mercoledì 9 dicembre 2009 - Doriana Goracci

Il coraggio di avere paura

Ci vuole coraggio ad avere paura, quella che ti fa tacere, ti fa stare zitta e piegata per una vita, a pregare, a chiedere scusa. Posso? Disturbo? Ripasso? Ci vuole coraggio a non fare domande, a non chiedere spiegazioni, a dire se l’è cercata, se l’è voluta, erano brave persone, ma no è una famiglia perbene, come farebbero a far male ai loro figli. Ci vuole coraggio a voltarsi sempre ed essere in prima fila a partecipare un funerale, una novena, un’opera buona. Ci vuole coraggio a non avere paura della propria famiglia, a dormire fuori casa in ciabatte mentre una bella forca già ingrassata ci attende.

 

Ci vuole coraggio a dire buongiorno, a voltare la faccia, a non sentire la puzza, a dire lasciamoli lavorare, a lavorare come una serva, come una balia, facendo crescere nelle tasche del grembiule la paura e farla mangiare ai propri figli, ai nipoti, e a rispettare la famiglia.

Operazione giro d’Italia. Il processo si terrà il 18 maggio: Traffico di rifiuti, tutti rinviati a giudizio.

Da noi la terra è pulita, differenziamo la munnezza, ci conviene stare zitte. Mettiamo da parte i rifiuti, spazziamo la strada e la casa, non c’è niente di pericoloso: cava scava e ricava che ce l’abbiamo dentro il coraggio della paura.

Da Capranica, altro che chiacchiere, ci si difende: "si parla di inquinamento poco significativo rispetto ai metalli presenti nel terreno, che fanno parte dell’aspetto tipico di quel territorio. La relazione è decisamente rassicurante ed esclude comunque il pericolo di diffusione dell’inquinamento”. In sicurezza.

Il corso della giustizia, in primis divina, continua come il giro d’Italia: vadano altri in giro a visitare deboli castelli accusatori, noi non ci si vergogna di niente. Giù, in apnea, ci sono ben altre notizie in arrivo, maltempo che va e viene, si salvi chi può.

E non hanno creduto in niente…hanno paura (canta e suona un certo Ignazio Scassillo).

Traffico abusivo di rifiuti nel Viterbese, quindici rinvii a giudizio. E’ quanto ha decretato venerdì il giudice per le udienze preliminari Silvia Mattei per i 15 indagati che devono rispondere, a vario titolo, di falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente un servizio di pubblica utilità e attività organizzata per traffico illecito di rifiuti. Nel processo si sono costituiti parte civile l’associazione ambientalista Legambiente regionale, quella provinciale, la Regione Lazio, i Comuni di Castel S. Elia, di Vetralla e Capranica, il Wwf e altri privati cittadini.

L’inchiesta, conclusa nel 2005, è stata coordinata dal pm Stefano D’arma e ha scoperto un traffico illegale di 250 mila tonnellate di rifiuti speciali, pericolosi e non, provenienti da tutta Italia e aventi come destinazione finale la provincia di Viterbo, per un giro d’affari stimato sui 2,5 milioni di euro. Il pubblico ministero ha ipotizzato che gli imputati, d’accordo con altri soggetti, scaricavano forti quantitativi di rifiuti incompatibili con la destinazione a recupero mediante conferimento in siti di ripristino ambientale, per realizzare il massimo profitto.

La difesa, invece, afferma che gli imputati agivano in pieno rispetto delle norme vigenti in materia, tanto che i rifiuti arrivavano in cava accompagnati da regolari certificati di non pericolosità. L’avvocato Marco Russo, difensore del titolare dell’impianto di Capranica, aggiunge: “La relazione depositata dall’Enea al comune di Capranica il 29 settembre 2008, nell’ambito della conferenza dei servizi per la messa in sicurezza e per la bonifica dell’area sotto accusa parla chiaro” afferma “si parla di inquinamento poco significativo rispetto ai metalli presenti nel terreno, che fanno parte dell’aspetto tipico di quel territorio. La relazione è decisamente rassicurante ed esclude comunque il pericolo di diffusione dell’inquinamento”. Prima udienza davanti al giudice monocratico il prossimo 13 maggio.





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