giovedì 9 marzo 2023 - marina bontempelli

Venezia, al Teatro la Fenice Frédéric Chaslin dirige Mozart e Fauré

Jonathan Darlington costretto ad annullare a causa di un incidente di fine gennaio

Alla testa dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice

 Frédéric Chaslin ha “salvato” il settimo concerto della Stagione Sinfonica 2022-2023, sostituendo Jonathan Darlington e proponendo comunque il programma previsto: la prima parte del concerto dedicata a Wolfgang Amadeus Mozart, con l’esecuzione dell’ouverture della Zauberflöte e il Concerto n. 20 in re minore kv 466; la seconda interamente dedicata al Requiem op. 48 per soli, coro e orchestra di Gabriel Fauré.

L’ouverture della Zauberflöte, composta dal genio di Salisburgo nel settembre del 1791 ad opera completata, ha aperto dunque il concerto. E’il brano da cui emerge la complessità e l’ambivalenza di tutta l’opera e mette in luce il suggerimento farsesco così come le letture interpretative di taglio massonico. Chaslin, che già nel 1981 si laurea nella classe di accompagnatore al Mozarteum di Salisburgo, ci propone una lettura chiara e in linea con gli aspetti simbolici e il clima arcano dell’opera, mentre l’Orchestra del Teatro lo asseconda nelle due sezioni, l’enigmatico Adagio e il dinamico e luminoso Allegro.

Il Concerto n. 20 in re minore per pianoforte e orchestra kv 466, vede di nuovo Mozart protagonista. Per lo spirito ‘Sturm und Drang’ che lo pervade e le sue anticipazioni romantiche, sarà uno dei pochi lavori di Mozart ad avere fortuna nell’Ottocento. E’ un brano in cui opera italiana, teatralità e virtuosismo si combinano a regola d’arte e vede Chaslin e l’Orchestra del Teatro in dialogo con il pianoforte di Davide Ranaldi, giovane pianista già vincitore nel 2021 della XXXVII edizione del Premio Venezia. Ranaldi, dotato di “qualità tecnico-musicali di altissimo livello” come recita la menzione speciale al suo diploma al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e definito pianista eccezionale, enfatizza il discorso orchestrale in piena evidenza nelle vertigini sinfoniche, arricchendolo di sottile intimismo in un dialogo di grande espressività.

La seconda parte del concerto coinvolge anche il Coro del Teatro, preparato da Alfonso Caiani e le voci soliste del soprano Hilary Cronin e del baritono Armando Noguera nel Requiem op. 48 per soli, coro e orchestra di Gabriel Fauré.

Nell’idea originale, Fauré intendeva che lo spirito, il colore e le dimensioni del pezzo risultassero intensamente e intimamente cameristici e non ha mai completamente rinunciato ai colori e all’intensità ammorbidita dell’idea originale pur avendo nel tempo arricchito la strumentazione.

Nel concerto cui abbiamo assistito, Hilary Cronin non ha espresso la pacata serenità di una voce linda, destinata dal compositore ad essere quella di un fanciullo per purezza di timbro, ingenuità e trasversalità di genere. Il coro, pur generoso di nuances interpretative, all’inizio ha segnato alcune disomogeneità.

Il pubblico ha apprezzato il concerto dedicando gli applausi più calorosi al maestro francese e al pianista Davide Ranaldi.




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