giovedì 25 gennaio 2018 - Riccardo Noury - Amnesty International

Caso Regeni | #2annisenzaGiulio: oggi l’Italia si mobilita

Oggi sono trascorsi due anni esatti da quella maledetta sera del Cairo, quando il nome di Giulio Regeni si aggiunse a quelli dei tanti egiziani e delle tante egiziane vittime di sparizione forzata. Pochi giorni dopo, il 3 febbraio, si sarebbe aggiunto al lungo elenco delle persone torturate a morte in Egitto.

Da quel 25 gennaio 2016 le autorità egiziane si ostinano a non rivelare i nomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha coperto e ancora copre il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Hanno dedicato questi 24 mesi a proporre moventi e ricostruzioni insinuanti e offensivi, oltre che del tutto irrealistici. Hanno ritardato, rinviato, preso tempo.

L’Italia, dopo aver deciso nell’aprile 2016 il richiamo temporaneo dell’ambasciatore, ha annullato l’unica decisione “inamichevole” assunta da allora: il 14 settembre 2017 al Cairo è arrivato un nuovo ambasciatore. Sebbene, formalmente, in ogni incontro bilaterale si faccia riferimento a Giulio Regeni, non pare che quella decisione abbia prodotto risultati concreti o reso più vicina la verità.

Nel frattempo, qualcuno mostra di credere alla comoda “pista Cambridge” – dipinta come “la pista alternativa” se non addirittura “la vera pista”: quella che spinge chi non vuole o non può chiedere la verità all’Egitto a cercarla in Gran Bretagna.

In questa situazione di stallo, per continuare a chiedere “Verità per Giulio Regeni”, oggi in oltre 100 città italiane si accenderanno migliaia di candele alle 19.41, l’ora del 25 gennaio di due anni fa in cui Giulio venne visto per l’ultima volta. Le adesioni sono tantissime.

In questo secondo anniversario di lutto e di domande che la famiglia Regeni fa da 24 mesi senza ottenere risposte, è fondamentale non consegnare Giulio alla memoria, rinunciando così a chiedere la verità.

È doveroso proseguire a coltivare l’obiettivo che campeggia, scritto su striscioni giallo, su palazzi istituzionali, facciate di luoghi di studio e di cultura e balconi e terrazze di tantissime persone: “Verità per Giulio Regeni”.

Quell’insistere giorno dopo giorno a chiedere la verità, quelle iniziative che quotidianamente si svolgono in Italia e non solo devono favorire l’accertamento delle responsabilità per la sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio. Quella verità la deve fornire il governo egiziano e deve chiederla con forza, con maggiore forza, quello italiano.



1 réactions


  • pv21 (---.---.---.19) 27 gennaio 2018 19:35

    No Miraggi >

    Dato incontrovertibile è che Abd al-Fattah al-Sisi non può accusare e quindi destituire il Capo dei Servizi Segreti egiziani quale primo responsabile di una tragedia tanto barbara quanto ingiustificabile.

    Sappiamo che la sua “stabilità” di insediamento, già esposta a continui scossoni, ne verrebbe del tutto compromessa dentro e fuori l’Egitto.


    Ne consegue che potremmo conoscere la piena verità sull’assassinio del povero REGENI solo se e quando prendesse il potere un avversario politico che avesse il preciso interesse di “squalificare” il predecessore e così sostanziare l’inizio di una “fase nuova” improntata su trasparenti e corretti rapporti istituzionali.


    Purtroppo in siffatti Paesi è come rincorrere i miraggi.

    Ergo. Meglio diffidare di avvincenti Riflessi e Riflessioni calibrate su …


Lasciare un commento