giovedì 23 maggio - Laura Tussi

Un Centro di Educazione alla Pace e la sperimentazione di forme creative di coinvolgimento, sulla scia del pensiero di Alex Langer

Sin dagli anni ottanta il Centro di Educazione alla Pace di Rovereto ha portato avanti una fondamentale attività per la diffusione di una cultura di pace e nonviolenza attraverso iniziative innovative che hanno fatto scuola in tutta Italia. Il tutto nel segno di una figura storica del mondo dell’attivismo trentino, italiano e internazionale: Alex Langer.

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Le guerre e una condizione violentista conclamata in Europa e nel mondo

Comiso, Baghdad, Sarajevo… Erano gli anni ottanta, e poi novanta: a livello nazionale e globale si assisteva quasi inermi, ma con una grande volontà di azione e cambiamento, a condizioni di violenza e ferocia conclamate che continuavano la storia di sempre con un’accelerazione dopo gli eventi del 1989. Proprio nei giorni in cui ricorre il 28esimo anniversario della morte di uno dei maggiori protagonisti della scena pacifista: Alex Langer.

Un’alternativa potenziale con tutto l’indotto reticolare di associazioni per la creatività e per il ripudio delle guerre e dei fascismi

Ma sembrava che un’alternativa fosse possibile: la capacità di mobilitazione, sollecitata da organismi collettivi e da reti spontanee e in espansione strutturata. Era la prova di una opinione pubblica indisponibile ad accettare gli orrori delle nuove guerre e la logica dell’iniquità e dell’ingiustizia sociale in diversi settori. Il concetto di comunismo cominciava a essere reinterpretato dopo il 1989 e riattualizzato in questi ambiti sociali di interazione e dialogo.

In una chiave comunista di educazione al dialogo per la pace: “fuori la guerra dalla storia”

Senza illusioni di un successo immediato, vista la disparità delle forze, ma con la consapevolezza che la nuova società aveva possibilità di sbocciare: quella della partecipazione in chiave pacifista e comunista e quella che ad un certo punto si sarebbe riassunta nello slogan “fuori la guerra dalla storia”.

Laboratori che educano alla molteplicità, alla complessità e al pluriverso di culture, esperienze, saperi e fedi

Con orgoglio si è parlato e si è sentito il riconoscimento dall’esterno di un laboratorio Trentino per la nonviolenza e di educazione alla pace, e di formazione alle dottrine politiche, come il comunismo e diversi mondi di riferimento politici e religiosi – laico, cattolico, valdese, islamico eccetera – che vi hanno partecipato.

Nel bel mezzo di un incrocio e di un crogiolo di progetti e iniziative per creare attività in un microcosmo, e anche perché no, macrocosmo di pace

Di questo laboratorio, Rovereto e il Trentino, sono stati un centro felice e chi, per volontà o per caso, ha potuto circolare tra questo incrocio di progetti, ne ha misurato l’impegno e le potenzialità non sempre pienamente realizzate. Nel piccolo ambito di Rovereto, gli attivisti si sono sentiti grandi, aperti, collegati con il mondo e le sue miserie, ma anche le sue forze nobili, impegnati sui temi che entro lo sguardo critico sui giochi planetari, erano e sono le direttrici per il pensiero e l’azione di una nuova civiltà, di un’azione terrena basata sul comunismo degli ideali.

Gli attivisti per la pace sempre attenti alla realizzazione di contesti di convivialità, confronto, condivisione

La pace, i diritti, l’ambiente, la crescita di panorami nuovi di cittadinanza, la crisi dei comunismi. Su questo gli attivisti si sono impegnati operando su una molteplicità di livelli: dalla manifestazione all’approfondimento tematico, dai progetti con le scuole e i primi incontri e percorsi civicamente interculturali.

Da Auschwitz a Hiroshima e gli orrori del secolo breve che non devono ripetersi nella storia dell’umanità, ma che purtroppo si ripresentificano come spettri di un atroce passato

Il comitato delle associazioni per la pace e i diritti umani era molto attivo e ha una lunghissima storia nel pensiero delle ideologie del ventesimo secolo che si apriva con tutto il suo bagaglio di contraddizioni, ma anche di atrocità, da Auschwitz a Hiroshima per aprirsi al ventunesimo secolo e alle sue complessità nella coscienza planetaria e nelle comunità di destino.

Un interscambio per la pace e una crescita generazionale, di genere e intergenerazionale: il dialogo del prisma delle differenza e diversità

L’opposizione ai missili Cruise e la carica ideale terzomondista, con un ideale di comunismo e condivisione mondiali, sono state alle radici di un soggetto rimasto attivo fino ai tempi attuali. Sono ancora presenti le realtà fondatrici, se ne sono aggregate altre nate in seguito, si sono promossi gruppi di lavoro e nuove esperienze di associazionismo strutturato e di incontro informale. Si è affermato più che una ricambio, una crescita generazionale e intergenerazionale, nell’avanzata del pensiero che acquista attualità con il disarmo nucleare universale.

La dialettica interna anche sulla politica e l’ideale comunista, a volte anche non poco sofferta, è stata garantita dai diversi mondi di riferimento politici che vi hanno partecipato

Il centro di educazione permanente alla pace, gestito dal comitato, dal 1992 è il luogo fisico per la progettualità, la formazione, la testimonianza, la documentazione. Intorno a queste istanze è stata pensata e perseguita la rete per l’educazione alla pace a livello nazionale. Qui si sono incontrati una moltitudine di protagonisti dal basso: Testimoni dalla ex Jugoslavia, nonne e madri di Plaza de Majo, parenti di deportati civili e razziali per motivazioni politiche e deportati politici stessi tutti sopravvissuti ai lager e campi di sterminio nazifascisti, monaci tibetani, come anche attivisti di tanti paesi africani e così via.

Per un potenziamento dell’ONU e dei cardini del diritto internazionale

Qui si sono avvicinate ottiche diverse e culture tra le più disparate e si sono svolti percorsi importanti sul potenziamento delle iniziative e soprattutto sull’emancipazione della donna: si è cercato di analizzare insomma quel processo dal quartiere all’ONU, al palazzo di vetro a cui qualcuno degli attivisti è arrivato davvero.

Il mondo è la nostra patria e persino l’universo. Con noi nessuno è straniero

Si sono sperimentate forme creative di coinvolgimento. E si sono avviate le prime proposte di formazione rivolta agli insegnanti per far entrare nella scuola metodi e contenuti coerenti con un diverso futuro, senza prescindere dal passato e dal passato prossimo. Sono partiti i primissimi, volontaristici corsi di italiano per stranieri, che erano contemporaneamente occasioni di conoscenza reciproca. Si sono sviluppate diverse iniziative sui beni comuni, a partire dalla campagna sull’acqua e sul nucleare civile e militare e le proposte per uno sviluppo sostenibile.

L’incontro con esperienze di persone provenienti da lontano. Da dove vieni? mi ha portato il vento

A Rovereto fa centro il comitato migranti, una larga rete per l’accoglienza in relazione, tramite incontri e corsi con i giovani profughi ospitati nel territorio. Negli anni novanta del secolo scorso, Rovereto ha visto svilupparsi progetti di ricerca e informazione a respiro internazionale con i quali il comitato ha cercato di interagire, come l’Università dell’istruzione dei popoli per la pace e l’osservatorio sui Balcani e Caucaso. L’ attività dell’Università dell’istruzione dei popoli per la pace ha portato in città i più impegnati studiosi su pace, nonviolenza, diplomazia popolare e azione politica, globalizzazione. E con questi per le sessioni annuali dei corsi, sono arrivati giovani da tutto il mondo, portatori di vissuti ed esperienze comunitarie e professionali davvero esemplari.

Ragionare con rigore scientifico sui meccanismi del conflitto e della possibilità di dialogo politico, della violenza strutturale e quindi di principi di economia mondiale. Far incontrare in un percorso comune studenti israeliani e palestinesi; portare nelle scuole l’attivista nigeriana, lo studente nepalese, il giornalista colombiano.

Questo e altro ancora si è cercato di portare nel tessuto cittadino fino all’esperienza internazionale

I corsi locali hanno poi investito ambiti molteplici, come l’educazione interculturale, l’amministrazione pubblica, l’economia, la solidarietà internazionale, la cooperazione politica.

E anche su questo si è sempre tentato di portare riflessione ed esperienza a destinatari di più ampio respiro oltre l’azione d’aula.

Ma per tutta questa storia rimandiamo a spazi e strumenti appositi.

È difficile misurare nelle sue ricadute l’attivismo di tante vite, di una comunità variegata e di così ampio respiro e vasta entità di pensiero

Sono sempre stati consapevoli della difficoltà di far percepire alla città la presenza continuativa, il lavoro veramente quotidiano, aldilà delle manifestazioni di maggiore visibilità.

Allargare la partecipazione, agganciare nuovi interlocutori, far circolare idee e proposte in ambienti più vasti. Si sono mantenuti come obiettivi paralleli ad un’iniziativa come il fare memoria di storie di questi decenni, come le deportazioni politiche nei lager nazifascisti, che è una necessità molto impellente. Tanto più lo è oggi, quando è difficile contare sulle grandi risposte pubbliche che hanno accompagnato gli anni novanta. Con la coscienza di quanto si è costruito e la ricognizione su quello che vive, rinforziamo il nostro sguardo verso il futuro. Per superare l’attuale tragica congiuntura di estrema deriva bellicista in Russia e Ucraina e Europa oltre il conflitto, oltre l’estremo limite della potenziale terza guerra mondiale con il suo tragico epilogo nell’Armageddon, ovvero l’apocalisse nucleare.

 

 

Laura Tussi

Su Italia Che Cambia in altra versione

 

Riflessioni sulla contemporaneità:

 

  • Pugliese F., Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche futura, Mattarello – Trento
  • Pugliese F., I giorni dell’arcobaleno. Diario- cronologia del movimento per la pace, prefazione di Alex Zanotelli, Futura, Trento
  • Pugliese F., Per Eirene. Percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia sociale, Forum Trentino per la pace e i diritti umani, Trento
  • Pugliese F., Carovane per Sarajevo. Promemoria sulle guerre contro i civili, la dissoluzione della ex Jugoslavia, i pacifisti, l’ONU (1990-1999), Prefazione di Lidia Menapace, Introduzione di Alessandro Marescotti, Alfonso Navarra, Laura Tussi
  • Manifesti raccontano…Le molte vie per chiudere con la guerra,a cura di Vittorio Pallotti e Francesco Pugliese, Recensione di Laura Tussi, Prefazione di Peter Van Den Dungen, coordinatore generale della Rete Internazionale dei Musei per la Pace e Joyce Apsel, Università di New York
  • Strada G., Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra, in La Repubblica, 2006.
  • Sitografia per approfondire:

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    Bibliografia essenziale:

  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
  • Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altr*



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