martedì 10 ottobre 2023 - marina bontempelli

Venezia – al Teatro Malibran l’Orlando Furioso di Antonio Vivaldi

Il rigore di Diego Fasolis per un cast di alto livello in una fantasmagorica messinscena 

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Riscoperto verso la fine degli anni Settanta del Novecento grazie a Claudio Scimone, l’Orlando furioso, insieme al repertorio operistico vivaldiano, ha ritrovato con successo il suo posto in cartellone.

E’ ritornato così a Venezia, dopo solo cinque anni, nel Teatro che deve il nome a Maria Malibran, Orlando furioso di Antonio Vivaldi, opera ispirata all’omonimo capolavoro di Ludovico Ariosto su libretto di Grazio Braccioli proposto nell’allestimento della Fondazione Teatro La Fenice e realizzato in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca.

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In questa produzione la trama viene abbondantemente snellita rispetto alla raccolta di quarantasei canti dell’Ariosto, sforbiciando via la guerra santa tra cristiani e musulmani, a favore dell’aspetto sentimentale del poema cinquecentesco. E’ un dramma per musica in tre atti che in questa versione risulta apprezzabile dal pubblico contemporaneo che mal sopporta i tempi consueti per lo spettatore del Settecento. La revisione drammaturgica operata da Fabio Ceresa e Diego Fasolis non intacca comunque la caratterizzazione psicologica dei personaggi né la coerenza della narrazione e, come dice Fasolis, offre allo spettatore un sunto della perizia e della raffinatezza di Vivaldi.

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Ne esce uno spettacolo godibilissimo, equilibrato nella durata e nel ritmo, con tutti i tòpoi del teatro musicale barocco: ambientazione fantastica dove prevale la sorpresa di vedere la meraviglia di una scenografia di sogno tra cavalli/uccelli e mostri mirabolanti nella fitta trama di incontri, duelli, amore, tradimenti, magie, sortilegi e stregonerie con Orlando, pazzo, che si arrampica sulla luna.

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Artefice di tutto questo incanto è il team creativo composto da Fabio Ceresa per la regia, lo scenografo Massimo Checchetto e Giuseppe Palella per i costumi scintillanti, mentre il disegno luci è di Fabio Barettin.

Di altissimo livello la parte musicale in cui Diego Fasolis, specialista e cultore di questo repertorio, è responsabile nonché maestro al cembalo e direttore degli ottimi Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Fasolis tiene a precisare che «Siamo di fronte a un capolavoro realizzato anche con una grande ricchezza dal punto di vista formale. Recitativo secco, recitativo accompagnato, ritornelli strumentali onomatopeici, concitati vocali, battaglie, lamenti…» e che è dunque tempo di restituire ad Antonio Vivaldi il posto che merita.

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Le voci offrono un felice esempio di cast vocale ben assortito e affine.

Sonia Prina, Orlando, sfoggia sicurezza interpretativa con voce di contralto omogenea e pastosa unita a doti attoriali che le consentono di esprimere adeguatamente la pazzia del protagonista. Lucia Cirillo, mezzosoprano dal bel timbro vocale, dona il giusto carattere alla figura di Alcina. Michela Antenucci, soprano generosa di nuances interpretative, ha interpretato il ruolo di Angelica. Il mezzosoprano Loriana Castellano dà voce e corpo a Bradamante con chiarezza di pronuncia ed elasticità vocale. Il mezzosoprano Laura Polverelli è stata il dolce Medoro. Il controtenore coreano Kangmin Justin Kim ha riscosso franchi ed espliciti consensi nel ruolo di Ruggiero in un’interpretazione interiore, derivata da un attento scavo psicologico del personaggio e favorita dall’intensità del fraseggio appassionato ed intelligente. Luca Tittoto, basso, ha convinto per la voce di grande qualità nel ruolo di Astolfo.

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Perfettamente in linea con l’eccellente cast vocale sono stati gli interventi del Coro del Teatro istruito dal Maestro Alfonso Caiani. Le fluide ed eleganti coreografie hanno dato il loro contributo all’atmosfera fiabesca e fascinosa.

Pubblico unanime nell’esprimere la propria soddisfazione, in particolare per Kangmin Justin Kim. Applausi prolungati e ripetute chiamate alla ribalta per tutti.




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