lunedì 7 settembre 2009 - Professional Consumer

Una domanda scomoda

A tutti, sì a tutti, una domanda scomoda.

Acquistare più del previsto, spendere più del dovuto, smaltire tutto fino ad inquinare, aiuta l’economia a crescere?

Okkei. Si spende più del reddito disponibile, però, si sfiora la crisi.

Si inventa allora il debito per crescere, quando quel debito si fa insostenibile quella crisi arriva.

Vabbè, ci abbiamo provato, abbiamo fatto il possibile, taluni l’impossibile, ed ora?

Per uscirne salvi, per diminuire il debito una sola possibilità: aumentare la redditività del nostro reddito.

Sì insomma, meno spesa, meno consumi.

Già, cosi siamo daccapo a 12: meno PIL, più crisi.

E allora?

Allora un cacchio. Allora debito proprio come prima, debito per sostenere la crescita, debito per generare ricchezza. Sic!

Un circolo vizioso.

Basta! Non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità.

Non c’è crescita senza domanda? Non c’è PIL senza domanda?

Bene. Allora la domanda comanda!

La domanda, con l’acquisto, genera ricchezza.

La domanda, consumata, genera nuova offerta.

La domanda si fa motore della crescita.

Questa domanda, malnutrita da reddito insufficiente, impone una risposta esemplare.

Vanno redistribuiti i compensi che cotanto fare genera: redditi adeguati alla bisogna del fare, per far sì che si possa fare nuova offerta ad una domanda rinfrancata.

Cosicchè questa nuova domanda possa dare nuove risposte di ricchezza a chi produce, a chi lavora, a chi si riposa dopo tanto lavorare, a chi ha bisogno di servizi e ristoro ai bisogni, per alleviare il debito privato e quello pubblico.

Facile no?

Provate a dire altro!




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