Sull’Arca di Obama
Fine anno di superlavoro per i lobbysti americani. Con centinaia di miliardi di dollari (fino a mille, secondo le ultime stime) di spesa prevista per il gigantesco bailout dell’economia che sarà attuato dall’entrante Amministrazione Obama, il Congresso sta venendo alluvionato di memo e proposte di crediti d’imposta provenienti dai più disparati settori produttivi del paese, frenesia accresciuta dalla completa assenza di dettagli operativi sul piano. Malgrado gli ammonimenti del ciarliero vicepresidente eletto, Joe Biden, che ha detto che “non ci sarà nessun albero di Natale, malgrado la stagione”, fioccano i libri bianchi e le singole pagine di richieste a Santa Claus Obama.
Tra esse, segnaliamo quella dei rivenditori di mobili e tappeti, che chiedono al Congresso un bel credito d’imposta rimborsabile compreso tra 500 e 1000 dollari per famiglia, da usare per comprare arredamento e complementi, ma solo per famiglie di reddito pari o inferiore a 50.000 dollari annui. Per i più ricchi si richiede una detrazione d’imposta del 10 per cento sul costo dei mobili. Le aziende del settore biotech, invece, chiedono il rimborso immediato e in contanti delle perdite operative, in cambio della rinuncia ai maggiori benefici d’imposta derivanti dall’abituale riporto a nuovo delle perdite su un arco pluriennale.
I gestori degli alberghi, settore in crisi profonda, chiedono un credito d’imposta pari al 40 per cento dello stipendio del primo anno (con un tetto a 6000 dollari) per assumere persone che non possono più godere dei sussidi di disoccupazione, avendo esaurito il periodo di fruizione del beneficio. L’agevolazione dovrebbe essere inquadrata nella normativa fiscale nota come Work Opportunity Tax Credit, che già oggi consente a ristoratori ed albergatori di assumere a condizioni agevolate persone che hanno titolo a ricevere benefici di welfare, ex carcerati e giovani che vivono in aree disagiate.
Nella lista dei richiedenti i popolarissimi crediti d’imposta figurano poi le aziende che operano nell’ambito dell’energia alternativa, ed anche iniziative intersettoriali come quella che vorrebbe l’estensione del periodo di recupero fiscale delle perdite operative da due a cinque anni, oppure la conferma degli ammortamenti accelerati fino al 50 per cento nel primo anno di entrata in esercizio di nuove attrezzature d’impresa. O anche una sospensione parziale d’imposta (tax holiday) per consentire alle imprese statunitensi che operano all’estero di rimpatriare i propri profitti pagando un’aliquota ridotta. Né manca l’associazione degli zoo ed acquari americani, che rivendica la propria rilevanza come potenziale destinatario della spesa per infrastrutture.
Nei prossimi giorni lo staff di Obama presenterà il pacchetto di stimolo fiscale al Congresso, i cui leader si sono impegnati a convertirlo in legge prima del 20 gennaio. Con un simile assalto alla diligenza, c’è solo da incrociare le dita e sperare in uno stimolo fiscale che sia efficace ed efficiente, in termini di moltiplicatori da esso attivati.