martedì 11 agosto 2009 - Enzo Voci

Il nazionalismo danubiano

Sono lontanti gli anni dello splendore culturale dell’area danubiana, i circoli letterari praghesi, i grandi balli austriaci, la Budapest che rincorreva la modernità di Parigi e Londra alla fine del’800: molteplici i ricordi storici e culturali di un’area che nei secoli ha subito in positivo l’influenza germanica nel centro del nostro continente. Oggi sembrano dissolti i ricordi dello splendore intellettuale mittleuropeo. Gli spiriti nazionalisti che erano svaniti durante quell’epoca oggi torno a dominare la scena politica e il dibattito dei paesi attraversati dal grande fiume blu, il Danubio.

Da qualche anno i rapporti tra Slovacchia e Ungheria sono piuttosti tesi. L’apparente pace che si pensava aver raggiunto grazie all’adesione europea è messa in discussione, mentre tornano con forza e attachiscono soprattutto nelle campagne e nelle zone più povere dei due paesi, le volontà di rivalsa nazionale. Gli ungheresi in particolar modo sono tornati a discutere i maldigeriti accordi post seconda guerra mondiale, dove secondo loro gli vennero sottratti numerosi territori. A Budapest – ha scritto di recente il settimanale liberale Magyar Narancs – le celebrazioni dell’8 Maggio per la vitttoria sul nazismo non sono troppo sentite: gli ungheresi, infatti, non sanno cosa festeggiare. ’ Dietro questo imbarazzato silenzio’, scrive il giornale, ’ il paese sta cambiando: le violenze razziste e le manifestazioni d’odio sono all’ordine del giorno, e nei villaggi si incontrano sempre più spesso le giacche nere della Guardia ungherese’. Per le strade di Pecs, simbolo dell’avanzata ottomana con le sue moschee e con i suoi palazzi arabeggianti, capita spesso di essere salutati da ragazzi con il saluta nazista.

Jan Slota

Il leader populista slovacco Jan Slota, dopo aver visto crollare la sua popolarità in seguito della sospensione da parte della Commissione Europea di un appalto per diversi miliardi di euro per evidenti conflitti d’interessi, ha cavalcato il sentimento nazionalista contro la minoranza ungherese per riconquistare terreno. La popolazione slovacca infatti vede con preoccupazione la sempre maggiore popolarità del leader del partito d’opposizione ungherese Fides, Viktor Orban. Orban rivendica l’autonomia della forte minoranza magiara (10%), che abitano le aree merdionali e orientali della Slovacchia, e delle altre popolazioni ungheresi sparse nell’area balcanica, territori persi alla fine della seconda guerra mondiale a causa del loro appoggio al regime nazista. E questo senza tener conto che in Slovacchia si trovano rom (1,7%), cechi, rumeni, ucraini, tedeschi e polacchi, anch’essi pezze d’appoggio nella crescente popolarità di Orbàn,

Viktor Orban

che è stato il grande vincitore del voto europeo (56,37%) e probabile futuro primo ministro di Budapest. I magiari, che rappresentano il 92,3% della popolazione dell’Ungheria, costituiscono anche il 10,7% in Slovacchia (nella fascia meridionale); il 6,6% in Romania (e qui in Transilvania rappresentano il 19,6% della popolazione e addirittura l’84,9% nel distretto di Harghita e il 73,81% nel distretto di Covasna); il 3,9% in Serbia, soprattutto nella Vojvodina, a Backa, nel Banato e in vari villaggi in Sirmia; meno dell’1% in Croazia; lo 0,3% in Ucraina (dove nella Rutenia sono il 12% della popolazione indigena); lo 0,2% in Austria.

Ed ora mentre in Ungheria ci si prepara al ritorno al potere del populista Viktor Orbàn, a Bratislava il partito di Siota, partner di governo dei socialdemocratici di Robert Fico, è in difficoltà. Sembra che la popolazione locale, che a lungo ha tollerato il linguaggio volgare di Siota e la sua tendenza all’ostentazione della ricchezza, mostri segni di stanchezza. Eppure il leader resiste perché rappresenta agli occhi degli slovacchi un baluardo contro le politiche nazionaliste degli ungheresi. Da tempo, infatti, gli slovacchi seguono con preoccupazione la crescente popolarità di Viktor Orbàn il quale sostiene apertamente le ambizioni autonomiste della minoranza magiara che vive in Slovacchia. Intanto a Bratislava la questione dell’autonomia degli ungheresi viene messa in sordina. E a porre il silenziatore sull’intera questione nazionale e nazionalista è lo stesso partito Smk. Una formazione dichiaratamente moderata che da voce alla popolazione di origine magiara.

Da qualche tempo, però, il movimento è lacerato da forti tensioni per ora sotterranee. L’ex leader Bela Bugàr potrebbe, infatti, fondare una nuova formazione che accentuerebbe il disaccordo con la dirigenza del partito sulla questione dell’autonomia. E in questo contesto i rappresentanti della minoranza ungherese stanno

Bela Bugar

Bela Bugar

cercando di capire come conciliare la cittadinanza slovacca con la loro identità magiara. Si rivelano così due nuove correnti. Da un lato il moderato Bugar cerca partner ed appoggi politici a Bratislava, mentre il partito Smk - con il suo presidente Pal Csaky - guarda a Budapest. Gli slovacchi temono quindi un ritorno al passato. E c’è chi in Ungheria ricorda l’ammiraglio Horty che, con la sua autocrazia conservatrice, cercava di riconquistare i territori persi dopo la Prima guerra mondiale. E allora, in questa parte dell’Europa, non è più il tempo dello splendore dei viali alberati di Pest e della modernità dell’900. La paura di nuovi scontri domina l’elettorato moderato e democratico, che oltre a soffrire le gravi conseguenze della crisi finanziaria si trova a fronteggiare le derive nazionaliste, che trovano nuovo spazio quando la povertà torna a farsi sentire e la disoccupazione torna a crescere. Tutti vogliono difendere i loro interessi.



1 réactions


  • Enzo Voci (---.---.---.249) 6 ottobre 2009 16:14

    In realtà l’autore dell’articolo è Piero Pelizzaro, un altro blogger di Eurekaos. Enzo


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