mercoledì 25 novembre 2009 - Oceanus Atlanticus

Dopo anni i marittimi italiani ritornano in Europa

 

Dopo anni dalla morte del grande sindacalista Giuseppe Giulietti, 1953, il nuovo sindacato dei marittimi SDM, istituito e gestito dalla Gente di Mare, dopo meno di tre anni dalla sua istituzione, riporta la voce del marittimo italiano in Europa.
 
Il 20 novembre a Bruxelles è stata ospitata un’importante conferenza sul futuro dei trasporti in Europa.

In questa conferenza sono state tracciate le linee guida per il libro bianco che sarà pubblicato il prossimo anno e che indicherà la strada da seguire per lo sviluppo del sistema dei trasporti europei per i prossimi 10 anni.
 
Tra i partecipanti eccellenti c’era per la prima volta, dopo la morte del grande sindacalista Giulietti, il marittimo italiano che rappresentava se stesso, grazie al SDM, il sindacato dei marittimi istituito e gestito da marittimi.
 
I temi principali affrontati dai marittimi italiani sono stati: Pirateria, formazione e tabelle di armamento.
 
Il Presidente del SDM, Mauro Marino, nell’esporre il suo intervento sulla pirateria, dice: "Se è vero che noi Europei dobbiamo aiutare la Somalia, anche per tutelare la nostra economia dei trasporti, dovremmo far sì che paesi vicini a quelle zone si unissero a noi in questo compito. Per tale motivo ho parlato di soluzione politica.

La soluzione politica necessita di tempo, come del resto tutte quelle azioni mirate a risolvere e non ad arginare il problema. Nel frattempo ci si deve però attivare a salvaguardare il transito in quell’area specifica, ma come? Oggi la presenza militare c’è, ed ha obiettivamente fermato molti attacchi, ma le navi svolgono attività di pattugliamento in un’ area troppo vasta, con navi che transitano in ogni momento e da sole. Dobbiamo ottimizzare questo sforzo.

Per farlo occorrerebbe stabilire un corridoio di transito sicuro, dove far procedere le navi mercantili in convogli. Questi possono essere scortati o, poiché in tal caso l’area da controllare è già stabilita, fissare dei way points presieduti da nave militare lungo tale corridoio.

Chiaramente come fatto notare durante la conferenza, i pirati si sposterebbero. Questo effettivamente può avvenire, ma stabilendo un corridoio abbastanza lungo che porti lontani dalle coste, limiteremmo questo possibile scenario, e tuttavia avendo organizzato questo corridoio ci troveremmo ad avere navi libere che continueranno il pattugliamento al di fuori di questo.

Negare che ci siano costi è totalmente illogico, ma questi ormai già li sosteniamo con risultati non soddisfacenti. Razionalizzare vorrà dire, se non risparmiare, gestire al meglio questi fondi ed avere un risultato soddisfacente, e secondo noi facilitare alle nostre Marine Militari queste operazioni.

L’ultima nostra proposta, ma questa forse è a livello legale complessa da raggiungere, è processare i pirati catturati non per atti di pirateria ma per terrorismo. Questo perché molte leggi (vedi quella italiana) non sarebbero applicabili, e paradossalmente non punirebbero questi pirati in modo commisurato al reato commesso.

Il consegnarli alla Somalia, seppur forse il loro regime carcerario è più duro del nostro, non è per altri pirati un fattore scoraggiante, ma sapere di rischiare molto se catturati darà altro contributo a questa lotta.

Perché siamo contrari ad armare le navi mercantili, o imbarcare personale di sicurezza a bordo? Secondo noi questo modo di agire, porterebbe nell’immediato una riduzione degli attacchi, ma parallelamente quelli che si avranno saranno di una violenza maggiore, e la perdita di vite umane, quella si che sarebbe un danno e un prezzo altissimo da pagare."
 
La presenza di questo sindacato, apartitico e totalmete libero da compromessi, in questa conferenza, dimostrerebbe, secondo alcuni, che in Europa la Democrazia comincia ad avere la tendenza a volersi esprimere nelle sue forme migliori.
 
 
 
 



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