giovedì 28 ottobre 2021 - Riccardo Noury - Amnesty International

Udienza Assange, Amnesty: “No all’estradizione, sì alla scarcerazione”

Inizia oggi l’udienza contro la decisione di un tribunale del Regno Unito di non estradare Julian Assange negli Usa.

 

La segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard ha chiesto alle autorità statunitensi di annullare le accuse nei confronti dell’imputato e alle autorità britanniche di non estradarlo e scarcerarlo immediatamente.

Callamard ha reiterato queste richieste dopo che un’indagine di Yahoo News ha rivelato che i servizi statunitensi avevano valutato di rapire o uccidere Assange mentre si trovava all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador di Londra. Queste rivelazioni indeboliscono ancora di più le già inaffidabili assicurazioni diplomatiche fornite dagli Usa che, se estradato, Assange non sarebbe posto in condizioni equivalenti a maltrattamento. Anche perché gli Usa hanno espressamente dichiarato che queste garanzie potrebbero essere ritirate.

Paradossalmente, a quasi 20 anni di distanza nessuna delle persone sospettate di crimini di guerra commessi dagli Usa nelle guerre dell’Afghanistan e dell’Iraq è stata incriminata e tantomeno condannata, mentre colui che ha rivelato tali crimini rischia di trascorrere il resto della sua vita in carcere.

L’udienza dovrà esaminare le cinque motivazioni su cui si basa l’appello presentato dagli Usa contro la decisione presa a gennaio da una corte di grado inferiore di non estradare Assange. Soprattutto, dovrà giudicare la credibilità delle assicurazioni fornite dagli Usa circa il trattamento di Assange, che Amnesty International giudica inaffidabili.

Gli Usa accusano Assange di aver cospirato, insieme all’analista delle forze armate Chelsea Manning, per ottenere illegalmente informazioni riservate. Ai sensi dell’Atto sullo spionaggio e dell’Atto sulle frodi informatiche, rischia fino a 175 anni di carcere.

L’incriminazione di Assange costituisce una grave minaccia per la libertà di stampa, tanto negli Usa quanto altrove. Assange ha svolto attività professionali proprie dell’esperienza quotidiana del giornalismo investigativo.

L’eventuale estradizione di Assange criminalizzerebbe comuni prassi giornalistiche e permetterebbe a quello degli Usa e ad altri governi di prendere di mira giornalisti e scrittori al di fuori delle loro giurisdizioni per aver denunciato le loro malefatte.




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