Weil: "Europa: valorizzare la propria identità, no alla Turchia nell’Unione”

In un intervista al quotidiano del sud-ovest francese “Nice- Matin” quattro giorni fa la prima presidentessa del Parlamento europeo aveva spiegato la sua ricetta anti- estrema destra
Ora che lo spoglio è stato pressoché completato in tutti i paesi dell’Unione e che la vecchia Europa deve fare i conti con due fenomeni assai preoccupanti che, fortunatamente, per ora sembrano interessare assai di più altri paesi rispetto ad Italia e Francia, due dei soci fondatori della confederazione, sembrano essere state ancora di più profetiche le parole pronunciate giovedì dalla francese Simone Weil, la prima presidentessa dell’Europarlamento eletto a suffragio universale, intervistata a Parigi da un giornalista del “Nice- Matin”, il maggior quotidiano del sud- ovest transalpino.
Erano appena stati diffusi i primi risultati, relativi all’Olanda, delle elezioni europee ed alla gran parte degli elettori del vecchio continente appariva già chiaro come le due caratteristiche che avrebbero connotato questa tornata elettorale sarebbero stati l’astensionismo diffuso e l’avanzata incalzante dei partiti dell’estrema destra nazistoide, ferocemente anti- europeista. “L’Unione Europea dovrà recuperare urgentemente la propria identità fondata sui valori del cristianesimo e dell’illuminismo, che alla fine del settecento da Parigi si irradiò in tutto il vecchio continente, se vorrà che i popoli che la compongono recuperino quel comune senso europeo della cui mancanza astensionismo e simpatia per i partiti dell’estrema destra razzista e nazistoide sono conseguenze ineluttabili. L’Unione europea dunque dovrà quanto prima definire i propri confini esterni, per poi procedere ad un’integrazione più stretta dei popoli che la compongono, ed abbandonare per sempre l’idea di integrare al suo interno la Turchia che non è Europa ma Asia e che proviene da una storia culturale del tutto diversa” ha decisamente affermato la “gran vecchia” della politica francese ai taccuini del quotidiano nizzardo.
Simone Weil, ebrea, francese, deportata nei lager negli anni dell’olocausto dai nazisti che occupavano la Francia, di quel periodo conserva ancora il numero di matricola impresso sul braccio, oggi che i risultati delle elezioni europee 2009 sono sotto gli occhi di tutti è preoccupata per come sono andate le cose in molte nazioni dell’Europa centro-orientale, Austria, Ungheria e Bulgaria su tutte. A Budapest la grande avanzata del movimento nazistoide Jobbik che si richiama apertamente all’esperienza delle “Freccie incrociate”, la milizia filo-nazista che tra il 1942 ed il 1945 in nome e per conto della Gestapo ripulì il paese della fiorente comunità ebraica che da secoli vi si era stanziata, fa tremare le vene ai polsi.
Questo partito, la cui affermazione è figlia del tracollo economico che ha colpito ultimamente l’Ungheria, ha raggiunto il 15% dei suffragi promettendo “la soluzione finale per i rom e l’istituzione di un corpo speciale di polizia anti-zingari”, nonché il perseguimento del progetto della “Grande Ungheria” che dovrebbe includere sotto la sovranità di Budapest una parte della Slovacchia, la Transilvania romena, il Premurjie croato e la Vojvodina serba. Tornano dunque ai confini della penisola balcanica i fantasmi di un passato recente, conseguenza forse di un allargamento frettoloso e lasciato a metà. Ora, prima di parlare di ulteriori allargamenti, sarebbe bene che l’Unione europea dedichi i prossimi due lustri ad integrare sul serio i suoi popoli con un occhio di particolare riguardo nei confronti dei nuovi arrivati dell’Europa centro- orientale, abbandonando ogni sogno di arrivare in riva al Bosforo. Ne va della sua stessa sopravvivenza.