lunedì 20 agosto 2018 - Marina Serafini

Verde

 
Un prato inzuppato di pioggia, i fili d'erba solleticano i polpacci nella mia goffa andatura su questo tappeto odoroso, che come una spugna rilascia l'acqua ad ogni mio passo. 
Attraverso un campo scomposto, selvatico e verde, verdissimo. Picchiettato dai tenui colori di capolini fioriti, sparsi elegantemente un po' ovunque.
 
Lì sopra il cielo è occupato da gonfie nuvole scure, che assumono forme pompose, e mutano spostandosi via in fretta, seppure ammassate, come un unico e morbido corpo, sospinto dalle fredde correnti dei bizzarri venti montani.
Qui e la' solo brevi schiarite, spade di luce riescono a rompere il muro, a sbucare in transitori pertugi. Va tutto molto veloce, mentre io sono quaggiù, a muovermi lenta sulla terra bagnata. 
 
E osservo i rami del pino, ornati di perle cadenti, attratte dal suolo, e ondeggiano le punte argentate dei salici, che come ogni anno di questo periodo, impreziosiscono le chiome brillando nell'aria con i loro riflessi.
 
Il grigio che piove dal cielo rende la vegetazione piu' verde, la fa apparire più viva, e avverto come una forza che vibra e percorre il mio corpo.
 
Un pomeriggio di fine agosto, in solitario ascolto di ciò che mi accoglie. Se mi avvicino a quella pozza accadrà, lo so bene: le piccole rane vi salteranno dentro veloci, con le lunghe zampe scure e quel musetto appuntito che rimane all'esterno, ad osservare il vasto mondo dell'aria. Fintanto che il pericolo sia contenuto, ovviamente...
 
E allora mi avvicino pian piano, voglio provare il noto piacere di poterle osservare, immobili, colorate, con gli occhi attenti e quel ritmo costante che danza sotto la gola. Un respiro di vita in un ambiente pulito.
 
Si accorgono della mia presenza, e lestamente si lanciano in acqua: alcune posso solo sentirle dal tonfo che fanno immergendosi, qualcuna invece riesco a vederla, nel salto che conduce nel luogo sicuro, proprio a mezz'aria, dove il corpo in verticale inizia a incurvarsi per ridiscendere a terra - o in acqua, più propriamente.
Una squadra di atleti olimpionici!
 
Ce ne sono di scure, che si mimetizzano bene nel fango, e ve ne sono di color verde brillante; sono di ogni misura, distribuite nell'erba in ordine sparso. E' difficile distinguere, in tutto quel verde, le snelle figure - di certo non per caso. Sono piccoli viventi, non sono aggressivi... Nuotano, saltano e cantano... In qualche modo dovranno pure proteggersi!
 
D'estate competono attraverso concerti amorosi, scavalcandosi agilmente nell'acqua e nel limo. A differenza di me, che ho i vestiti impregnati di pioggia, i capelli bagnati appiccicati sul volto, e la camminata pesante, intanto che passo con passo, fatico a estrarre i miei piedi dal fango spugnoso. 
 
Ma provo una grande allegria, tra le gocce e le fronde agitate, illuminata da un cielo invasato, e spintonata da questo vento freddo e impietoso, intessuto di accesi lampi incrinati, rumorosi e fugaci.
 
Procedo con ritmi alternati, in questo mondo vivace, fatto di luce e di anime vive, che suona, a volte in modo un po' greve, il respiro del giorno.
Il giorno che appartiene anche a me.


4 réactions


  • Antonello (---.---.---.2) 20 agosto 2018 13:57

    Tagore,Saba,Neruda Trilussa,c’e’ un misto in questa bella visione della natura che solo una sensibilita’ individuale vede al di la’ degli occhi.

    Antonello

  • Dokko (---.---.---.86) 21 agosto 2018 07:59

    Ho chiesto a mr.Dokko, che parla anche ranocchiese, di commentare questa umida poesia, non potendo con le mie zampette usare uno smartphone acquatico... "Sì sono proprio IO la ranocchietta della foto con le sue calze mimetiche e il camiciotto vede tirato a lucido. Non mi sono mai vista così graziosa, osservata dagli occhi del gigante che fuggo quando sento i suoi passi fangosi. La prossima volta, coraggiosa, mi volterò con un sorriso."


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