mercoledì 31 gennaio - Riccardo Noury - Amnesty International

Taiwan, la pena di morte nella campagna elettorale per le presidenziali

In una delle tante votazioni del 2024, la pena di morte entra nella campagna elettorale e probabilmente non sarà l’unico caso.

Ne hanno discusso i due candidati alla presidenza di Taiwan, nel corso di un dibattito televisivo andato in onda la scorsa settimana. Le elezioni sono previste sabato prossimo.

Il candidato del Partito nazionalista cinese e attuale sindaco di Nuova Taipei, Hou You-yi, ha espresso con chiarezza la sua posizione contraria all’abolizione della pena di morte e ha accusato il ministro della Giustizia del governo – retto dal 2016 dal Partito progressista democratico – di avere un atteggiamento opportunista: non intende eseguire condanne a morte ma neanche abrogare la pena capitale.

Nel confronto televisivo, in effetti, il candidato del Partito progressista democratico, William Lai, è stato vago: ha affermato che quello della pena di morte è un tema sensibile in ogni paese e che per procedere all’abolizione occorre un forte sostegno dell’opinione pubblica.

Detto in altri termini: schierarsi per la pena di morte porta consenso, dichiararsi palesemente contrari rischia di farlo perdere.

Nei bracci della morte di Taiwan ci sono 37 prigionieri, ma a causa di un ricorso alla Corte costituzionale le loro esecuzioni sono ferme.

Dal 2016, sotto il governo del Partito progressista democratico, sono state eseguite due condanne a morte.




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