martedì 2 aprile 2013 - Riccardo Noury - Amnesty International

Guantánamo, si estende lo sciopero della fame tra i detenuti

 

Uno su quattro dei detenuti di Guantánamo Bay, il centro di detenzione statunitense in territorio cubano, stanno attuando da settimane uno sciopero della fame: 37 su 166. Rifiutano il cibo per la disperazione, per l’assenza di prospettive riguardanti il loro futuro.

Molti di loro fanno parte di un gruppo di 86 prigionieri, oltre la metà del totale, che non sono stati incriminati e non saranno sottoposti a processo: potrebbero essere rilasciati ma la situazione d’insicurezza nei paesi di origine, soprattutto nello Yemen, ne impedisce il rimpatrio.

Una manciata di detenuti, sei in tutto, è sotto processo di fronte alle commissioni militari.

La situazione dei detenuti in sciopero della fame è così critica da aver spingere la Croce rossa internazionale a sollecitare una visita.

Josh Earnest, il portavoce della Casa Bianca, ha riferito nei giorni scorsi che il presidente Obama sta seguendo attentamente gli sviluppi della situazione e che l’amministrazione Usa continua a sostenere la necessità di chiudere Guantánamo, come decretato dall’ordine esecutivo 13492 del 2009. Tuttavia, ha sottolineato che le  recenti decisioni del Congresso non rendono né semplice né veloce l’attuazione della volontà presidenziale.

Difficile, del resto, immaginare la chiusura del centro di detenzione quando il Pentagono, seppur in tempi di crisi, ha programmato una spesa di 150 milioni di dollari per ammodernarlo.

Un altro segnale preoccupante è la rassegnazione ad altro incarico di Daniel Fried, delegato dal presidente Obama a supervisionare le questioni riguardanti Guantánamo. A oggi, non risulta essere stato sostituito.

Dal 2002, il centro di detenzione ha ospitato 779 detenuti, la maggior parte dei quali vi ha trascorso diversi anni senza accusa né processo.

Sette detenuti sono stati condannati dalle commissioni militari, cinque dei quali a seguito di accordi precedenti il processo sulla base dei quali hanno ammesso la colpevolezza in cambio della possibilità di essere rilasciati.



1 réactions


  • GeriSteve (---.---.---.1) 3 aprile 2013 00:49

    Obama non ha saputo come onorare le promesse e rispondere alle aspettative.

    Tutta la faccenda della prigionia a Guantanamo è stata una violazione delle leggi e della costituzione USA.
    Obama rappresenta lo stato, e non ha la forza necessaria a processare se stesso.
    Una conseguenza ancor più chiara si ha sull’auto-attentato del 11.9.2001: tutte le persone pensanti e informate sanno che è stata una grande truffa, in linea storica con Pearl harbour e l’ "incidente " del Tonkino.

    Ma anche gli americani progressisti non hanno il coraggio di guardare dentro il loro stato, neanche quando questo ha obbedito all’odiato Bush: ne verrebbe fuori che è stato il loro stato ad assassinare i due Kennedy, che da sempre la CIA si autofinanzia con droga e armi, che in un paese puritano tutti i governanti hanno mentito, o si sono fatti fare fessi, oppure tutte e due.

    Guardare poi dentro ai golpe sudamericani, ai desparecidos torturati per conto della CIA, al sostegno ai peggio dittatori nei paesi arabi, al sostegno dichiarato e continuo alla mafia in Italia... bisogna riconoscergli che non sarebbe coraggio facile e che un presidente che lo facesse verrebbe destabilizzato, insieme a tutto il paese.
    Con questo non dico nè che non sarebbe giusto nè che sarebbe impossibile, ma si deve riconoscere che sarebbe una partita pericolosissima. La difficile situazione conomica poi, di certo non porta coraggio e facilità di gestione di situazioni difficili.

    GeriSteve


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