giovedì 4 settembre 2014 - soloparolesparse

Vino rosso sangue di Fabrizio Borgio

Trovarsi di fronte ad un romanzo che è un vero e proprio noir (o quasi, comunque ben al di là del giallo classico) ambientato nelle colline langarole è un’esperienza affascinante, perchè finisci per riconoscere luoghi, profumi, odori, sensazione ed anche la parlata locale. Ed in questo ambiente che sa di casa capita poi che ti trovi nel pieno del mistero.

E’ stato quindi un piacere fare la conoscenza di Giorgio Martinengo, investigatore privato nato dalla penna di Fabrizio Borgio, in quella che è la sua prima (e pare di capire non ultima avventura): Vino rosso sangue. Titolo che peraltro (ovviamente) nel vostro appassionato argentiano richiama alla mente altre storie molto torinesi.

Siamo a Castagnole, tra Langhe e Monferrato, e Martinengo viene ingaggiato da Elena Rondissone per indagare sulla scomparsa del padre e (soprattutto) su quella di una bottiglia di vino. I Rondissone sono proprietari di una cantina importante e sostanzialmente guidano anche il Consorzio Nord-Ovest, che riunisce parecchia cantine della zona.

Martinengo indaga e capisce subito che sono in molti a non vedere di buon occhio la sua presenza, ma lui va avanti e ben presto la faccenda s’ingrossa, appaiono cadaveri senza occhi, occhi infilati in bottiglie di vino, tresche amorose segrete e perfino misteriose sofisticazioni dei vini risalenti ad anni passati.

Insomma l’intreccio c’è tutto e Borgio lo sviluppa con sapienza costruendo la trama passo dopo passo e accompagnando il lettore fino alla soluzione finale. Fin qui un giallo abbastanza classico e classicamente costruito, con personaggio precisi e limitati, sorprese che compaiono una dopo l’altra e situazioni che si chiariscono e si ingarbugliano continuamente.

Poi però c’è la parte decisamente noir, che si avvita tutta intorno al presonaggio di Martinengo. Un investigatore che potrebbe arrivare dritto dritto dall’America degli anni ’30 e che invece si trova perfettamente calato nell’astigiano di oggi.
Solo, solitario, gran conoscitore di vini (ha lavorato nell’azienda vinicola di famiglia prima di decidere che la sua strada era un’altra). E poi irresistibile per il genitl sesso, come ogni investigatore da romanzo che si rispetti.

Di lui scopriamo i tratti principali poco alla volta e quasi nulla del suo passato. Sappiamo però che ora è dedito quasi completamente al suo lavoro, che non prevede soste o pause. Coraggioso ma capace di aver paura. Amante del buon cibo e (come detto e naturalmente del buon vino). Una via di mezzo tra il Montalbano di Camilleri el’Astolfi di Umberto Lenzi, ma con immancabile aplomb sabaudo.

E poi c’è la vicenda, che si srotola perfettamente, corredata di personaggi ben costruiti e puntellata di quei tratti macabri che tanto mi piacciono (ma solo qualche pennellata).
Vendette, scomparse, rapimenti, sofisticazioni alimentari che portano fino in Romania e tanto amore e passione per il mondo del vino.

Ora non resta che aspettare con una certa bramosia la seconda avventura di Giorgio Martinengo.

A margine: ho intervistato Fabrizio Borgio, se vi interessa saperne di più.



1 réactions


  • (---.---.---.56) 2 ottobre 2014 10:18

    Dopo aver letto questo articolo ho comprato il libro. Sono arrivato circa a metà.

    Il libro non è male: ha una trama solida, scorre bene, è abbastanza ben scritto, leggere di luoghi conosciuti e vicini è gradevole. Le parole in piemontese spruzzate qua e là sono veramente simpatiche, credo che solo un piemontese possa apprezzarle totalmente, ma chi non è piemontese può almeno incuriosirsi.

    Insomma, sono soddisfatto dell’acquisto; farei un unico appunto alla punteggiatura, peculiare e tavolta sbagliata proprio. Ma comunque questo romanzo è un piacere da leggere.

    Grazie e saluti.


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