(---.---.---.185) 1 maggio 2013 03:16

"Se da una parte hanno arginato la disoccupazione, dall’altra non hanno bloccato la fuga dei giovani all’estero"
una frase che la dice lunga sul grado di negazine della realtà a cui sono arrivate le statistiche sociali oggi. La disoccupazione non è un problema che inizia e finisce con la percentuale di persone in cerca di lavoro su quelle attive, è un segnale di disagio sociale che DEVE includere TUTTE le condizioni lavorative (incluso che tipo di reddito dà il lavoro che si ha) o meno della popolazione in età attiva, altrimenti non serve a niente.
Esempio 1: se tutti lavorano, ma part-time perchè non c’è lavoro full time per tutti e le aziende per vantaggio fiscale hanno interesse ad assumere due persone a 20 ore la settimana che una sola a 40, formalmente la disoccupazione è a zero (perchè tutti lavorano), in realtà è al 50%, perchè tutti lavorano la metà di quanto vorrebbero (e molto probabilmente quasi nessuno arriva alla fine del mese, con un mezzo stipendio). E questo è solo un esempio di come la politica imponga la manipolazione dei dati per negare la realtà di una distruzione di lavoro che accomuna TUTTO l’occidente
Esempio 2, quello più vicino all’Islanda. Se nel paese X fino a 10 anni fa tutti i giovani dopo gli studi trovavano lavoro entro un anno, ovviamente tutti si iscrivevano al collocamento, e quindi in quell’anno che ci mettevano a trovare il lavoro per diversi mesi risultavano alle statistiche molti giovani disoccupati. Arriva la crisi, e i "vecchi" conservano il lavoro accettando pesanti tagli di stipendio, i giovani non trovano lavoro ed emigrano tutti. La disoccupazione sarà zero, ma quel paese è morto.
Questo è il taglio alla disoccupazione ottenuto dalla "sinistra" che in Islanda come altrove è succube dei gangster dell’alta finanza e antepone la restituzione di somme NON dovute a istituzioni finanziarie delinquenziali al benessere del popolo. SOcialismo o barbarie!


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