sabato 5 dicembre 2009 - Doriana Goracci

Divieto d’infanzia: muore sul lavoro in Italia undicenne cinese‏

Apprendo da un comunicato stampa rilasciato da Carmine Celardo che, a Macerata, una bambina undicenne di etnia cinese è morta in seguito alle esalazioni tossiche sprigionatesi all’interno di un tomaificio in cui lavorava nelle ore pomeridiane, al rientro da scuola.
 
Sul divieto d’infanzia, psichiatria, controllo e profitto, scrive Chiara Gazzola: “Il comportamento dei bambini non sempre soddisfa le aspettative della comunità adulta. Dei disagi infantili si preoccupa sempre meno la pedagogia e sempre di più la psichiatria e la genetica. La diagnosi ADHD (sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività) rappresenta l’esempio più eclatante. Le cure chimiche previste (come il Ritalin) interferiscono nella crescita a livello neurologico, la diagnosi considera il soggetto malato a causa di un comportamento “non idoneo” a una società sempre più omologata e omologante. Se si ritiene che l’ambito sociale e relazionale, nel quale un bambino cresce, sia poco importante e si incasella come patologia ogni comportamento che non rispecchia i canoni di presuntuosi obiettivi formativi, la soluzione verrà demandata ad esperti che si avvalgono di cure farmacologiche invasive. Così si distrugge l’infanzia, la fantasia, la libera espressività; su tutto ciò cala un sipario di silenzio che va rialzato”.
 
Vi sottopongo anche questo testo: "L’impatto della globalizzazione e della trasformazione socioeconomica del Paese, l’espansione delle migrazioni dalle aree rurali alle città e il declino dei servizi sociali di Stato a causa della privatizzazione hanno ridotto le capacità delle famiglie più povere di provvedere ai diritti fondamentali dei propri figli. Le riforme economiche e la decentralizzazione amministrativa hanno portato al finanziamento dei servizi pubblici a livello regionale e locale. Questo processo ha accentuato le differenze tra regioni nell’accesso e nella qualità dei servizi di base. Le aree più povere, infatti, non riescono a provvedere ad adeguati servizi pubblici. Tutto ciò si ripercuote sui minori, i più vulnerabili. In una società più complessa e frammentata, alcuni gruppi sono più marginalizzati, in particolare i migranti, i bambini che vivono o lavorano nelle strade, i minori disabili che vivono nelle aree rurali, i minori provenienti dalle minoranze etniche e le famiglie mono-parentali. Le riforme economiche e l’individualizzazione hanno portato a nuovi rischi tra i minori, che sono sempre più esposti allo sfruttamento e all’abuso (lavoro, criminalità, sfruttamento sessuale)".
 
Non si parla dell’Italia, beninteso, ma della Cina e del lavoro minorile che vede coinvolti 10 milioni di bambini. L’analisi viene fornita da Scuole in gioco: è una ricerca sull’infanzia sfruttata in Cina, della 5^E del Liceo classico “Manzoni” di Milano, con la sua docente Maria Teresa Savarè.
 
Concludo con la notizia che mi fa affiorare una smorfia a dir poco di nausea, che avevo letto e archiviato nei giorni scorsi, ripromettendomi di approfondire in seguito: “Una delegazione del Governo cinese, con a capo il responsabile dell’Ospedale psichiatrico di Pechino, lunedì 30 novembre è stata in visita a Viterbo per una due giorni di carattere formativo e conoscitivo delle strutture psichiatriche pubbliche e private presenti nel capoluogo della Tuscia. La Cina si sta interessando di più al modo in cui l’Italia da’ attualmente assistenza al disagio, sia a livello pubblico che privato. Il nostro sistema sanitario, infatti, si pone all’avanguardia nella cura delle patologie mentali, in tutta Europa, e può essere preso come modello da quei Paesi nei quali l’assistenza psichiatrica al malato mentale non ha ancora raggiunto livelli accettabili. Il Governo cinese, da questo punto di vista, intende migliorare, qualitativamente e quantitativamente, i servizi sanitari destinati alla fascia di popolazione che soffre di disturbi psichici, ed è per questo che ha inviato una propria delegazione nel capoluogo della Tuscia”.
 
Chissà se ci faranno vedere i funerali della bimba cinese. Forse vedremo i bigliettini dei compagni, i mazzolini di fiori: c’è da giurarci che chiederanno una preghiera e il silenzio composto.
 
E noi, a sentire musica d’intrattenimento.
 





Lasciare un commento