martedì 7 febbraio 2012 - Sergio Giacalone

La storia nuoce alla salute

Percorso sentimentale fra le glorie del passato.

Mi sono chiesto se ai greci capita, in questi ultimi tempi, di andare in visita all’Acropoli di Atene o alle rovine di Delfi. Se io fossi greco non ci andrei. Perché la Storia può far male se il presente non è alla sua altezza. Il sintomo più comune è una sorta di malessere "sentimentale" che nei casi più gravi può però degenerare in male fisico. Più il divario è grande, infatti, più forte è il disagio; più evidenti sono le differenze più il rimpianto diventa una sorta di nausea da blocco emotivo di cui potresti liberarti solo mettendoti a frignare o vomitando su una qualunque personalità politica, non importa il colore.

E i greci ne avrebbero da vomitare, uh se ne avrebbero! Se non ci avete fatto caso, il presente della Grecia non è mica all’altezza del suo passato, anche di un suo passato non necessariamente remoto.

Come non lo è il presente dell’Italia. Che, senza voler per forza scomodare Roma antica, affonda le sue radici in un momento storico tanto straordinario da essere chiamato “Risorgimento”, nome capace di evocare e coniugare epico e divino: in questa felice sintesi stanno le origini della nostra Unità Nazionale. Chi ci crederebbe vivendo nell‘Italia del XXI secolo? Sembra impossibile, eppure…

Eppure le nostre città più belle ed importanti parlano, ci raccontano, ci proiettano immagini di antichi fasti con un potere emozionale unico. Ed è come guardarsi allo specchio e dietro i segni di una miseria presente e viva scorgere la gloria e la bellezza di un tempo che fu. E forse comprendi perché tante dive del cinema, nell’epoca in cui le rughe non si vincevano con il bisturi, preferivano scomparire dalla vista dei contemporanei piuttosto che mostrare lo sfacelo prodotto dal passare degli anni: sepolte vive.

Sempre più attratto da questa logica e motivato dall’esperienza che mi accingo a raccontare, mi sto convincendo che oggi il governo italiano dovrebbe decretare la chiusura, sull’intero territorio nazionale, dei musei a tema storico, primi fra tutti i Musei dedicati al Risorgimento.

Fra questi primus inter pares il Museo del Risorgimento Italiano in Roma, che non è stato collocato, come da prassi, nel più o meno noto palazzo ex-nobiliare con destinazione virata ad uso museale. No. Affinché la staffilata al cuore del fruitore fosse più incisiva, la sede ritenuta consona a questa esposizione di cimeli e ricordi è stata individuata nell’Altare della Patria, in Piazza Venezia. Orgasmo di Amarcord!

Ho atteso 46 anni per metter piede per la prima volta sull’Altare della Patria ed è stata un’esperienza sconvolgente. Ne hanno dette di tutti i colori sulla bruttezza, l’incongruenza e la disarmonia della volgarmente definita “Macchina da scrivere”. Sarà. Ma a me varcare l’inferriata liberty e salire quelle scale di marmo bianco che solo i vertici dello stato dell’ultimo secolo avevano salito, nelle cerimonie più solenni, ha provocato una grande emozione. E ho trattenuto a stento la lacrimuccia quando sono arrivato al cospetto della Dea Roma e alzando gli occhi sono stato sovrastato dalla Maestà di Vittorio Emanuele II, fiero del suo cavallo e della sua Paternità: Padre della Patria….

Ci siamo dimenticati il valore di certe parole, o forse non ci servono, perché non c’è più la Patria.

Nazario Sauro, condannato a morte dagli austro-ungarici nel 1918 scrisse a suo figlio maggiore una lettera nella quale lo pregava di dare conforto ai fratelli più piccoli con queste parole: “Muoio col solo dispiacere di privare i miei carissimi e buonissimi figli del loro amato padre, ma vi viene in aiuto la Patria che è il plurale di padre, e su questa Patria, giura o Nino, e farai giurare ai tuoi fratelli quando avranno l’età per ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto Italiani!”

Parole straordinariamente belle, rese eterne da una lapide fissata in una delle sale del Vittoriano. Parole che raccontano di vite e di battaglie legate indissolubilmente dal supremo ideale del compimento e della gloria d’Italia; parole che oggi non troverebbero tante penne disposte a scriverle, nè tanti italiani disposti a viverle, forse perché ci siamo accorti che la nuova Italia che abbiamo voluto dopo la dolorosa parentesi fascista è in realtà un grande bluff e non è più degna di alcun sacrificio.

Eppure un tempo quelle battaglie e quelle vite compirono l’unità del Paese, eroicamente. Il Museo del Risorgimento le riporta alla memoria con un percorso organico e ricco di cimeli, partendo dai moti del 1814, passando attraverso il 1821,il 1848, l’epopea garibaldina, la presa di Roma e infine la Prima Guerra Mondiale, compimento della nostra Unità Nazionale, per me motivo di speciale coinvolgimento emotivo. Un viaggio fantastico di straordinarie gesta, di eroi a cui dovrebbe andare la nostra quotidiana gratitudine e i cui nomi sono invece finiti nel dimenticatoio, re o fanti che fossero. Ma in quelle sale rivivono, a reclamare il loro posto nella Storia. E non puoi fare a meno di sentirti immensamente indegno e insieme orgoglioso per simile italianità.

Poi si arriva all’uscita. E al di là del panorama mozzafiato sul Colosseo e i Fori Imperiali c’è l’oggi, il nostro triste oggi senza più eroi né padri, singolare o plurale qui poco conta.

Non sono nessuno per scrivere di etica o di morale e a nessuno posso dar lezioni. Vivo intensamente le mie emozioni e amo riportarle per iscritto perché non svaniscano nel frenetico divenire dell’esistenza e io possa sempre rammentarle. Le sensazioni che mi ha dato la Storia d’Italia vista attraverso il Vittoriano sono dirompenti e raccontano il mio intimo, doloroso conflitto fra lo straordinario amore che provo per l’Italia com’era e il sofferto disgusto che dedico all’Italia com’è.

E ora so di non sbagliare quando dico che la Storia è come il tabacco: può nuocere gravemente alla salute.



4 réactions


  • Enrico Emilitri Enrico Emilitri (---.---.---.204) 7 febbraio 2012 11:55

    Da storico per vocazione, formazione e professione sono perfettamente d’accordo: la Storia può nuocere gravemente alla salute, specie di coloro che da un lato la strumentalizzano per i propri scopi, dall’altro della gente comune, la quale pensa che il passato non serve a niente e bisogna vivere solo ed unicamente la realtà del presente!


    • Sergio Giacalone Sergio Giacalone (---.---.---.18) 7 febbraio 2012 18:12

      Grazie per la solidarietà Enrico. Purtroppo chi strumentalizza la Storia o la ignora non si rende perfettamente conto di quanto male riceve. Diversamente accade a noi, che la Storia l’amiamo e siamo perfettamente consapevoli di quanto male faccia guardare al nostro migliore passato al cospetto di questo misero presente.


  • (---.---.---.232) 7 febbraio 2012 14:02

    Al contrario, il Risorgimento (una parola non adeguata per parlare dell’unica rivoluzione italiana dell’ottocento) è un tema al cospetto del quale gli italiani dovrebbero fare i conti con la pochezza attuale e dal quale "risorgere".Quella storia di giovani che uno storico e politico inglese, Carlyle, chiamò "carne macinata per un nuovo universo" non devono essere patrimonio di un museo, devono uscirne, se vogliamo uscire da una compassata retorica. Purtroppo abbiamo dimenticato sulle traghe delle strade o delle piazze o in qualche museo la grandezza di quegli uomini. g.zintu


    • Sergio Giacalone Sergio Giacalone (---.---.---.18) 7 febbraio 2012 18:23

      Caro amico, spero abbia inteso lo spirito ironico con il quale ho affrontato l’argomento... Forse a prima vista potrebbe sembrare che io sia un detrattore della storia, ma è esattamente il contrario! E chiaramente il mio invito a chiudere i Musei del Risorgimento è solo una provocazione che tradisce proprio la mia profonda passione per un passato tanto bello e alto da far male a chi lo ama. Cordialmente


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