martedì 11 dicembre 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

La Shell sotto accusa per le fuoriuscite di petrolio in Nigeria

 

Un rapporto realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Essex, diffuso ieri, chiama nuovamente in causa la Shell per i danni provocati dai suoi impianti petroliferi nella regione del delta del fiume Niger, in Nigeria.

Il rapporto evidenzia come la maggior parte del territorio, di decennio in decennio, sia diventata invivibile a causa dell’inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria, dovuto a enormi fuoriuscite di petrolio e all’assenza o inadeguatezza delle opera di bonifica da parte della Shell Petroleum Development Company (Spdc), la sussidiaria della Royal Dutch Shell che opera in Nigeria.

La vicenda degli abitanti di Bodo, che abbiamo già raccontato in questo blog, è esemplificativa. Riassumiamola.

L’esistenza di questa comunità di contadini e pescatori è cambiata dal giorno alla notte il 28 agosto 2008, quando migliaia di barili di petrolio si riversarono nella baia a causa di una falla in un oleodotto della Spdc. Rapidamente, il petrolio inquinò il terreno e le acque intorno a Bodo. La fuoriuscita proseguì fino al 7 novembre. Poco dopo, a dicembre, iniziò una seconda fuoriuscita durata 10 settimane.

Entrambe le fuoriuscite sono state causate da impianti difettosi. Il petrolio ha devastato l’ambiente e distrutto le vite delle persone, impoverendole e mettendo a rischio la loro salute. I danni alla pesca e all’agricoltura hanno provocato lapenuria di viveri e l’aumento del prezzo degli alimenti.

Quest’anno, a giugno, c’è stata un’altra fuoriuscita. Gli oleodotti della Spdc sembrano sempre più obsoleti.

Dopo la petizione sottoscritta da 300.000 persone e consegnata a luglio al quartier generale della Royal Dutch Shell, Amnesty International ha lanciato un nuovo appello, nell’ambito della maratona online “Write for Rights” che si corre ogni anno in rete intorno al 10 dicembre.

La Spdc ha sempre evitato di riconoscere le sue responsabilità, limitandosi a produrre vaghi contro-rapporti, come se si ritenesse al riparo e al di sopra della giustizia locale. Ma per la Royal Dutch Shell, si profilano sempre maggiori rischi di dover rispondere sul piano legale del comportamento della sua sussidiaria in Nigeria negli ultimi decenni. Le cause per risarcimento, non solo relative all’inquinamento, in Olanda, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, aumentano.

I ricercatori di Essex mettono in guardia anche gli investitori e gli azionisti. Dal reticolo di azioni legali contro la Shell potrebbero derivare ripercussioni sulla tenuta della compagnia sul mercato azionario.

Il celebre attore di origine nigeriana Hakeem Kae-Kazim, protagonista del film “Hotel Rwanda” e del recente “Black November”, proprio sul ruolo dell’industria petrolifera in Nigeria, ha preso una posizione molto netta:

“La Shell non può più continuare a far finta di niente. Deve prendersi la responsabilità di ripulire i disastri che ha fatto nel delta del Niger. La rete si sta chiudendo intorno alla compagnia”.

Se la previsione di Hakeem Kae-Kazim e dei ricercatori di Essex dovesse avverarsi, il conto finale potrebbe essere di svariati miliardi di sterline.



2 réactions


  • Sandro kensan Sandro kensan (---.---.---.113) 11 dicembre 2012 15:47

    Da quel poco che so io Shell e governo nigeriano sono incorporati l’uno all’altro, quindi la shell può dormire sonni tranquilli.


  • (---.---.---.27) 11 dicembre 2012 16:11

    Vero! Per questo, si sta cercando la strada dei ricorsi a tribunali di altri paesi.


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