lunedì 8 aprile 2013 - Enrico Campofreda

Cairo, il “6 Aprile” sotto i lacrimogeni

Il movimento egiziano “6 Aprile” - che prende il nome dallo storico sciopero effettuato nel 2008 nella città di Mahalla dai lavoratori delle industrie tessili del Delta del Nilo - ha manifestato per ricordare quella ricorrenza e ha anche vivacemente protestato davanti all’Alta Corte di Giustizia.

Un corteo vibrante e colorato ha ampiamente contestato l’attuale governo islamico, ma sfilando nelle strade del centro cittadino adiacenti alla sede del Tribunale manteneva un andamento pacifico con canti e la gioiosa adesione di cittadini che applaudivano dalle finestre. Fino a quando, in serata, la polizia dall’interno dell’edificio ha iniziato a lanciare candelotti lacrimogeni e sparare pallottole di gomma.

 

 
Allora la situazione è degenerata e i molti giovani presenti hanno iniziato a lanciare pietre e altri oggetti. La contestazione al governo Qandil e al presidente Mursi sono la conseguenza di quanto gli uomini della Fratellanza hanno mostrato in questi mesi. 

“In occasione dell’elezione presidenziale noi sostenemmo Mursi, speravamo in un percorso che mantenesse vivi gli ideali di cambiamento della Rivoluzione. Invece le sue mosse attorno alla Costituzione sono state un tradimento, come lo è questa fase di stallo della politica, dell’economia, della vita sociale del Paese”, ha dichiarato uno dei leader del gruppo nel corso degli interventi davanti alla scalinata dell’Alta Corte, dove poi sono scoppiati i tafferugli con le Forze dell’Ordine.

 

Fortemente presi di mira il Ministro dell’Interno e il procuratore Generale Talaat Abdulah per le pratiche repressive degli ultimi tempi contro l’opposizione laica che hanno colpito gli stessi militanti del “6 Aprile”, oltre agli aderenti al Fronte di Salvezza Nazionale, e numerosi free lance e mediattivisti.

La rabbia s’è rivolta anche contro il ruolo di certa informazione – la famosa rete televisiva Al Jazeera – ritenuta responsabile d’una manipolazione mediatica nel raccontare la situazione egiziana di questi mesi. Durante il corteo s’è visto chi ha dato alle fiamme una bandiera qatarina. “Il senso di libertà viene sempre più calpestato – diceva un dimostrante – quando un governo non tollera il dissenso si trasforma in regime. Un passato già conosciuto”.

 

 



1 réactions


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.61) 8 aprile 2013 18:16

    "Il Cairo. La mia città, la nostra rivoluzione" è un bel libro di Ahdaf Soueif (Donzelli, 2013), che racconta i giorni fondamentali della rivoluzione egiziana. 


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