venerdì 15 marzo 2019 - Marco Barone

Strage in Nuova Zelanda: è un prodotto del razzismo occidentale

Frutto amaro, amarissimo. Uno di quelli che non vorresti mai mangiare. Digerire. Eppure, questo mond, ha prodotto un frutto, uno dei più aspri di sempre. 

Un frutto che ha caratterizzato il secolo breve, rigurgiti del secolo breve. Perché, le nuove generazioni, in gran parte, non sono razziste, vogliono ponti, non muri. Quei muri che il nazifascismo ha voluto, contro cui sbattere le vittime, le loro vittime, per fucilarle. Una cinquantina di morti, decine di feriti, due moschee colpite in Nuova Zelanda, dove non succede mai niente In una città il cui nome è una storia, Christchurch, fondata all'incirca nel 1800, per far convivere organi della chiesa e nobili insieme.Girano un video, sembra un videogame, uno dei classici sparatutto, ma non è un videogame. Fucile che riporta i nomi di coloro che vogliono omaggiare, gli attentatori terroristi, che si resero responsabili di attentati razzisti.
 
#NewZealandMosqueShooting ha fatto il giro della rete, del mondo. Non è un caso isolato, e non nasce dal nulla. E' un prodotto, quella strage, di quel razzismo legittimato, tollerato, in Occidente. E' figlio della cultura occidentale. Da alcuni giornali che sparano a zero, generalizzando contro gli islamici, all'odio verso i loro costumi e religioni, alle crociate religiose, e tutto quel marciume che per anni abbiamo visto seminare sotto le mentite spoglie della "democrazia".E ora, quel razzismo, miete vittime. Da ricordare che recentemente era stato lanciato l'allarme che c'era il rischio di attentati terroristici di matrice razzista. E ora, il mondo, di che colori si colorerà? Si metteranno ovunque le bandiere a mezz'asta? Ci sarà un minuto di silenzio negli stadi?

mb 




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