venerdì 18 dicembre 2009 - Doriana Goracci

Donne in transito

Hasta siempre, dal sud del mondo al sud dell’Italia, voci di donne native e migranti, l’addestramento alla guerra continua e noi siamo e saremo contro.

In quello che si autodefinisce il primo portale per gli Overanta, terza Età Intrage (ci sto con i tempi) leggo un articolo sulle donne soldato italiane, molto interessante, che inizia così: “Anche l’Italia, ultima tra i Paesi Nato, ha detto addio al monopolio maschile delle caserme. Quella femminile in realtà non è una leva, non ci sono cartoline rosa in arrivo nelle cassette postali delle diciottenni italiane. Il servizio militare femminile è volontario, come del resto è diventato anche quello maschile, a partire dal 2005. Vediamo di seguito il percorso di rivendicazione delle donne soldato, in cosa consiste la leva femminile e chi può partecipare ai concorsi. Risale al 1992 il primo esperimento condotto dall’Esercito Italiano per presentare all’opinione pubblica la figura della donna soldato. Addestramento formale, percorso di guerra, addestramento al tiro, scuola di pilotaggio, furono alcune delle attività affrontate con grinta e determinazione da un gruppo di donne. Anche se questa prova sembrava sancire l’esistenza di un diritto, la legge numero 380 che ha consentito l’ingresso delle donne nelle Forze Armate è stata varata solo il 20 ottobre 1999. Ormai sono molteplici i concorsi per le Accademie, tra cui anche i cosiddetti concorsi “a nomina diretta”, che prevedono l’inserimento delle donne già in possesso della laurea, direttamente col grado di ufficiale”.
 
Di donne, uomini e soldati ne scrissi proprio dieci mesi fa, e se mi ci rimetto è perché la cronaca preme, come le voci di donne che lavorano.
 

Arriva il 18 novembre da Washington, la prima notizia: ” L’esercito Usa ha arrestato Alexis Hutchinson, una ragazza afroamericana di 21 anni arruolatasi come cuoca e madre di un bambino di appena 10 mesi, perché si è rifiutata di partire per l’Afghanistan. Di stanza in Georgia, Alexis ha detto che non aveva nessuno a cui lasciare il piccolo, che ora le è stato comunque tolto e affidato ai servizi di assistenza dell’esercito”.

La seconda è del 16 novembre dall’Italia. "Esercito: una sulmonese prima donna al Reggimento alla guida di una compagnia". Il tenente Valentina Balassone ha assunto pochi giorni fa il comando della 47esima Compagnia “L’Audace” del battaglione alpini “Morbegno”, divenendo, di fatto, la prima donna al Reggimento alla guida di una compagnia. 29enne, il tenente Balassone è arrivata a Vipiteno nell’agosto del 2005 e ha immediatamente raggiunto in Kosovo il reparto impegnato nell’operazione “Joint Enterprise”.

Entrata in Accademia nel 2000, insieme alle prime 22 ufficiali donna dell’Esercito Italiano, ha conseguito la Laurea in Scienze Strategiche 5 anni dopo. “Da buona abruzzese forte e gentile – si legge in una nota dell’Esercito – non poteva che scegliere il Corpo degli Alpini al termine del suo percorso di studi, che rappresenta l’espressione più completa del soldato caratterizzato per spirito di corpo forte ma discreto e il senso di appartenenza”.

Valentina, Comandante di plotone prima e vice comandante di compagnia dopo, ha preso parte a tutte le attività che il reggimento ha svolto in questi anni, fra cui la missione ISAF a Kabul nel 2006 e la partecipazione agli ultimi campionati sciistici delle Truppe Alpine, in cui è stata alla guida del plotone femminile della Brigata alpina “Julia”. “E’ un’esperienza esaltante ed un onore essere al comando della Compagnia in cui ho prestato servizio fin dal mio primo giorno al Quinto Reggimento Alpini”, afferma il tenente, che fra poche settimane riceverà i gradi da Capitano. Unico Ufficiale donna del reparto, il tenente Balassone costituisce il naturale punto di riferimento per tutto il personale femminile in servizio a Vipiteno costituito da circa 40 unità. “Al Tenente Balassone – conclude la nota – vanno i nostri migliori in bocca al lupo per l’incarico appena assunto”.

Il 18 novembre invece, come una sassata mortale, si apprendeva dal Corriere sulla pagina Esteri che in Somalia una donna era stata lapidata, non è una novità. Di nuovo questo, con pari opportunità ai lapidati: “Prima della condanna, concesso alla donna di partorire il bimbo frutto della relazione".

Somalia, adultera lapidata in piazza. Al suo compagno cento frustate.

Ventenne uccisa a pietrate a Wajid, di fronte a una folla di 200 persone. Per la seconda volta nel giro di poche settimane in Somalia una donna è stata lapidata a morte per adulterio. Il suo partner è stato condannato a cento frustate. È successo a Wajid, una cittadina nella regione del Bakol, su una delle strade che collegano Baidoa al confine con l’Etiopia, controllata dagli shebab, gli estremisti islamici somali.

La notizia è stata diffusa da Shekh Ibrahim Abdirahman, uno dei giudici che ha emesso la sentenza, secondo cui la donna, 20 anni, è stata ammazzata a pietrate di fronte a una folla di 200 persone. L’adulterio è stato scoperto un po’ di tempo fa e prima di eseguire la condanna è stato permesso alla donna di partorire il bimbo frutto della relazione. Il padre ha 29 anni e non è sposato. Anche due uomini sono stati uccisi a colpi di pietra nelle ultime settimane. L’ultimo il 6 novembre scorso a Merca, un’ottantina di chilometri a sud di Mogadiscio, era stato lapidato a morte un uomo, Abbas Hussein, 33 anni, accusato di aver violentato una donna”.

L’11 novembre invece è stata diramata una circolare dallo stato Maggiore dell’ Esercito, con relative prescrizioni sul decoro e la cura della persona, dettagliata quasi maniacalmente con particolari richiami al Personale femminile, coi paragrafi:
  1. Generalità;
  2. biancheria intima;
  3. borsa;
  4. capelli;
  5. cosmetici;
  6. uso di monili e accessori;
  7. varie;
  8. divieti.

Copio per intero "il punto Gironia della sorte": “In caso di gravidanza il Comandante del Corpo può autorizzare l’uso di abiti civili, su richiesta dell’interessata, al manifestarsi della gravidanza, qualora dovesse sorgere l’esigenza di modifiche/adattamenti dell’uniforme stessa”.

Concludo con una lettera appena arrivata in Rete sul Nodo Nazionale delle Donne in Nero, viene dal Centro Antiviolenza per le donne dell’Aquila. A voi tirare le conclusioni, altro che pietre. Libere tutte di fare figli o non averli e lavorare. Se questo è un lavoro ed essere donna. Morti invano, i vivi non ricordano, tantomeno le morte.

Hasta siempre, dal sud del mondo al sud dell’Italia, voci di donne native e migranti, l’addestramento alla guerra continua e noi siamo e saremo contro.
 

 

"Carissime amiche, ci rivolgiamo a voi tutte che in questi mesi avete dimostrato tanta solidarietà rispondendo al nostro appello per la riapertura del Centro Antiviolenza dell’Aquila.

Abbiamo impiegato diversi mesi per rimetterci in piedi, ci è voluto tempo per capire come era meglio ricominciare e soprattutto dove, vista l’assenza delle istituzioni cui ci eravamo rivolte (Comune, Provincia , Protezione Civile).

Nonostante le difficoltà e le situazioni precarie cui abbiamo dovuto far fronte volta per volta, da aprile ad oggi, abbiamo comunque garantito la funzionalità del Centro.

Alla nostra richiesta di aiuto è seguita una calorosa solidarietà e ad oggi possiamo registrare con grande soddisfazione alcuni risultati di cui vi mettiamo al corrente. Tutto questo ci ha permesso di prendere in affitto una nuova sede al primo piano di una palazzina, non tanto distante dal centro storico della città; quindi, dal 1 novembre 2009 il Centro Antiviolenza ha ripreso le sue attività con regolarità, così come facevamo prima del 6 aprile, anche se al freddo per il momento (non sappiamo ancora per quanto tempo ma speriamo per poco) perché devono essere ultimati i lavori di ripristino di tutto il condominio.

Ed è con un po’ più di ottimismo che stiamo organizzando una giornata a L’Aquila per il 25 novembre in cui vorremmo ufficializzare la riapertura del Centro e riconsegnarlo alla città, raccontando di noi, di quella che è stata la nostra esperienza in questi mesi. L’iniziativa sarà ospitata presso la sede del comitato 3e32, uno dei comitati sorto spontaneamente dopo il 6 aprile".




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