martedì 6 dicembre 2022 - marina bontempelli

Venezia – Al Teatro La Fenice inaugurata la Stagione Lirica 2022-2023 con Falstaff di Giuseppe Verdi

Successo trionfale per il nuovo allestimento della Fondazione

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Poiché Verdi aveva musicato tante tragedie, negli anni ’70 dell’Ottocento venne pubblicato un articolo nel quale Gioachino Rossini sosteneva che non era in grado di comporre opere di genere comico. Punto nell’orgoglio il maestro di Busseto musicò Falstaff proprio nel tempo della sua maturità, a quasi ottant’anni. Quest’ardita operazione fu possibile anche grazie ad Arrigo Boito, cui si deve il libretto, colui che all’inizio dell’Ottocento come tutti gli scapigliati sosteneva la musica tedesca a scapito di quella italiana, ma che la vita fece avvicinare a Giuseppe Verdi e che ebbe il merito di “svecchiarlo”, anzi ringiovanirlo proprio per la sua ultima fatica.

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Ne uscì un capolavoro dell’opera comica.

Adrian Noble, firma autorevolissima del teatro scespiriano, sigla la vivace regia, ricca di movimento e controscene. La commedia The merry Wives of Windsor e il dramma The History of Henry the Fourth, da cui è tratta la storia, si intrecciano nel primo atto con le scene di A Midsummer Night’s Dream, che prende vita silenziosamente nel Globe, teatro nel teatro, dello scenografo Dick Bird, con i bei costumi firmati da Clancy e le luci affascinanti di Jean Kalman e Fabio Barettin.

C’è grande animazione sul palcoscenico, con i comprimari che partecipano alla recitazione e con coro, comparse e mimi (puntuali i movimenti coreografici di Joanne Pearce). Tutto è gaio, tutto scorre con un ritmo mai banale o eccessivo.

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il barman Gennaro Florio della Taverna La Fenice ha dato vita a un nuovo cocktail ispirato alla figura del protagonista dell’opera.

Vero mattatore della serata è Nicola Alaimo, Falstaff impeccabile vocalmente che parimenti ha saputo interpretare un personaggio credibilissimo partendo da una spontanea naturalezza che la regia di Noble ha saputo valorizzare. Vladimir Stoyanov, ha interpretato Ford e con voce sicura ha fraseggiato con classe rendendo chiaro il concetto di “parola scenica” caro a Verdi nelle lettere ad Arrigo Boito. Selene Zanetti è stata Alice Ford, furba e vezzosa sia vocalmente che nelle movenze. Caterina Sala, è emersa come una Nannetta dalla voce fresca di giovane innamorata di Fenton, René Barbera, tenore dotato di levigatezza di suono e ben calato nella parte. Nel ruolo di Miss Quickly, Sara Mingardo, dalla celebre voce di contralto ricca di sfumature, pronta e misurata comare esperta della vita. Buona la prova di Veronica Simeoni che interpreta Mrs Meg Page.

Hanno completato autorevolmente la compagnia di canto Christian Collia, Dr. Cajus, Cristiano Olivieri, Bardolfo e Francesco Milanese, Pistola.

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Lorenzo Quinn, uno dei più noti esponenti della scultura figurativa, figlio del grandissimo attore Anthony Quinn e della costumista veneziana Jolanda Addolori, ha voluto omaggiare questa inaugurazione esponendo in Teatro una sua opera che fa parte del progetto ‘Baby 3.0’, serie di tre sculture raffiguranti neonati.

In grande spolvero il Coro, preparato da Alfonso Caiani, e l’orchestra del Teatro che in linea di continuità con gli altri titoli verdiani presentati nelle passate stagioni, è stata diretta dal maestro Myung-Whun Chung. Il maestro mantiene una lettura aderente all’epoca della composizione dell’opera, con le sonorità generose tipiche verdiane, anche con passaggi convulsi, ma indugiando malinconicamente nelle parentesi introspettive, offrendo il giusto rilievo ora comico ora belcantistico. Chung ci ricorda che «…Nel Falstaff non si ride e basta: si è toccati nell’intimo, per poi abbandonarsi al sorriso, perché “tutto nel mondo è burla”».

Successo senza riserve per questo allestimento tradizionale, a conferma del principio di Metastasio espresso ne Le Cinesi “Ché quel che si fa ben è sempre nuovo”.

Applausi generosi -anche a scena aperta- e ripetute chiamate per Alaimo e Chung.




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