martedì 23 ottobre 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Zimbabwe, come gli sgomberi hanno colpito il diritto all’istruzione

Nel 2005 il governo dello Zimbabwe lanciò una campagna senza precedenti di sgomberi forzati, chiamata Operazione Murambatsvina. Tra il 18 maggio e il 5 luglio, vennero distrutte 92.460 abitazioni e lasciate senza tetto 700.000 persone.

L’obiettivo dichiarato della cosiddetta Operazione Murambatsvina era quello di dare respiro ai centri urbani, rimandando nelle campagne gli ultimi arrivati. A parte i metodi cruenti, fu subito evidente che il risultato era lungi dall’essere ottenuto: buona parte degli sgomberati ricostruirono le loro misere case ed esistenze lì dove erano stati cacciati, nelle periferie, ma in modo ancora più precario, ossia senza servizi di base. Altri usufruirono di un altro progetto del presidente Mugabe, l’Operazione Garikai, che scaricò migliaia di sgomberati su terreni brulli. Qui e altrove, gli abitanti hanno dovuto auto-organizzarsi.

È spesso trascurato l’impatto che gli sgomberi forzati hanno sul diritto all’istruzione. Questo blog vi insiste spesso, anche in riferimento alla situazione italiana e romana in particolare, dove l’esecuzione del “Piano nomadi” ha avuto forti ripercussioni sulla frequenza scolastica dei bambini e delle bambine rom.

Così come probabilmente ne avranno gli sgomberi estivi a ripetizione avvenuti nella Francia di Hollande, l’ultimo dei quali pochi giorni fa nella periferia parigina.

Ma torniamo nello Zimbabwe, dove gli sgomberi del 2005 causarono l’interruzione del percorso scolastico di 222.000 minori tra i cinque e i 18 anni.

Le ricerche svolte negli ultimi tre anni da Amnesty International hanno preso in esame l’accesso all’istruzione nei due più grandi insediamenti dell’Operazione Garikai: Hatcliffe Extension e Hopley.

La ricerca ha documentato come moltissimi bambini ricevano un’istruzione di basso livello. Infatti, non potendo le loro famiglie – rese ancora più povere dalla distruzione delle loro uniche fonti di reddito durante gli sgomberi – pagare le rette richieste dalle scuole riconosciute dal governo nelle comunità vicine, sono state improvvisate delle scuole. Queste però non sostenute dal governo, non hanno insegnanti qualificati, mancano di banchi e di altre strutture. Pur rappresentando l’unica possibilità per i bambini di avere una qualche forma di istruzione, questa è di qualità scarsa.

Per ironia della sorte, gli sforzi delle comunità sono stati e vengono vanificati dal mancato riconoscimento degli esami sostenuti nelle scuole autogestite.

Amnesty International ha lanciato una petizione in cui chiede al ministro dell’Istruzione dello Zimbabwe di assicurare un’istruzione primaria aperta, obbligatoria e senza discriminazione per tutte le bambine e tutti i bambini. L’organizzazione per i diritti umani ha lanciato un sito apposito www.lasciati-indietro.amnesty.it in cui, oltre all’appello sono raccontate le storie di chi, nel 2005, ha perso il diritto a un futuro: ossia, a tutto. Posso attivarsi anche i ragazzi dai 9 ai 13 anni, partecipando all’azione urgente Kids.




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