Telefalsificazione
La violenza dell’imbonimento è il cibo della società dell’immagine, la minaccia più subdola alla libertà di pensiero
Questa volta persino Papa Francesco si è sentito in dovere di intervenire, e ciò la dice lunga sulla situazione dell’informazione nel nostro paese. La nota del Santo Padre di qualche giorno fa ha posto l’accento sul clima mediatico in cui siamo immersi, inquinato da disinformazione, calunnia e diffamazione. Un’opinione certo non difficile da condividere. Questo perché, soprattutto con l’avvento della televisione commerciale, l’obiettivo si è spostato sulla vendita di pubblicità, i cittadini sono diventati pubblico, l’informazione si è convertita allo spettacolo tanto che l’infotainment ha ormai definitivamente colonizzato le menti pigre degli spettatori.
D’altro canto una certa parte degli organi che fanno informazione si sono via via trasformati in produttori di imbonimento, veri e propri strumenti votati al proselitismo, alla propaganda e alla falsificazione tanto che la famigerata “macchina del fango” ha assunto un’arroganza mai vista prima, la stessa arroganza e faziosità che pervade anche la comunicazione politica, un fatto ormai considerato proprio della società.
Assuefazione è la diagnosi per i cittadini e da qui il monito preoccupato del Papa. Ma, a voler ben guardare sono anche altri gli aspetti dell’informazione che sono radicalmente cambiati. La morbosa attenzione al gossip e alla cronaca, per esempio, il delitto ossessivamente proposto nei telefilm diventa la realtà della porta accanto con tutta la dovizia di particolari a corollario. E questo distoglie l’attenzione dal pollaio politico e dai problemi veri dei cittadini generando al contempo un clima di paura e diffidenza. La ricetta perfetta del manganello mediatico.
Ma è tutta la qualità della televisione ad aver subito una drammatica regressione. Le intelligenze, soprattutto dei giovani, occupate dal narcotico, non sono più in grado di seguire ragionamenti complessi, a mala pena assimilano informazioni binarie tanto che oggi Maria de Filippi ha sicuramente più gradimento della conversazione con un uomo di scienza, un filosofo o un poeta. La mcdonaldizzazione mediatica è ormai compiuta, il trionfo della società dell’immagine.
L’antidoto a questo disfacimento è uno solo: la cultura. È la conoscenza, la voglia di verità, il rifiuto ossessivo del ciarpame propagandistico, la scelta oculata e critica delle fonti a fare la differenza, a garantirci quel minimo di libertà di cui, in fondo, abbiamo pieno diritto ma soprattutto per evitare, svegliandoci una mattina, di sentirci liberamente costretti ad applaudire Putin premio nobel per la pace, Berlusconi presidente della repubblica e Vanna Marchi santa subito.
Claudio Donini