giovedì 27 ottobre 2011 - Giuseppe Riccardi

Armi di distrazione di massa: la scomparsa dei fatti e la politica della cronaca nera

Tutto iniziò molti anni fa con Alfredino. Era il 1981. Era un’Italia diversa e la morbosa attenzione dell’opinione pubblica per le tragedie era in gran parte di là da venire. Da allora non si è più smesso, fino ai livelli parossistici di oggi, in cui ormai anche i palinsesti dei telegiornali dedicano alla cronaca nera spazi davvero eccessivi. Straripando, specie negli ultimi anni, dalle trasmissioni mattutine e pomeridiane, che a questi eventi erano tradizionalmente riservati.

Se poi consideriamo come anche il gossip, lo sport e il pastone delle dichiarazioni dei politici di primo, secondo e terzo piano sui temi più vari abbiano occupato spazi crescenti nei tg, appare chiaro come si punti a distogliere, più o meno consapevolmente, l’attenzione da tutto il resto. Vale a dire ciò che accade veramente, in Italia come nel resto del mondo. A questo proposito, solo un inciso: gli eventi internazionali, dove più, dove meno, sono trattati quasi en passant, quasi fossero una pratica da evadere il più rapidamente possibile. Non c’è bisogno di aver vissuto all’estero per sapere che altrove non funziona così ma, a chi ha passato qualche tempo fuori, fa specie sentire nei tg stranieri parlare di disoccupazione, potere di acquisto dei salari, pensioni, difficoltà delle classi meno agiate che disperano di poter garantire un futuro migliore ai propri figli attraverso l’accesso all’istruzione superiore.

Arrivi in Italia e di che si parla? Di Clooney-Canalis, degli ultimi amori delle veline e dei calciatori, della famiglia Grimaldi, di calcio, e, appunto, di cronaca nera: Amanda e Raffaele, Salvatore e Melania, le ultime puntate di un serial noir con migliaia di puntate che, da Alfredino è passato per Cogne, Parma, Avetrana, solo per citarne alcune delle più seguite. La morbosità di taluni si è spinta fino alla vergognosa follia di organizzare imbarazzanti tour delle tragedie per vedere posti in cui si sono consumate le disgrazie che sono state dato in pasto a masse sempre più affamate di sciagure. Tragedie che dovrebbero essere personali o, al massimo, familiari e che riguardano persone che puoi aver anche visto in televisione, ma che, giova ricordarlo, rimangono comunque degli estranei. Ora chiedersi se è stato questo tipo di pubblico ad aver creato programmi del genere o viceversa somiglia troppo al dibattito su chi sia nato prima tra l’uovo o la gallina, per cui non mi soffermerei su questo punto più di tanto.

Ma se è opinabile che dietro queste scelte editoriali si nasconda un tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle vere emergenze, dove le finalità politiche nell’uso delle notizie appaiono più esplicite è nella cronaca nera legata all’immigrazione. Specie sotto elezioni, in piena campagna elettorale, le aperture dei tg e le prime pagine dei giornali legati a una parte politica (inutile che vi dica quale) sono occupate da titoli a nove colonne tipo “Albanese investe bambino e scappa”, “Romeno stupra minorenne”, e via dicendo. Il modo stesso in cui la notizia viene presentata farebbe pensare che, oltre al reato in sé, vi sarebbe un aggravante: l’essere straniero, meglio se clandestino. L’intenzione di creare un clima da assedio è evidente, com’è evidente che questa strategia funzioni, anche in termini di consensi lucrati al Nord come al Sud.

La Lega, al solito, più di ogni altro partito, ha cavalcato quelle paure che crea e alimenta, speculando su questi drammi. E, mentre lanciava campagne di odio anti immigrati, organizzava ronde anti clandestini e altre buffonate del genere - a uso e consumo delle telecamere e dei media che sempre si prestano a operazioni del genere - la ‘ndrangheta conquistava al Nord un paese dopo l’altro.

Nell’indifferenza dei druidi (che peraltro, in questi anni, hanno avuto gli Interni e la Giustizia), sempre così attenti, a parole, ai problemi dei loro territori. Già vi sono, anche al Nord, i primi casi di amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose e sono facilmente reperibili anche in rete mappe della Lombardia in cui sono indicati accanto i nomi dei comuni quelli delle cosche di riferimento.

In Veneto, quegli stessi imprenditori che fino a ieri affidavano lo smaltimento illegale di rifiuti speciali ai casalesi, sembrano ignorare che la crimininalità organizzata non è un interlocutore cui puoi chiedere un servizio e poi liquidare quando ti pare.

Scendendo lo Stivale, tempo addietro, in piena campagna elettorale, mi colpì in particolare un sondaggio realizzato in Calabria, in cui si chiedeva agli intervistati di elencare i principali problemi della loro regione. Non ricordo esattamente in quale posizione si trovassero la criminalità organizzata o la disoccupazione, ma ricordo molto bene come al primo posto vi fosse l’immigrazione clandestina. Onestamente non conosco esattamente la portata del fenomeno in Calabria, ma non c’è bisogno di vivere nella regione per sapere che, ammesso che esista questo problema, di certo non è il primo.

Tornando però alla questione più generale, non so se operi in Italia una specie di Spectre che in qualche modi indirizzi il flusso delle notizie, molte cose lo farebbero pensare. Di certo si punta a restringere fortemente gli spazi della libertà di espressione e gli esempi che si potrebbero portare sarebbero innumerevoli. E, se è evidente che lo share, oggi, premia queste scelte editoriali, non si può certo dire che i talk show o i programmi di approfondimento non abbiano audience anche in questo nostro così sciagurato paese.

La televisione e il cinema di qualità, poi, sono il più delle volte relegati alla tarda notte. Roba da amatori, insomma. Ma, mi chiedo, è lecito pretendere, almeno dalle reti pubbliche, che dovrebbero fare quel servizio pubblico per cui paghiamo il canone, maggiore qualità? Non da questa Rai che, mentre ignora tutto quanto può spiacere al potente di turno, in alcuni casi si è spinta fino all’inviare il solo cameraman, senza giornalista al seguito, per registrare le dichiarazioni di un Calderoli, di un Castelli, di un Brunetta o di un Capezzone qualsiasi. Un servizietto pubblico insomma. Anche in tempi di lottizzazione spietata, teniamo sempre ben presente che la televisione pubblica ha professionalità tali che, per quanto umiliate, potrebbero offrirci ben altro che questa pessima fiction a reti unificate.

Le dichiarazioni di questi nostri opinionisti, esperti di tutto e di più, dovendo essere diffuse per la prima edizione del tg disponibile, sono spesso registrate sulla notizia, sull’agenzia, quasi in tempo reale. È di conseguenza molto forte il sospetto che non abbiano la minima idea di cosa stiano parlando. Basta ascoltarli per togliersi anche il minimo dubbio in proposito. Alla notizia in sé vengono quindi riservati solo pochi secondi, per lasciare quanto più spazio possibile alle dichiarazioni di questi scienziati onniscienti e ansiosi di entrare nelle nostre case più volte al dì. Quello che resta di incomprensibili polemiche di politici che si parlano addosso è un brusìo indistinto, un fastidioso rumore di sottofondo. Schiere di politologi e notisti politici si affannano sprecando inchiostro o fiato nel cercare di interpretare lo stato di salute dell’esecutivo in base all’inclinazione del dito medio alzato da un uomo che pensa alla politica estera come a quello che accade nel paese accanto a Gemonio. E che si ostinano a ignorare come alla base dell’asse Berlusconi-Bossi vi sia una mera transazione economica, come alcuni documenti hanno recentemente mostrato. Quali indicazioni trarranno costoro sui rapporti nella maggioranza quando il Senatur, come pare, inizierà a ruttare o peggio?

Anche media ostili alla maggioranza, cedendo al fallocentrismo dilagante e alla pruriginosa curiosità dell’opinione pubblica, cresciuta di pari passo con la morbosità con cui seguono la cronaca nera, hanno indugiato oltre il lecito sui dettagli della vita sessuale di Sua Indecenza. Facendo così quasi passare in secondo piano come il punto fosse lo sfruttamento della prostituzione minorile, i voli di Stato utilizzati per movimentare escort come fossero merci, lo scambio di prestazioni sessuali in cambio di poltrone o appalti. In ciò, spiace dirlo, involontariamente aiutati anche da certi magistrati poco attenti nello scremare le intercettazioni dalla dubbia rilevanza penale.



1 réactions


  • Giuseppe Riccardi Giuseppe Riccardi (---.---.---.208) 27 ottobre 2011 13:20

    Da quando avevo proposto il mio pezzo, ampio spazio è stato dedicato nei media a uno stupro nel quartiere Esquilino di Roma ad opera di cinque cinesi e un altro a Padova per cui sarebbe ricercato un sudamericano. Tutto ciò mi fa pensare che la campagna elettorale sia già iniziata e che le elezioni, di conseguenza, siano vicine. Ovviamente non c’è bisogno di specificare che si tratta di reati gravissimi, particolarmente odiosi e da non sottovalutare, ma che, è bene ricordato, purtroppo succedono tutti i giorni e il più delle volte ad opera di italiani.


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