mercoledì 31 ottobre 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Bosnia, la parte serba ignora gli stupri di guerra

 

Nella guerra che sconvolse la Bosnia Erzegovina dal 1992 al 1995migliaia e migliaia di donne vennero sottoposte a tortura, tra cui stupri sistematici e ripetuti, furono ridotte in schiavitù sessuale, costrette a gravidanze forzate e ad altre forme di violenza sessuale.

Delle decine di migliaia di crimini di violenza sessuale commessi contro le donne e le ragazze durante la guerra della Bosnia Erzegovina, dal 1995 i casi giudicati dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, dalle corti nazionali o da quelle locali sono meno di 40. Questo video di Amnesty International descrive la drammatica situazione di queste donne.


Per le autorità della Republika Srpska, una delle due entità in cui lo stato balcanico venne diviso a seguito degli accordi di Dayton, non è successo niente.

Un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International, intitolato “Quando ognuno resta in silenzio” realizzato nell’ambito della campagna dell’organizzazione per i diritti umani per far sì che le sopravvissute agli stupri di guerra ottengano giustizia e riparazione, racconta la lotta per la sopravvivenza di queste ultime nell’entità serba della Bosnia Erzegovina.

Le autorità della Republika Srpska, si legge nel rapporto, non hanno mai tentato seriamente di capire quante siano le sopravvissute agli stupri, conoscere i loro problemi, avviare politiche per venire incontro ai loro bisogni, stimolare un dibattito o spezzare il silenzio sui crimini commessi contro di loro. In poche parole, ignorano. Che a volte è persino peggio che negare.

La realtà ignorata è che molte sopravvissute stanno ancora combattendo i postumi sul piano fisico, emotivo e sociale dei crimini commessi ai loro danni. Lo fanno isolate, in silenzio, dimenticate.

“Quando parlano, non dicono di essere state stuprate, fanno riferimento genericamente a varie forme di tortura. Se sapessero che spezzare il silenzio potrebbe migliorare le loro vite, si sentirebbero pronte a parlare”.

Questa è l’opinione di Vinko Lale, presidente di un’associazione locale che rappresenta le persone internate durante il conflitto.

C’è chi sarebbe anche disposta a parlare, a sfidare. Ma, come racconta una sopravvissuta allo stupro di Zvornik, “sono andata all’ospedale a prendere copia della documentazione medica. Mi hanno detto che non la tengono più passati 10 anni”.

A seguito degli stupri e di altre violazioni dei diritti umani, molte sopravvissute hanno sviluppato disordini da stress post-traumatico e altre sindromi, quali insicurezza, vergogna, autocolpevolizzazione, depressione, perdite di memoria, assenza di concentrazione, incubi, flashback, ansia e sfiducia negli altri.

La Legge sulla protezione delle vittime civili di guerra garantisce una serie di trattamenti e benefici a chi ha subito danni fisici su almeno il 60 per cento del corpo a seguito di torture, aggressioni, stupri o altri reati commessi nel corso del conflitto, qualora abbia fatto domanda entro il 2007. Chi ne ha titolo, riceve da 100 a 350 marchi convertibili al mese, ossia da 50 a 175,50 euro.

Questa legge, tuttavia, ha escluso la gran parte delle sopravvissute allo stupro, sia per il limite temporale sia perché non contempla i danni psicologici.

Una delle molte cose da fare, oggetto delle raccomandazioni di Amnesty International alle autorità della Republika Srpska, è allora di emendare la legislazione, riaprendo i termini per presentare domanda e soprattutto creando una categoria distinta che non abbia come unico criterio una percentuale di danni fisici.

Occorrerebbe, poi, che le autorità di Banja Luka ammettessero chiaro e tondo che durante la guerra sono stati commessi stupri e altre violenze sessuali. Questo potrebbe creare le condizioni per avviare un dibattito e dare fiducia alle sopravvissute per farsi avanti, raccontare le loro storie e chiedere giustizia.



2 réactions


  • Truman Burbank Truman Burbank (---.---.---.251) 31 ottobre 2012 15:35

    Un’organizzazione di parte come Amnesty International, finanziata da Open Society, American Jewish World Service, UK Department for International Development, Commissione Europea (EuropeAid) può solo dichiarare ciò che fa comodo ai suoi padroni.

    Tony Cartalucci spiega bene nell’articolo

    AMNESTY INTERNATIONAL ORGANO DI PROPAGANDA DEL DIPARTIMENTO DI STATO USA

     come funzionano le cose.


  • (---.---.---.113) 31 ottobre 2012 23:10

    Continua il negazionismo, sulla pelle delle donne. Complimenti vivissimi!


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