venerdì 3 dicembre 2021 - marina bontempelli

Venezia, Fidelio e Chung

Nuovo allestimento del Teatro La Fenice, Fidelio apre la Stagione lirica 2021-2022

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Presentato nella versione 1814 con la possente ouverture Leonore n.3, Fidelio di Beethoven è tornato in laguna dopo più di vent’anni di assenza.

Soprassiedo alle regole delle recensioni teatrali che prevedono di iniziare da ciò che si vede, la scena, e comincio piuttosto dalla MUSICA e vale a dire da Beethoven e dal direttore, Myung-Whun Chung, che ha definito Fidelio “Un’opera sull’amore, la libertà e la fraternità”. Riconosciuto universalmente come uno dei massimi interpreti di Beethoven, il maestro coreano ci ha offerto una direzione di Fidelio impregnata della sensibilità umana che lo contraddistingue curando una lettura meno vigorosa, ma più intima di altre alle quali siamo abituati. Illuminato da grande disciplina e da un altissimo senso morale Chung sintetizza nella frase “Perché tutti noi dobbiamo sempre cercare di migliorare” i suoi principi sulla vita e sulla musica. Il tutto a favore di scelte attente dei tempi, delle nuance dinamiche e del fraseggio.

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Anche la collaborazione col regista, Joan Anton Rechi, è stata proficua. Rechi ha voluto definire il suo lavoro “Uno spettacolo concreto con alcuni risvolti simbolici” e ha combinato i due elementi, l’amore coniugale e l’intrigo politico con una caratterizzazione dei personaggi di tipo intimista. Per la scena (di Gabriel Insignares) del primo atto il regista prende ispirazione da un fatto storico avvenuto nella Spagna degli anni Quaranta in cui i prigionieri, lavorando alla costruzione di un monastero, riducevano attraverso il lavoro la pena da scontare ed ecco dunque il carcere all’aria aperta in cui i prigionieri lavorano alla realizzazione dell’enorme testa di un leader che non arriverà mai alla conclusione. La scena del secondo atto, in contrapposizione, è cupa e ambientata sottoterra.

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Contemporanei e semplici i costumi di Sebastian Ellrich, di effetto le luci di Fabio Barettin.

Tamara Wilson è una Leonore-Fidelio dalla presenza credibile, alcuni suoni acuti risultano spinti, ma l’interpretazione è ricca di sfumature. Il tenore americano Ian Koziara, nella parte di Florestan, si è trovato purtroppo in una situazione vocale di difficoltà che non gli ha permesso di emettere suoni morbidi e coperti al di sopra del registro medio-alto compromettendo la sua prova. Ekaterina Bakanova, Marzelline, spicca su tutti per freschezza vocale, garbo e omogeneità nel timbro, Tilmann Rönnebeck è un cordiale e amabile Rocco e Leonardo Cortellazzi un simpatico Jaquino.

Completano il cast il tenebroso Oliver Zwarg, Don Pizarro; Bongani Justice Kubheka, Don Fernando; Dionigi D’Ostuni e Antonio Casagrande, rispettivamente primo e secondo prigioniero.

Degni della loro fama l’orchestra e il coro del Teatro istruito dal maestro Claudio Marino Moretti.

Applausi per tutti, ovazioni per Chung, successo entusiastico.

Marina Bontempelli




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