giovedì 11 luglio 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

La Grecia rimanda indietro chi fugge dalla guerra

In un nuovo rapporto, diffuso il 9 luglio ad Atene, Amnesty International ha accusato le autorità greche di respingere illegalmente persone provenienti, attraverso la Turchia, da paesi in guerra come la Siria e l’Afghanistan.

In Turchia, da dove arrivano, siriani, afgani, iracheni e altri ancora, vengono rimandati indietro prima di avere la possibilità di dichiarare a qualche autorità chi sono, da dove vengono, le ragioni della loro fuga.

La rotta che attraversa il Mar Egeo è diventata la più battuta da quando, nel 2012, la Grecia ha costruito una barriera di 10 chilometri e mezzo e ha dispiegato circa 2000 nuove guardie di frontiera lungo il confine del fiume Evros.

Quella marittima è una rotta pericolosa. Negli ultimi 11 mesi, nell’Egeo sono annegate oltre 100 persone, tra cui donne e bambini, nella maggior parte dei casi provenienti proprio da Siria e Afghanistan.

Da marzo, Amnesty International ha esaminato 39 casi di respingimento, parlando con circa 30 persone fermate nel Mar Egeo o lungo il confine settentrionale del fiume Evros.

Quasi tutte hanno riferito di aver subito o di aver assistito ad atti di violenza o a maltrattamenti da parte delle autorità greche. Molte hanno raccontato che le guardie di frontiere hanno sottratto i loro effetti personali, il denaro, nonché foto e ricordi di famiglia, in alcuni casi gettandoli in mare. Perché questa gratuita cattiveria?

Le testimonianze raccolte da Amnesty International mettono in luce il flagrante disprezzo per la vita umana mostrato dalla guardia costiera della Grecia durante le operazioni condotte nel Mar Egeo: 13 dei 14 intervistati respinti in Turchia hanno raccontato che le loro imbarcazioni gonfiabili sono state colpite, bucate o quasi capovolte mentre venivano circondate o agganciate dalle navi della guardia costiera. I motori delle imbarcazioni sono stati disattivati e i remi rimossi, lasciando le persone a bordo andare alla deriva in mare.

Coloro che riescono ad entrare in Grecia vengono abitualmente posti in detenzione, in celle buie e sporche, per lunghi periodi di tempo. Molte delle persone incontrate da Amnesty International erano agli arresti da quasi nove mesi. I problemi di salute sono diffusi. Chi fugge dalla guerra e dalla fame, si ritrova in celle buie, sporche e umide, con scarsa ventilazione e cibo insufficiente.

Alcuni detenuti hanno riferito di aver chiamato la polizia per avere il permesso di usare i gabinetti, di cui le loro celle erano privi. Dopo ore e ore di vana attesa di una risposta, hanno dovuto urinare nelle bottiglie. Altri hanno riferito che le loro lenzuola non venivano lavate da mesi e che l’accesso a sapone, shampoo e carta igienica era limitato.

L’argomento della crisi da un lato, in nome della quale tutto pare permesso, legittimo e necessario (compreso spendere un sacco di soldi per costruire oltre 10 chilometri di barriera); dall’altro, la contentezza di molti paesi del nostro continente nel vedere che la “squadra” in definitiva ha un buon “portiere” che cerca di tenere la rete inviolata a costo di negare asilo a chi cerca riparo dalla guerra, a costo di rimandarlo “a casa sua”.

È questa l’Europa?

 

Foto logo: Gianpiero Addis/Flickr



1 réactions


  • GeriSteve (---.---.---.40) 12 luglio 2013 00:54

    qui http://www.agoravox.it/Erminio-Boso...
    su agoravox ho già commentato e ho poca voglia di ripetrmi:
    Amnesty Intrnetional fa bene, benissimo ad agitare il problema, ma fa male , malissimo a scaricare un problema insostenibile sui confinanti: così facendo si garantisce le inevitabili reazioni di rigetto.
    GeriSteve


Lasciare un commento