mercoledì 27 luglio 2011 - Marco Barone

Val di Susa: si rischia il morto?

Mentre scrivo ho innanzi ai miei occhi una boccettina d'acqua.
Una piccola boccettina di vetro che mi è stata regalata da un grande amico e che racchiude tutti i sapori e le bellezze di madre natura.
Del Mar Ligure.
Questa boccettina mi è stata regalata dopo il corteo di Genova 2011.
La cosa che mi ha più sorpreso di quel corteo è stata l'umanità ma nello stesso tempo la forza l'energia che ho visto e percepito nelle donne, negli uomini nei bambini della Valle che non si arrende.
La Val di Susa.
Avevano una marcia in più rispetto a tutti gli altri manifestanti.
Nei loro occhi vedevi la luce della speranza ma anche il furor naturale della rabbia.
Furore figlio di un amore che deve esser difeso, protetto e tutelato.
Determinazione.
Convizione.
Amore.
Amore profondo per la loro terra.
O meglio amore immenso per quella terra che li ha cresciuti, difesi, coccolati e che ora, per un progetto folle che è ben spiegato in questo link, il capitalismo vuole semplicemente distruggere.
Con la complicità, come sempre accade, di tutti gli apparati.
Apparati repressivi, politici e mediatici di Stato in questo stato di cose.
Penso per esempio alla vicenda della Stazione di Roma Tiburtina.
In tutti modi, con una sottigliezza non poi molto sottile, si cercava l'atto doloso.
Atto doloso che ovviamente se comprovato sarebbe stato in qualche modo ricondotto alle proteste contro la Tav.
E quindi, per strana non magia alla Val di Susa.
Ma i Vigili del Fuoco hanno detto no.
Non è atto doloso.
E' un corto circuito.
Quel corto circuito che prima o poi manderà totalmente in fiamme l'intero sistema oggi vigente.
 

Penso per esempio al danneggiamento dei mezzi dell'Italcoge.
Il movimento No Tav ha preso le distanze.
Sostenendo a chiare lettere che questo gesto non è un favore al movimento notav, ma anzi un danno e un modo d’intendere la lotta che non ci appartiene. Questo atto va nel senso contrario alle inziative notav, che fanno della partecipazione e della resistenza di massa il nodo centrale di una battaglia che non fa sconti a nessuno, però ferma su alcune prerogative che non sono rappresentate da gesti simili.
 
Ma penso anche al blitz innanzi ai cancelli della Italcoge.
Ecco cosa riporta repubblica.it, sito internet più letto in Italia: "Trattativa con le forze dell'ordine. Prima il gruppo si è radunato davanti ai cancelli, poi è entrato nel piazzale interno e in azienda sono arrivati i carabinieri in massima allerta dopo che nella notte tra domenica e lunedì alcuni camion della Italcoge erano stati dati alle fiamme. Dopo una lunga trattativa i manifestanti, tra cui diversi esponenti dei centri sociali, sono tornati fuori e si sono sdraiati però davanti ai cancelli. In tutto alla protesta partecipano circa un centinaio di persone.

Intorno alle 9 il gruppo ha finalmente lasciato un varco per far uscire i mezzi dell'azienda. L'allerta resta però alta: i No Tav hanno salutato con grida e insulti ogni camion dell'impresa valsusina. Sul posto la Digos e i carabinieri contiuano a controllare la situazione".
 
Ecco cosa sostiene il Movimento notav, che ha partecipato al "blitz"...
Nonostante i titoli delle prime agenzie, che parlano di blitz notav, il presidio non ha bloccato nessuno, ma ha volantinato davanti ai cancelli della ditta, informando gli operai sui perché ci opponiamo al cantiere e sui motivi dell’opoosizione della Valle, smascherando le balle che raccontano ai lavoratori stessi.
C’è stato un lungo colloquio con gli operai che hanno poi potuto prendere i camion e recarsi a fare quello che fanno tutti i giorni, forse con qualche motivazione in meno, e qualche verità in più. Il volantinaggio continua in mattinata al mercato di Susa.
 
Praticamente due realtà diverse.
La prima, quella della stampa, falsa e mistificata, è chiaramente indirizzata verso la cattiva informazione che in qualche modo è utile alle ragioni del potere, la seconda, quella reale, non è presa in considerazione.
Dove vogliono - gli apparati, i sistemisti - arrivare in Val di Susa?

Lo scorso giorno un manifestante, l'ennesimo dopo i fatti del 3 luglio, ha ricevuto in faccia i lacrimogeni sparati ad altezza uomo, a poca distanza dalle forze del "loro"ordine.
Risultato? Fratture al naso e mandibola, lacerazioni interne a palato e gengiva, maschera antigas dilaniata. E se non avesse avuto la maschera? 
Probabilmente avrebbe rischiato la vita.
Vogliono, i sistemisti, il morto in Val di Susa?
Penso proprio di sì.
Ho solo il dubbio, se lo voglion tra le fila di chi difende la terra dall'esproprio capitalistico, chi difende madre natura dal potere economico del sistema, o tra chi difende il "loro" ordine.
 
Ciò sarà lor utile per sferrare l'attacco finale, bestiale, per demonizzare un movimento che si oppone al potere esistente.

Genova, ahimé, ha fatto scuola.

Ho ancora in mente gli occhi della gente, bella libera e spontanea della Valle che non si arrende.
E' una lotta non per fini strumentali comoda alle logiche di quale apparato politico.
Perché destra e sinistra istituzionale sono tutti complici della Tav, tutti complici del funzionamento distorto e malato del sistema oggi presente.
Io sto con la Valle.
Io sto con chi difende la terra, i beni comuni, la natura.
Io sto con chi con immensa semplicità e natural rabbia e amore per la vita lotta contro il capitalismo.
Perché la Valle è l'ultima roccaforte della voce reale che si oppone al regime apicale.



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