martedì 1 marzo 2016 - marina bontempelli

Venezia, dittico al Teatro Malibran: una produzione realizzata dai giovani e adatta ad avvicinare i giovani al teatro d’opera

Bepi Morassi, coordinatore e supervisore del progetto “Atelier della Fenice al Teatro Malibran” firma la regia del dittico Hazon-Wolf Ferrari.

Avviato nel giugno 2011, il progetto “Atelier della Fenice al Teatro Malibran” per il 2016 lascia il repertorio Rossiniano per avviare una nuova fase con questo nuovo allestimento del dittico di opere novecentesche composto da “Agenzia Matrimoniale” di Roberto Hazon e “Il Segreto di Susanna” di Ermanno Wolf-Ferrari. Due brevi atti unici che tratteggiano con sapiente leggerezza i rapporti di coppia: Roberto Hazon dà vita con autentica umanità a un’opera ironica e meta-teatrale, “Agenzia Matrimoniale” mentre Ermanno Wolf-Ferrari, cinquant’anni prima, componeva la scanzonatamente salottiera” Il Segreto di Susanna”. E’ interessante notare come tutte e due le opere siano legate da un “non detto”: per “Agenzia Matrimoniale” l’equivoco nasce dal pudore di dichiarare il proprio status sociale, per “Il Segreto di Susanna” l’abitudine al fumo che la protagonista non vuole far sapere al marito ed in entrambe il rapporto tra musica e testo è strettissimo. Nella musica di Hazon, di cui quest’anno si celebrano i dieci anni dalla scomparsa, riconosciamo un forte, moderno respiro internazionale: jazz, Gershwin, ma anche il mondo francese della prima metà del novecento, da Debussy a Ravel, a Poulanc. Essa inizia con una pagina di teatro brechtiano in cui la “barbona” accompagnandosi con la fisarmonica canta una melanconica “cansún”. Alla fisarmonica sono dedicati uno spazio e una funzione decisamente importanti nella connotazione del contesto nostalgico e melanconico e in questa bella produzione veneziana è affidata al bravo Luca Piovesan che riesce a strappare al suo strumento suoni e atmosfere notturne, di periferia della povera gente. Quattro i personaggi per “Agenzia Matrimoniale”, Argia, Gladys Rossi, che ne delinea un personaggio un po’ nevrotico, Adolfo è Armando Gabba, che delinea il suo personaggio con timbro baritonale tipicamente italiano con sensibilità e gusto. Deliziosa Lieta Naccari che canta con garbo le sue battute e svolge il ruolo di segretaria con simpatica e credibile presenza scenica. Morassi sceglie di vestire la “barbona”, Elisabetta Martorana, in scintillante abito da sera, forse identificata quale alter-ego di Agia e dei fasti di un fantasticato passato in palcoscenico. Solo due personaggi invece nel Segreto di Susanna , Arianna Venditelli, la contessa Susanna e Bruno de Simone, il conte Gil, che hanno saputo esaltare con gusto d’istintiva naturalezza il raffinato senso della melodia di Wolf-Ferrari. Impeccabile Davide Tonucci nel ruolo muto di Sante. Incantevole la musica di Wolf-Ferrari, a cominciare dalla celebre e brillante Sinfonia. Enrico Calesso, a capo dell’Orchestra del Teatro La Fenice, riesce a creare la magia di un cesello sonoro creando per entrambe le opere una sensibile sinergia tra scena e musica. Scene semplici ed eleganti di Sebastiano Spironelli, belli e coerenti i costumi di Caterina Righetti realizzati dalla Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia così come le luci. La regia è di Bepi Morassi che ha cercato per entrambe una chiave interpretativa emozionale che mettesse in luce la dimensione psicologica dei personaggi femminili rispetto ai quali gli uomini fungono fondamentalmente da spalla. Ottimo successo.




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