martedì 27 ottobre 2009 - Professional Consumer

Un sogno cinico: la domanda comanda

Sai, quando sei per l’inclusione sei progressista; ti pensi solidale, stai con chi lavora, con chi ha bisogno; ti scorgi fuori luogo in un luogo che non accetta l’altro.

 

Sai come sei: ti vuoi bene, vuoi bene al tuo bene, al bene che fai.

Fai incetta di onore se accetti quei guai: un fare senza prezzo.

Quelli di Voi invece no, non ci stanno: escludono, chiusi nelle comunità di se stessi, pseudo speciosi; timorati del prossimo che preda lavoro, attenta al benessere, mangia il nostro mangiare. Voi, che fate il prezzo, voi: brutti sporchi e cattivi.

In mezzo stanno loro: gli altri.

Chiari a noi, scuri a voi; disoccupati e occupanti. La fame, il lavoro, la dignità li muove fuori di casa, fuori da loro.

In questo sogno siete. Questo sogno d’essere.

Questo sogno divide, questo sogno sconfigge tutti: buoni, cattivi, diseredati.

Noi, sopraffatti da un afflato diseconomico, scorgiamo nulla di una crisi che morde, ignari di redditi vieppiù insufficienti, di acquisti in pressione.

Voi, appesi ai vostri interessi, che delle virtù economiche fate misfatto, negate il Pil degli esclusi, il loro focillo ad un erario ingordo e quel tanto lavoro mal pagato..

Loro e il loro migrare, dal ricatto economico costretti ad umanità disumanate.

Occorre andare oltre quest’oggi infame, gravido di affanni e cattivi presagi.

Tocca farmi vessillo di un tornaconto immediato.

Di lor compagno, di voi vicino, mi faccio mentore.

Il tono, quello ad uso ai saccenti.

Tra il caldo e l’afa di una notte di mezza estate, sogno un’ impresa titanica e risoluta che allevi povertà, scuota inerzie; scardini barricate, appiani differenze, coccoli identità; disilluda i buoni, stemperi fobie.

Un sogno cinico: la domanda comanda!

Domanda potente, risoluta di chi, per mestiere, spende, acquista, produce ricchezza smaltendo l’eccesso di merci che ingrassa, inquina, spreca, indebita.

Se accade che insieme a quella folla migrata si satura il mercato del lavoro, si riducono i redditi; se tutti insieme si consuma quell’eccesso di merci, non scendono i prezzi; il meccanismo si impalla, l’equilibrio salta, et voilà la crisi: nulla di più, nulla di meno.

Qui si deve dire, qua occorre gestire; questa l’agenda del nostro fare, del fare in fretta.

Tocca investire: facciamo debito, altro debito, debito tattico.

La strategia: la nostra forza, un po’ di mosse, scacco matto.

Un contratto di gestione farcito di adempimenti, vantaggi, oneri e penali per smaltire quell’eccesso di offerta.

Chi consuma lo scrive, chi produce lo firma.

Acquistiamo tutto, consumiamo il possibile; il dispensato impacchettato ed inviato verso lidi poveri.

Avrà meno sprechi chi ha più; più opportunità chi ha meno: meno obesi nel mondo ricco, più nutriti nell’altro; meno moda che passa di moda, più vestimento per gli ignudi; troppo informati per conoscere di qua, quel troppo di là per informare chi non sa.

Elisir per le nostre compassioni.

Elisir per le vostre fobie: cosi se ne stanno finalmente in casa loro, finalmente si respira.

Loro che stanno ancora lì potranno tirare il fiato: vivaddio scegliere.

Spicchi di possibilità: fuggire, restare, partire.

Risultato: gestione del rischio, riduzione della condizione precaria.

Ce n’è per tutti, pure per chi scalpita per avere ristoro dagli investimenti di capitale fatti a debito.

Voilà les jeux sont faits: controllo dei flussi migratori; diminuzione della pressione sulla domanda sul mercato delle merci e su quello del lavoro; gestione dei prezzi.

Ullallà, una cuccagna.




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