mercoledì 8 luglio 2009 - Francesco Rossolini

Un capitalismo senza etica equivale all’ autodistruzione

 

Sulla scia del recente intervento di Benedetto XVI si è riaperto il dibattito sul perché il capitalismo abbia nuovamente fallito, in questo ultimo lungo anno e ci abbia portati ad una crisi epocale che segnerà ancora per diverso tempo il modo di rapportarsi con i consumi del mondo occidentale.

La questione è che ciclicamente nel sistema capitalistico, basato sul liberismo, alcuni soggetti acquisiscono un potere straordinario in un tempo relativamente breve e non dispongono di quel bagaglio culturale e di quella percezione del reale tali ,dallo spingerli ad un comportamento etico. Quindi corrompono, si lasciano corrompere, imbrogliano e infine derubano milioni di risparmiatori.

In questa ultima crisi le colpe dal lato finanziario vanno attribuite proprio ai grandi attori che gestiscono i mercati finanziari. Essi, spinti dall’ossessiva bramosia dei profitti, hanno perso di vista il reale e si sono fatti trasportare in un vortice distruttivo.

In tutta onestà non è però corretto attribuire l’intera colpa della crisi agli operatori finanziari in quanto i consumatori, presi da una vera e propria frenetica ossessione da shopping, hanno dato fondo a tutte le proprie riserve e si sono addirittura pesantemente indebitati per acquistare una moltitudine di futilità.

Insomma la mancanza di etica degli operatori unita alla mancanza di valori dei consumatori hanno dato luogo al mix esplosivo che purtroppo ben conosciamo.

Ma qual è la vera causa di questo sfacelo? A mio avviso la risposta è secca e lampante, tutto ciò ha origine da un’endemica mancanza di cultura. E non si confonda la cultura con i titoli, essi purtroppo non bastano.

La cultura non è la conoscenza di un’unica disciplina, pur approfondita che essa sia, è bensì la conoscenza della letteratura, della storia dell’umanità, è l’amore per la lettura, per il teatro, per la musica, per l’arte, per le scienze e per ogni sorta di espressione che l’essere umano sia capace di produrre.

La cultura è viaggiare, essere incuriositi dagli altri popoli, rispettare ed osservare il diverso e la diversità in genere. La cultura è dialogare con gli altri, interessarsi a discipline nuove e soprattutto tenersi continuamente aggiornati mediante il confronto e lo studio.

Se non si è disposti a mettersi in discussione, a fermarsi un attimo e a guardare indietro, se non si è disposti a confrontarsi con gli altri e ad ammettere e accettare le proprie debolezze, le proprie lacune e i propri errori, non si potrà in nessun modo dar luogo a un mondo migliore e più vivibile.




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