martedì 6 maggio 2014 - Zag(c)

Treu e Renzi e la strumentalizzazione sul sindacato

Molte volte, quando si ingenera confusione, ritengo che occorra tornare alle origini e ripercorrere il percorso in avanti. È il caso del concetto del sindacalismo che è radicato nella sinistra riformista, della sua funzione nello Stato del welfare e di come esso per i governanti diventi strumento di mediazione, controllo sociale e qualche volta, quando non assolvono alla funzione di cinghia di trasmissione, di scontro (per loro fortuna molto spesso solo parolaio).

La polemica è di questi giorni, per alcune paroline non proprio allineate sussurrate dalla Camusso, vistosi estromessa insieme agli altri due compagni di merenda, buttati come calzini sporchi fuori dalle stanze della concertazione con un “Facciamo a meno di voi, Arrivederci e grazie”.

Treu (quello che ha dato per primo il via alla precarietà) ha compendiato il concetto di sindacato come forza sociale di interposizione fra lavoratori (cittadini) e potere. Ma questo al massimo è la funzione del partito o organizzazione politica, sancito persino dalla Costituzione!
 
La funzione del sindacato non è questa, esso non è nato per questo. Esso è associazione di lavoratori che contratta sui posti di lavoro, migliori condizioni di diritti e salario e all’occorrenza sollevando problemi politici e istanze sociali alle quali il potere politico deve dare delle risposte. Propone istanze, suggerisce risposte; ma solo il potere politico è in grado di assolverle. Mi rendo conto che posta così la questione - prendere posizione a favore di questi dirigenti sindacali-, è opera persa in partenza. Perché il sindacalismo in tutti questi anni ha stravolto la sua funzione, ha perso la sua missione, per diventare, appunto, forza politica intermedia. E per molti anni, gli anni del welfare, gli anni del capitalismo sul modello renano, ha svolto effettivamente questo ruolo. Molti dirigenti sindacali, finito l’incarico sindacale, sono passati direttamente e naturalmente ad assumere ruoli politici nelle istituzioni.
 
Oggi che quel modello capitalistico e quell’equilibro precario fra le forze produttive si è rotto a tutto favore delle forze del capitale, quella funzione è terminata; non solo, ma anche lo stesso concetto di sindacato, come forza organizzatrice del mondo del lavoro è scomparso. La precarizzazione, il ricatto meno diritti e meno salario per un posto di lavoro precario proposto dalla politica (tutta senza distinzioni e senza steccati) ha posto la parola fine al sindacato e Treu ne è stato uno degli artefici e non se ne è reso conto.

Ed è per questo che lo stesso Treu oggi si scandalizza ammettendo i limiti del sindacalismo vecchia maniera. Perché a suo dire il sindacato doveva non solo rappresentare le forze del lavoro, ma tutta la società, i precari, e i disoccupati, quelli che un lavoro, un straccio di lavoro ce l’hanno, e quelli che non ce l’hanno, Insomma assolvere alla funzione, sociale, appunto, di tutta la società per intermediare e controllare il dissenso e gestire il consenso da un lato, in cambio dell’accesso alle stanze della concertazione. Treu è rimasto, insomma, ancorato ad un mondo novecentesco, e non si accorge che quel modello non può funzionare più, da molti anni ormai ha smesso di funzionare e un altro schema ha preso il posto di quello, dove il posto del sindacalismo concertativo e mediatore non serve più alle forze del capitale e quindi alle forze politiche.

Renzi, che è il nuovo che avanza, lo ha capito e dice chiaramente ai sindacati: o fate come dico io e vi accodate senza richieste e senza proferir parola oppure faccio a meno di voi. Renzi l’ha capito (forse perché suggerito?), Treu ancora no. Ha bisogno di studiare, poverino. È questo l’esempio concreto del concetto di renziana memoria di “rottamazione”. Il vecchio che doveva morire e con lui tutto quel mondo è rappresentato come un flash, da Treu.

 

Foto: Wikimedia



2 réactions


  • Spago Spago (---.---.---.38) 11 maggio 2014 14:08

    Ma se il sindacato "è associazione di lavoratori che contratta sui posti di lavoro, migliori condizioni di diritti e salario e all’occorrenza sollevando problemi politici e istanze sociali alle quali il potere politico deve dare delle risposte"

    e non è invece "assolvere alla funzione, sociale, appunto, di tutta la società per intermediare e controllare il dissenso e gestire il consenso da un lato, in cambio dell’accesso alle stanze della concertazione"

    a me sembra che la posizione di Renzi sia più corretta.. rivendicando l’autonomia tra politca-partiti e sindacato.. rottamando la concertazione.. e sradicando un ruolo improprio del sindacato.. in particolare della CGIL che rappresentando solo una quota minima di lavoratori ha avuto un peso e un ruolo anormali nell’influenzare decisioni politiche che riguardano non solo tutti i lavoratori, ma anche tutti i produttori- datori- etc.. i quali pure godono giustamente di rappresentanza politica e hanno diritto a considerazione e risposte..

    se il sindacato prendendo anch’esso una cantonata ha abdicato al suo ruolo proprio e ora è in difficoltà nel doverci tornare.. beh spetta a lui riorganizzarsi.. sia che siano i vecchi sindacati a modernizzarsi o che siano nuovi sindacati a cannibalizzarli, visto che ciò che importa è Il sindacato, non Un sindacato in particolare..

    fatto sta che l’autonomia riconsegna a entrambi maggiore libertà e responsbailità e non è detto che un sindacato slegato dal meccanismo melmoso della concertazione sia per forza debole, indifeso e residuale..

    in parte la stessa autonomia mi pare che Renzi la rivendichi anche da Confindustria, che ha molto criticato alcune sue scelte, e direi che in effetti la trasformazione delle relazioni si completa solo nel momento in cui è rivolta sia ai sindacati dei lavoratori sia alle associaizioni delle imprese.. il percorso, lungi dall’essere concluso, è appena appena accennato per ora.. vediamo se intende proseguirlo.


  • Zag(c) Zag(c) (---.---.---.209) 11 maggio 2014 18:01

    Il sindacato . come ogni sovrastruttura, è in funzione del contesto e dello stato dei rapporti di forza esistente nel conflitto del sociale. Era associazione di lavoratori alla sua nascita, nello stato a modello renano era istituzione atto alla mediazione del conflitto, oggi nello stato della finanziarizzazione del capitale non è più funzionale una intermediazione per gli interessi del capitale e perciò è richiesto loro di "modernizzarsi" . 

    La funzione che viene chiesto loro di svolgere( altro che autonomia) è il sindacato della stanza dei bottoni. Il sindacato non del consiglio di amministrazione delle società ( come era previsto nella prima stesura del Jobs Act e nella mente del suo ideatore Ichino) , ma quello che esce dall’accordo sulla rappresentanza . Un sindacato che previene il conflitto ( annullata quindi la mediazione del conflitto) e che si trasformi in un "Ufficio del personale" azienda per azienda. Non viene chiesto loro autonomia, ma allineamento e subordinazione al modello renziano ( naturalmente non è farina del suo sacco, ma solo l’attuale l’interprete). Che Renzi intende perseguire il suo modello non vi è ombra di dubbio. O cosi o la sua fine. Piuttosto c’è da chiedersi fino a quando questo modello di sindacato potrà reggere di fronte ai costi sociali sempre più crescenti? Potremo ancore sopportare altri esempi di esodati, di precarizzazione sia sul lavoro che nella vita in dosi sempre piu massicce? 

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