venerdì 6 febbraio 2009 - Damiano Mazzotti

Specchi del mondo


Ancora una volta sono riuscito a scovare un libro originale e molto istruttivo: una sintesi quasi enciclopedica della storia di tutte le culture umane, fatta di una scrittura che mescola il racconto, il saggio, la poesia e la cronaca (un talento letterario che è stato premiato da numerosi concorsi).

Infatti, l’opera di Eduardo Galeano (nato nel 1940), “Specchi. Una storia quasi universale” (www.sperling.it, ottobre 2008), che io avrei intitolato “Specchi del mondo”, è una miniera di aneddoti, e di piccoli e grandi fatti storici di tutte le culture del mondo: si parla di balli, musica, sport, guerra… Della rivoluzione francese e americana, e di quelle sudamericane e africane…

Questo libro è quindi una piccola fabbrica dell’immaginazione: perché il vero pensiero è fatto di passato, presente e futuro (Amian Azzott). Per nostra fortuna ci sono libri e sceneggiati (pensiamo a “Radici” o "Alla Conquista del West”) che ci insegnano più storia, antropologia e psicologia di tanti corsi universitari. Riporterò perciò qui di seguito qualche esempio di questa sterminata raccolta di “scampoli” di cultura:

Breve storia della rivoluzione tecnologica.

“…Moltiplicano la fame le macchine che inventammo per moltiplicare il cibo. Ci uccidono le armi che inventammo per difenderci. Ci paralizzano le auto che inventammo per spostarci. Non ci fanno incontrare le città che inventammo per incontrarci (o lavorarci). I grandi mezzi di comunicazione, che inventammo per comunicare, non ci ascoltano e non ci vedono…” (Galeano).

Esseri Umani, Paesi e cose Naturali che non fanno notizia.

La Quinoa è una pianta che vive in terre alte e sopporta aridità e freddo (non ingrassa e previene alcune malattie). Nel 1994 il marchio Quinoa venne registrato da due ricercatori americani che assicurarono che non avrebbero fatto pagare niente per la sua coltivazione. Si scatenò la furia dei contadini (indigeni) boliviani: “Non abbiamo bisogno che venga nessun professore degli Stati Uniti a donarci quello che è nostro”. La protesta e lo scandalo così creato obbligarono la Colorado State University a rinunciare al marchio. In India invece i contadini muoiono suicidi bevendo i pesticidi che non possono pagare. Il mercato li obbliga a spendere sempre di più e a guadagnare sempre di meno: sono ostaggi dell’industria chimica straniera, delle sementi importate e delle coltivazioni transgeniche (nate in laboratorio e spesso poco produttive nei loro terreni aridi e selvaggi). Ci dimentichiamo che la saggezza popolare ci suggerisce che insegnare a pescare è molto meglio che regalare dei pesci e che “I cervi attraversano i grandi fiumi nuotando in fila indiana, con la testa e il collo appoggiato sul dorso del cervo che li precede; gli uni si sostengono con gli altri… E sono così intelligenti e sagaci che quando si rendono conto che il primo è stanco, lo fanno passare all’ultimo posto e un altro prende il comando” (Dhuoda di Guascogna, educatrice).

Ippocrate.

Lo chiamano il padre della medicina. I nuovi medici giurano sul suo nome. Questi sono alcuni degli aforismi nati dalla sua esperienza: “Ciò che cura qualcuno, uccide qualcun altro”; “I sintomi sono difese naturali del corpo. Noi li chiamiamo malattie, ma in realtà sono la cura della malattia”, “La medicina è la più nobile di tutte le arti, ma è alla stregua di tutte le altre per l’ignoranza di coloro che la praticano”; “Non si può capire la natura delle parti del corpo senza capire la natura dell’intero organismo”; “C’è una circolazione comune a tutti, una respirazione comune a tutti. Tutto si relaziona con tutto”; “L’esperienza è ingannevole, la vita è breve, l’arte della cura è lunga, l’occasione è sfuggente e il giudizio difficile”.

Lo sciopero delle gambe chiuse.

Nel bel mezzo della guerra del Peloponneso, le donne di Atene, Sparta, Corinto e della Beozia,si dichiararono in sciopero contro la guerra. Accadde nel teatro. Sorse dall’immaginazione di Aristofane (Galeano). Aristofane era uno scrittore conservatore che pensava che l’unica cosa sacra fosse il diritto di ridere (e quindi dovrebbe essere insegnato in tutte le scuole islamiche). Perché gli esseri umani sono così idioti da considerare le idee più intelligenti come le più stupide? Quale soluzione migliore per costringere gli attuali uomini senza palle a protestare e a manifestare contro dei politici teatranti amici dei furfanti, che fanno finta di litigare di giorno e poi truffano insieme la notte? Smettetela dunque di dimenare le gambe verso il cielo e di alzare i culi per aria…

Saffo.

“Di Saffo si sa poco. Sembra che sia nata duemilaseicento anni fa, sull’isola di Lesbo, che per lei diede il nome alle lesbiche. Nell’anno 1703, la Chiesa Cattolica, bastione del potere maschile, ordinò di bruciare tutti i libri di Saffo. Alcune poesie, poche si salvarono” (Galeano).

Roma Tour.

“Essere poveri era un crimine imperdonabile. Per dissimulare quel disonore, i ricchi decaduti si indebitavano e, con un po’ di fortuna, trionfavano nella carriera politica, che esercitavano al servizio dei loro creditori. La vendita di favori sessuali erano una fonte sicura di fortuna. Anche la vendita di favori politici o burocratici. Entrambe le attività portavano lo stesso nome. Gli imprenditori della prostituzione e i professionisti della lobby si chiamavano “prossoneti” (Galeano).

Maometto.

Altri discepoli del profeta ricordarono, dotati di una memoria assai opportuna, che lui aveva raccontato loro che il paradiso è pieno di poveri e l’inferno di donne. Il tempo passò e un paio di secoli dopo la morte di Maometto erano già oltre seicentomila le frasi che la teocrazia islamica (tutta maschile!) gli attribuiva. Buona parte di quelle frasi, e soprattutto quelle che maledicono le donne, sono diventate verità religiose scese dal cielo, intoccabili dal dubbio umano (Galeano).

Abul Alaa al Maari (poeta morto nel 1057 a Maarat in Siria).

“Gli abitanti della terra si dividono in due: quelli che hanno cervello ma non hanno religione e quelli che hanno religione ma non hanno cervello. Il destino ci spezza come se fossimo di cristallo, e i nostri pezzi non si riuniscono mai più” (Abul Alaa al Maari).

La fondazione del romanzo moderno.

Mille anni fa, due donne giapponesi scrissero come se fosse adesso. Murasaki Shikibu scrisse “Storia di Genji”: una magistrale ricreazione di avventure maschili e umiliazioni femminili. Invece Sei Shonagon scrisse “I racconti del cuscino”: un mosaico variopinto, fatto di brevi racconti, appunti, riflessioni, notizie, poesie che invitano a penetrare tempi e luoghi (Galeano).

La fondazione dei campi di concentramento.

Intorno al 1904 in Namibia, Heinrich Goring, il padre del più famoso kapò nazista Hermann, ispirandosi ai campi di concentramento britannici in Sudafrica, costruì i primi campi di concentramento tedeschi, che “erano fatti” di prigionia, lavoro forzato e sperimentazione medica (Theodor Mollison ed Eugen Fischer furono i maestri di Josef Mengele).

Mao e la Cina.

Mao diceva: “La disciplina che soffoca la creatività e l’iniziativa dev’essere abolita”. “La paura non è la soluzione. Quanto più sei spaventato, tanti più fantasmi verranno a farti visita”. “Che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero si confrontino”. Poi non accadeva (sembra di vedere l’Italia). E il Grande Balzo in Avanti fini nelle fosse comuni… Meglio allora ricordare cosa disse Sun Tzu, il maestro dell’Arte della Guerra: “Per conoscere il nemico, conosci te stesso” (fu generale).

Stalin.

“La rivoluzione portò sul trono il più mediocre (e il più criminale) dei suoi capi. Stalin sacrificò coloro che gli facevano ombra, coloro che dicevano di no, coloro che non dicevano di sì, i pericolosi di oggi e i pericolosi di domani, per quello che hai fatto o per quello che farai, per castigo o per ogni evenienza” (Galeano).

Rosa Luxemburg (articolo nato in carcere e contrario al divorzio tra socialismo e democrazia).

“Senza elezioni generali, senza totale libertà di stampa, e di riunione, senza un libero dibattito di opinioni, la vita muore nelle istituzioni pubbliche, diventa una caricatura della vita dove solo la burocrazia è un elemento attivo. La vita pubblica si addormenta gradualmente, e pochi leader di partito governano e comandano… e una minoranza selezionata della classe operai è invitata, ogni tanto, a riunioni dove applaude i discorsi dei leader e approva le risoluzioni all’unanimità… La corruzione risulta inevitabile… La libertà è sempre ed esclusivamente libertà per chi la pensa diversamente” (Rosa Luxemburg).

Martin Luther King.

La Codardia domanda: “E’ sicuro?”. La Convenienza domanda: “E’ opportuno?”. E la Vanità domanda: “E’ popolare?”. Ma la Coscienza domanda: “E’ giusto?” (Non bisogna aver paura delle urla dei violenti ma del silenzio degli onesti).

“Pericoli Futuri”.

Un “signore” sta girando nel suo territorio e incontra un “poveraccio”… Il “signore” lo chiama e gli mette in mano del denaro e una lista elettorale. L’uomo lascia cadere il denaro e la lista, e, voltandogli le spalle, dice: “Nella mia fame, comando Io”.

E alla fine di questo bombardamento cognitivo, dal cumolo delle macerie e delle miserie umane, emerge una giovane verità ferita: la cultura occidentale che come tutte le altre si è divertita nel saccheggiare le altre popolazioni, si è rivolta contro se stessa: non siamo quasi più assassini, ma siamo ancora molto ladri e bugiardi, e rubiamo ai nostri figli, nipoti e vicini. Questa è la sostanza dello scandalo dei debiti a lungo termine accumulati dai titoli finanziari subprime e derivati, e del ladrocinio organizzato da "War Street" e dai “Dittatori Occulti” dei maggiori gruppi bancari americani ed europei, drogati dal loro potere economico-finanziario (la più pericolosa delle droghe è infatti la “poteroina”). Ma, come diceva Shakespeare: “E’ la maledizione di questi tempi che i pazzi debban guidare il cammino dei ciechi”.

 

P.S. Finiamola di dividerci in uomini e donne, bianchi e neri, ricchi e poveri, giovani e vecchi, tradizionalisti e conservatori, credenti e miscredenti, e iniziamo a schierarci tutti dalla parte della Libertà, dell’Uguaglianza, della Giustizia e della Partecipazione, per diventare una sola popolazione: “la Tribù dell’Arcobaleno”.



2 réactions


  • maurizio carena (---.---.---.230) 6 febbraio 2009 15:28

     Eduardo Galeano: uno dei pochi autori che mi abbia veramente insegnato qualcosa sull’America Latina. Una narrazione poetica, cruda, struggente. Nella sua voce l’afflato eterno di un intero continente che parla.
     I suoi libri si amano o si odiano, senza mezze misure. Ma non si dimenticano.
     Bellissimo articolo. Grazie.


  • virginia (---.---.---.96) 6 febbraio 2009 16:58

    Interessantissimo! Rivela umorismo, un po’ di cinismo, molta saggezza.
    Anche dalle citazioni riportate si ha un’idea di un libro davvero molto intrigante.


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