srebrenica (nella foto) sotto il comando del generale serbo bosniaco Mladic (sotto processo al Tribunale per l’ex Jugoslavia) attendono ancora giustizia e nel frattempo, spesso, subiscono l’ulteriore beffa di ritrovarsi a vivere accanto agli aguzzini dei loro figli, padri, mariti e nipoti.

Non c’è esempio più tracotante d’impunità, probabilmente, che ritrovarsi fianco a fianco con chi ti ha ucciso un figlio o un marito.



2 réactions


  • (---.---.---.76) 30 agosto 2012 07:36

    Avete dimenticato il numero dei serbi morti. La Serbia apparteniene ai Balcani e credo che il numero di serbi morti sia più dei 14.000 mila. Perchè voi non fate un reportaggio sugli scompariti serbi?


  • (---.---.---.11) 30 agosto 2012 15:32

    I serbi scomparsi in Kosovo, Croazia e Bosnia sono compresi nel numero degli oltre 14.000 scomparsi delle guerre. 


    Immagino che lei non voglia dire che oltre 14.000 cittadini serbi mancano all’appello. Altrimenti, credo che il governo di Belgrado sarebbe stato il primo a denunciarlo.

    Il rapporto non riguarda le persone che sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali o sommarie, che è un’altra questione, non meno grave, ma diversa dalle sparizioni forzate.

    RN

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