lunedì 18 febbraio 2013 - Marco Barone

Zero Dark Thirty, vincerà l’Oscar dell’ipocrisia?

Zero Dark Thirty è già vincitore di un Golden Globe (Miglior attrice protagonista in un film drammatico alla Chastain), tre New York Film Critics Awards, tre National Board of Review ed ora è candidato a cinque premi Oscar come Miglior film, Miglior Attrice Protagonista (Jessica Chastain), Migliore Sceneggiatura Originale (Mark Boal), Miglior Montaggio, Migliori Effetti Sonori.

La regia è di Kathryn Bigelow. Il film racconta, in un due ore circa, i dieci anni che hanno condotto gli USA e l'intero Occidente alla cattura ed alla uccisione di Osama Bin Laden.
 
La cui morte è stata annunciata, per scherzo del destino (?), nello stesso giorno in cui è stata annunciata quella di Hitler, il primo maggio, e che ha aiutato probabilmente Obama a vincere nuovamente le elezioni.
Un film che è condotto dall'ossessione. Una ossessione che ha un nome e cognome. Osama Bin Laden.
Ogni cosa sarà possibile, ogni cosa disumana è accaduta per legittimare la sua cattura e morte.
Le torture adottate da chi ha la presunzione di esportare la democrazia nel resto del mondo sono una indecenza umana senza giustificazione alcuna. Ed il film le giustifica, ad ogni tortura corrisponderanno singoli attentati realizzati o evitati. Torture, per come rappresentate nel film, che in realtà sono anche “morbide” per quanto cruenti, rispetto a quelle che sono state denunciate nel corso del tempo.
 
Anzi, quando Obama verrà intervistato proprio sul caso torture e lui negherà il tutto, vedrai gli esecutori materiali e morali di questi atti ignobili, essere totalmente indifferenti, perché assorti nella loro ossessione, una ossessione che ha legittimato ogni tipo di violenza. Una ossessione che ha reso gli USA violenti come il nemico che volevano combattere, anzi forse anche peggiori di quel nemico, perché gli USA, si proclamano paladini della democrazia e della libertà. Già, libertà di torturare ed uccidere.Come in ogni buon film americano ecco l'eroe di turno. Anzi in questo caso l'eroina di turno, l'agente della CIA. Sarà la sua determinazione a spingere la Casa Bianca ad autorizzare l'operazione finale. Verrebbe da dire, solito eroismo americano, che questa volta ha un volto femminile. Anni di ricerche, tecnologie avanzate, milioni e milioni di dollari, vite umane uccise a migliaia, non sono servite per arrivare alla cattura dell'ossessione americana. No, sarà l'eroina di turno a regalare la testa, che neanche si vedrà, di Bin Laden.
 
Morte, uccisioni, violenze, torture, e l'America è orgogliosa di tutto ciò? Visto quello che accade nel mondo, visto quello che realizzano nel mondo con le loro guerre, in realtà ciò non dovrebbe recare stupore, perché quel film è la buona rappresentazione del potere americano, un potere che fonda il proprio dominio sulla violenza e la disumanità. Dunque non deve stupire se l'Oscar verrà assegnato a questo film, l'ennesima porcata della presente società.



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