sabato 9 marzo 2013 - Marco Barone

A Trieste ed in FVG dobbiamo dire no alla ’ndrangheta

La recente operazione condotta dalla Polizia e Squadra Mobile, Guardia di Finanza di Catanzaro e Trieste, Gico, carabinieri del Ros, che ha comportato il sequestro di beni per un valore di 35 milioni di euro, operazione che ha determinato anche il fermo di 24 persone ritenute legate alla cosca Mancuso di Limbadi (Vv), non deve sorprendere ma non deve neanche lasciare indifferenti.
 
Già in passato la Commissione Antimafia della XV Legislatura, denunciava proprio la presenza di “locali” di ‘ndrangheta legati ai “Mancuso” e segnalava la zona del Friuli Venezia Giulia come luogo di operazioni di riciclaggio riconducibili alla stessa famiglia.
 
Ed ecco che proprio in una banca del Friuli Venezia Giulia gli uomini della cosca avevano inviato diverse somme di denaro che a breve, da quello che si è compreso, sarebbero state investite in regione se non proprio a Trieste per essere riciclate.
 
Conosco la mia terra di origine, la Calabria, massacrata dalla 'ndrangheta, conosco le zone e la realtà da dove provengono queste 'ndrine, e quello che voglio evidenziare è che l'operazione condotta dalla Magistratura e dalle Forze dell'Ordine non deve cadere nel novero della normalità e della ordinarietà.
 
In tempo di crisi, le organizzazioni criminali, in particolar modo la 'ndrangheta, hanno grandi possibilità di riciclare danaro, in immobili ed in attività imprenditoriali, piccole in particolar modo, ma anche in partecipazioni sociali, in aziende in forte crisi di liquidità. Trieste è una città che può fare gola alla 'ndrangheta così come Gorizia ed altre realtà regionali che soffrono più di altre la crisi sociale ed economica del sistema perdurante ed esistente. E poi non dimentichiamo che Trieste si trova in una posizione strategica, che apre le porte alla terra dei casinò della Slovenia, terra che soffre in modo tremendo la crisi attuale, dove non dovrebbe stupire l'esercizio eventuale dell'attività di riciclaggio delle mafie, e nello stesso tempo Trieste può facilitare via terra, mare e via ferroviaria il trasporto di merci che possono in una certa misura essere utili anche alla criminalità organizzata.
 
Non sottovalutiamo ciò che è accaduto, e pertanto invito la cittadinanza a ribellarsi sin da subito, a dire no alla 'ndrangheta, non solo a parole ma a fatti, anche con una manifestazione cittadina.
 
Farsi vedere e sentire è importante se non determinante già da quando si hanno i primi segnali forti della presenza di questo fenomeno criminale e para-massonico.
 
Altrimenti, inevitabilmente, il silenzio e l'indifferenza consentirà alla 'ndrangheta di conquistare anche Trieste ed il Friuli Venezia Giulia.
 
La 'ndrangheta non può essere fermata e sconfitta unicamente dalle forze dell'ordine o dalla magistratura, è vitale ed essenziale la consapevolezza e la partecipazione attiva di tutta la comunità.
Parliamo di 'ndrangheta, quella che la prima parte della Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta del fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, approvata il 25 gennaio 2012 tende a definire, ancora una volta, come «la più potente organizzazione criminale al momento esistente in Italia», per due ordini di motivi. In primo luogo, la ’ndrangheta a far tempo dai primi anni 2000 si è estesa dal punto di vista territoriale dalla Germania al Canada, dall'Australia ai paesi del Sud America, dall'altro perché, con facilità estrema, si è infiltrata ed insinuata nel tessuto economico, imprenditoriale, istituzionale e politico (soprattutto periferico) della società, acquisendo il monopolio di interi settori economici (come il movimento terra, la concessione di finanziamenti a soggetti in difficoltà, gli appalti), allungando i propri tentacoli alle istituzioni pubbliche a livello degli enti locali (giunte comunali o provinciali, ASL), soddisfacendo i propri appetiti attraverso la acquisizione di società in crisi o attraverso la costituzione di società fiduciarie fittiziamente intestate a, quella che la citata relazione, definisce come teste di legno compiacenti.
 
Si ricorda che la circostanza che la “’ndrangheta sia una delle più ricche e potenti mafie del mondo fa sì che questa organizzazione criminale abbia ingentissime disponibilità di denaro liquido (derivante in particolare dal dominio nel settore del traffico di sostanze stupefacenti), che deve far rientrare nei canali leciti di ricchezza, attraverso operazioni di pulizia e riciclaggio, anche al fine di successivi reinvestimenti; così, vi è la necessità per la ’ndrangheta (al pari di tutte le mafie meridionali) di utilizzare i proventi illeciti in attività d’impresa o in acquisti immobiliari in luoghi di pregio o comunque in attività legali e redditizie. Ancora, è evidente la circostanza che la ’ndrangheta mostri, ovunque si estenda, grande capacità mimetica e di rapido adattamento ai luoghi”.
 
Ed il Friuli Venezia Giulia, come dimostrato dall'operazione che ha portato al sequestro di beni per 35 milioni di euro, è all'attenzione di questa organizzazione. Organizzazione che non si arresta facilmente ed una volta che ha puntato il suo obbiettivo questo lo vuole conseguire a qualsiasi prezzo, anche per ragioni innate di orgoglio oltre che meramente economiche e finanziarie.
 
Nella relazione del 25 gennaio 2012 si sottolinea che tra i fattori che hanno contribuito allo sviluppo della criminalità organizzata sono stati determinanti la disoccupazione fortissima e lo scarso senso civico da un lato e dall'altro l’alleanza della ’ndrangheta con il mondo imprenditoriale. Alleanza che non è un fatto eccezionale, ma un modo di fare impresa: la società (società come viene chiamata la 'ndrangheta tra i suoi aderenti) ed il suo titolare rappresentano una dotazione strumentale indispensabile per la realizzazione dei fini economici della associazione.
 
Dunque vigilanza massima e dobbiamo dire in modo chiaro preciso e conciso no alla 'ndrangheta che in questo periodo di crisi troverà terreno fertile anche a Trieste ed in FVG.


1 réactions


  • Geri Steve (---.---.---.210) 9 marzo 2013 16:40

    E’ un dato di fatto che le imprese non si sviluppano e rischiano il fallimento per mancanza di liquidità, mentre le mafie hanno molti liquidi da investire.

    Inutile dire che è un’accoppiata pericolosa: il problema vero è se è un’accoppiata casuale o se c’è un rapporto di causa ed efffetto.
    In altre parole: non sarà che circolano pochi capitali perchè tanti sono in mano alle mafie?

    GeriSteve


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