lunedì 4 settembre 2023 - Riccardo Noury - Amnesty International

“Tortura psicologica”: giudice Usa accoglie il ricorso del condannato a morte malato terminale

C’è uno sviluppo potenzialmente importante nella vicenda, raccontata più volte in questo blog, di Gerald Pizzutodal 1986 nel braccio della morte dello stato dell’Idaho. In questi 37 anni, la sua esecuzione è stata programmata cinque volte e sempre sospesa. Nel frattempo, è sopraggiunto un cancro alla vescica che non gli lascia alcuna possibilità di vita.

Ma alcuni giorni fa il giudice Barry Lynn Winmill ha annunciato che prenderà in considerazione il ricorso di Pizzuto, che ritiene che lo stato dell’Idaho stia violando le garanzie costituzionali contro le pene crudeli e inusuali. In che modo? Fissando ripetutamente la data di esecuzione (tre volte solo negli ultimi due anni, l’ultima delle quali a marzo) sapendo bene che non ci sarà modo per procedere, a causa della mancanza dei medicinali per l’iniezione letale.

Il giudice Winmill, motivando l’accoglimento del ricorso, ha fatto capire come la pensi:

“È come una roulette russa. Ogni volta che viene fissata la data, Pizzuto non sa se sia il proiettile vero o meno e inizia a vivere un periodo d’incertezza fino a quando il colpo non c’è e il cilindro della pistola torna a girare”.

Affermare che ciò equivalga a tortura psicologica è, secondo il giudice, “plausibile”.

Il procuratore generale dello stato dell’Idaho, Raúl Labrador, non pare preoccupato da questo sviluppo:

“La legge è chiara. Coloro che commettono i reati più gravi meritano quella punizione estrema. Pizzuto è stato condannato a morte. Abbiamo seguito la legge e fissato la data di esecuzione”.

Come se rivendicasse la precedenza rispetto al tumore, lo stato dell’Idaho è sempre determinato a portare a termine l’esecuzione di Pizzuto, il cui futuro, se morire a casa anziché essere ucciso dallo stato, è nelle mani del giudice Winmill.

 




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