giovedì 27 settembre 2012 - Sergio Giacalone

Matteo Renzi e la difesa della democrazia

La crociata del "rottamatore senza paura" e i rischi di uno sterile arroccamento. 

Vorrei parlare a Matteo Renzi. Gli vorrei dire che la sua difesa ad oltranza di un meccanismo democratico malato e incancrenito come il nostro, rischia di opacizzare la sua “lucente armatura” da crociato rottamatore.

Nessuno può mettere in dubbio la straordinaria valenza degli strumenti democratici. Ma serve una coscienza politica che detti i modi d’uso. Il sistema partitocratico italiano, per manovrarci a piacimento, ha scientificamente evitato il formarsi di una coscienza politica popolare. Ci hanno abituati ad una politica farcita di silenzi e di vendette, di esili e di ostracismi, di verità negate e di storia svilita, utile solo a trasformare il popolo fiero del Risorgimento in un gregge sottomesso. Solo correggendo questi errori macroscopici si potrà dare il giusto valore ai meccanismi democratici. La democrazia lasciata nelle mani di un popolo privato della storia e senza coscienza politica è il migliore lasciapassare per tutte le nefandezze che inquinano la nostra ordinaria quotidianità. E chi ha deciso di intraprendere la strada che conduce alla guida di questo paese non può prescindere da tale incontrovertibile realtà. Un male si debella se vengono isolate e colpite le sue radici. Sfrondare superficialmente non serve. Sull’utilità degli arti per l’uomo non c’è da discutere; ma una gamba in cancrena diventa un pericolo e va amputata: lo stesso vale per i delicati meccanismi che sottendono alla democrazia.

Chi vuole prendere in mano le redini dell’Italia in questo particolarissimo e delicatissimo frangente, dunque, per apparire credibile deve avere il coraggio di amputare, di privare, di azzerare. Attenzione però a non commettere l’errore di chi, alle origini dell’Italia repubblicana, nella foga del rinnovamento selvaggio, non esitò a gettare alle ortiche anche i fondamenti del nostro stato unitario, spianando la strade alle più becere speculazioni. Per un paese martoriato come il nostro la storia, quella risorgimentale e pre-fascista in primo luogo, assurge ad un ruolo fondamentale per il recupero della nostra dignità e costituisce la migliore fonte per il vero rinnovamento. Il passato ci insegna come e quando è stato commesso l’errore e ci indica il punto di ripristino; non si liquida il passato come fosse tutta spazzatura. 

Ma se spazzatura c’è, di quella va fatta piazza pulita! E va detto, ad onor del vero, che se nel periodo fascista ci fu grande produzione di spazzatura ma altrettanta maestria nell’occultarla, negli ultimi 65 anni abbiamo vissuto al cospetto di una discarica a cielo aperto che alla fine ha tracimato e ci ha sommersi.

Renzi Matteo, non cadere nel più banale degli errori per dovere di obbedienza alle ideologie del partito: sei la più chiara dimostrazione che lo stalinismo a sinistra è morto e sepolto. Allora non arroccarti su questa inutile difesa di una democrazia finta e snaturata da una politica corrotta. E’ necessario individuare il punto di ripristino. Se dimostrerai di volerlo fare ne avrai moltissimi al tuo seguito, pronti a ricominciare da lì. A costo di ripartire dal referendum istituzionale!



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