mercoledì 8 agosto 2012 - Riccardo Noury - Amnesty International

Texas fuorilegge, messo a morte Marvin Wilson nonostante il ritardo mentale

Questa notte in Texas Marvin Wilson, afroamericano, 54 anni, diagnosticato come affetto da “ritardo mentale”, è stato messo a morte con un’iniezione di veleno.

Wilson era stato condannato a morte per un omicidio commesso nel 1992. Il 4 novembre di quell’anno fu arrestato per possesso di cocaina e rilasciato su cauzione. Alcuni giorni dopo venne rinvenuto il cadavere di Jerry Williams, un informatore della polizia. Wilson fu accusato di averlo assassinato. La condanna a morte venne emessa nel 1994, annullata nel 1997 e ripristinata nel 1998.

Il tema di questo post non è se Wilson sia colpevole o meno (ieri, il Corriere della Sera aveva ricostruito dettagliatamente la vicenda giudiziaria). Né il tema è quello del dolore dei familiari delle vittime della criminalità, che non va mai comunque dimenticato quando si parla di pena di morte.

Il tema è che il Texas, già fucina di presidenti e candidati presidenti degli Usa, è uno stato fuorilegge.

Dieci anni fa, con la sentenza Atkins v. Virginia, la Corte suprema federale proibì l’esecuzione di persone con “ritardo mentale”. La Corte non arrivò alla definizione di “ritardo mentale”, limitandosi a fare riferimento a quelle dell’Associazione americana per il ritardo mentale (ora Associazione americana per le disabilità intellettuali e dello sviluppo, Aaidd. Leggete qui la dichiarazione sul caso di Marcus Wilson).

Secondo gli standard dell’Aaidd, il ritardo mentale è una disabilità che si manifesta prima dei 18 anni, caratterizzata da funzioni mentali significativamente sotto la media, generalmente indicate da un quoziente intellettivo inferiore a 70), accompagnata da limiti in almeno due capacità di adattamento, tra cui la comunicazione, la cura di sé e l’agire all’interno della comunità.

La Corte suprema gettò la volpe nel pollaio, ossia lasciò agli stati il compito di determinare come dare attuazione alla sua sentenza. Il Texas non ha ancora adottato una legge, limitandosi nel 2004 a far emettere dalla sua Corte degli appelli criminali delle linee-guida provvisorie, tuttora vigenti, introdotte da questa perentoria affermazione: la sentenza Atkins non sarebbe stata applicata a tutte le persone con ritardo mentale, ma solo a quelle con“un livello di ritardo mentale sul quale i cittadini texani [sarebbero] d’accordo nell’esonerarle dalla pena di morte”.

Gli avvocati di Wilson avevano per due volte fatto ricorso alle corti statali e federali per chiedere l’applicazione della sentenza Atkins al loro assistito. Gli appelli erano stati respinti, nonostante un neuropsichiatra con 22 anni di esperienza alle spalle, pure nominato dal tribunale, avesse confermato il ritardo mentale di Wilson, il cui quoziente intellettivo nel test di Wechsler non aveva superato il punteggio di 61.

Un anno fa, la Corte degli appelli del quinto circuito, nel confermare la condanna a morte di Wilson, aveva concluso che “altri potrebbero giungere a conclusioni differenti sul ritardo mentale di Wilson, sulla base delle stesse prove fornite a questa Corte”. Avrebbero potuto…

Nel casuale “gratta e vinci” che domina decenni di applicazione della pena di morte negli Usa, pochi giorni fa, in Texas e in Georgia, due esecuzioni del genere erano state sospese.




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