C’è poco da stupirsi dell’ennesimo schiaffo ricevuto dall’alleato statunitense, depositario massimo della libertà nel mondo. La sua. Un concetto personalissimo di questa magnifica categoria che, nel codice americano, diventa licenza e sopruso verso gli amici prima che sui nemici.
L’avevano già fatto nelle situazioni più varie di pace e di guerra, vera e simulata. Per chi siede alla Casa Bianca il politico italiano è comunque un erede del De Gasperi che, animato da tanta fede e senso realistico, andava col cappello in mano a raccogliere oboli per la nazione da ricostruire e mettere a disposizione di nuovi padroni. Una Patria che ha barattato il piano Marshall coi piani di Gladio e poi nei decenni quello Solo, le strategie della tensione, la guerra a bassa intensità, l’operazione Blue Moon non ha mai potuto vantare alcun libero arbitrio. È vero che al mondo legami e lacciuoli sono molteplici e più in alto si va nelle ragioni di Stato, più i primi aumentano e s’intorbidiscono.
Ma l’Italia asservita - democristiana, del centrosinistra della prim’ora, consociativa, berlusconiana e ora emergenziale – ha mutuato dall’alleato-padrone l’inquietante tratto della menzogna. Per decenni ha nascosto le trame e mentito ai cittadini con quella classe politica imperitura e impudica che aveva il volto degli “statisti” Andreotti e Cossiga. E la tradizione prosegue.
Perciò la finta irritazione allo scippo d’un “Lady” (Robert Seldon Lady, ndr) particolare, qual è lo 007 della Cia, condotto dal rifugio panamense non in Italia, dove l’attendeva un mandato di cattura internazionale mosso dalla Procura milanese bensì negli States, in cui l’hanno riportato i sodali dell’Intelligence di Langley, pare l’ennesima penosa recita d’un Esecutivo senza identità, se non quella di servire voleri e capricci dell’Impero.
Nel 2003 quell’uomo diresse la notissima operazione di Extraordinary Rendition nella quale un carabiniere del Ros collaborava con agenti statunitensi che rapivano (a Milano) e torturavano (al Cairo) l’imam Abu Omar. Ora l’epicedio, tanto per darsi un tono, ma dall’ode si passa alla sceneggiata.
Cancellieri (sic), Bonino, Letta non vogliono né possono protestare e alzare la voce verso la Casa Bianca. Glielo impedisce il passato "filo yankee" delle decine di governi che furono, e un’attualità sempre più scadente verso qualsiasi elargitore e impostore come mostra il pasticcio kazako. Un establishment che si blinda nei “non sapevo” bugiardi o incapaci scredita la nazione.
Un premier che lo spalleggia, nel triste spettacolo (per salvare anche se stesso) è complice. Un Parlamento che puntella questo scempio è colluso. Un Capo di Stato che cerca di giustificare il misfatto col catastrofismo di quel che può accadere suggella l’anormalità politica in cui vive l’Italia. Che non cessa di rimanere colonia e dove, non solo lo stato di diritto, ma l’etica di uno Stato sono smarriti. Per questo siamo relegati al ruolo di punching-ball e gli schiaffi ci arrivano da ogni direzione.
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