venerdì 16 febbraio 2018 - Giovanni Graziano Manca

Storia degli Stati Uniti d’America, di Eric Foner

Gli Stati Uniti d’America hanno sempre goduto nei confronti dei paesi di tutto il pianeta di un potere culturale, tecnologico, scientifico ed economico che non ha paragoni in occidente. Gli USA, anche nell’immaginario delle persone che non inseguono sogni particolari, sono sempre stati la terra delle mille possibilità, delle libertà individuali e di quella di mercato, un luogo che ha ispirato e continua a ispirare miti, desideri, aspirazioni e illusioni, un paese a cui si guarda con timore e speranza e da cui sempre si aspetta un segno che a livello internazionale valga a stabilire una direzione da prendere in qualsiasi campo di intervento, non solo politico. 

Del tutto opportuna, pertanto, sembra a chi scrive, la traduzione del saggio “Storia degli Stati Uniti d’America” di Eric Foner, che viene ora pubblicato nel nostro paese dall’editrice romana Donzelli. Eric Foner, docente di Storia americana nella prestigiosa Columbia University di New York e premio Pulitzer per la storia nel 2011, si propone di raccontare la “libertà americana” e i fasti e nefasti della democrazia statunitense dalle origini ad oggi, cioè, a ragionare in termini di presidenze, da Jefferson a Trump.

Il volume (431 pagg., 36 euro) è articolato in tredici capitoli nei quali di volta in volta si parla della nascita della democrazia americana, della schiavitù e dei neri d’America, della nascita delle organizzazioni sindacali, di libertà economica e così via fino alla partecipazione degli Stati Uniti alla prima guerra mondiale. Dei tredici, gli ultimi capitoli sono dedicati tra l’altro alla guerra fredda, al movimento “New Left”, alla rivoluzione reaganiana e alle politiche del dopo Reagan. Riferendosi al suo paese, Foner, in sede di introduzione all’edizione italiana del suo libro scrive: “Oggi, è più importante che mai che le discussioni sulla libertà consistano in una sincera valutazione delle forze e delle debolezze della nostra società, e non semplicemente in un esercizio di autocompiacimento – che siano un dialogo con il mondo intero, e non un compiaciuto dialogo con noi stessi.” E’ una dichiarazione nella quale ci pare di cogliere l’amara constatazione di quanto oltreoceano siano comuni e duri a morire, sia in politica che tra la gente, modi di pensare e approcci che appaiono autoreferenziali e in qualche modo escludenti di altre realtà umane, economiche politico-ideologico-religiose e geografiche. Il volume approfondisce bene ogni singolo argomento e appare esauriente e curato sotto ogni aspetto. Sezione fotografica e iconografica al centro del volume; in fondo al libro, invece, un utile e dettagliato indice dei nomi. Consigliatissima la lettura.  



1 réactions


  • paula (---.---.---.30) 16 febbraio 2018 14:09
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