lunedì 23 ottobre 2023 - Libero Gentili

Sono finiti sia i proiettili, che i dollari

Gaza sta già affrontando una grave crisi umanitaria a causa dei bombardamenti israeliani senza precedenti e delle aspettative di un’incursione di terra.

Giovedì il presidente Biden ha invitato gli americani a sostenere Israele (e l’Ucraina), affermando in un discorso agli americani, in prima serata, che fornire aiuti militari ed economici ai paesi è nell’interesse della stabilità globale e della sicurezza nazionale.

Ma è proprio così?

"La storia ci ha insegnato che quando i terroristi non pagano un prezzo per il loro terrore, quando i dittatori non pagano un prezzo per la loro aggressione, causano più caos, morte e più distruzione… Continuano ad andare avanti. E il costo e le minacce per l’America e il mondo continuano ad aumentare", ha detto Biden da dietro la Resolute Desk, la scrivania dell’Ufficio Ovale della casa Bianca, descrivendo la sua richiesta di aiuto come “un investimento intelligente che pagherà dividendi per la sicurezza americana per generazioni”.

Il presidente ha pronunciato il discorso mentre la sua amministrazione si preparava ad opporsi alla sua richiesta di 74 miliardi di dollari di assistenza per i due paesi.

Dopo l’11 settembre, negli Stati Uniti il terrorismo internazionale diventò la massima priorità nazionale.
Ma con il precedente mandato presidenziale di Donald Trump sortì la promessa di porre fine a quelle che lui ha battezzato “endless wars” (le guerre senza fine), ritirando le truppe USA dai campi di battaglia mediorientali. Questo ha contribuito ad una lenta ma costante diminuzione dell’importanza che i cittadini americani attribuiscono alla lotta al terrorismo tra le loro priorità.

Oggi Biden dovrà sicuramente affrontare la domanda se gli Stati Uniti possono permettersi di finanziare due guerre straniere. I dati mostrano che il deficit americano si è avvicinato ai 2 mila miliardi di dollari e che l’inflazione rimane fastidiosamente elevata.
Ma oltre alla evidenza incontrovertibile di questi dati, pesa in maniera non trascurabile l’orientamento politico abbastanza convergente dei due schieramenti: i democratici progressisti si oppongono ferocemente all’invio di armi a Israele e i repubblicani conservatori hanno messo in dubbio la necessità di aggiungere qualcosa d’altro agli oltre 100 miliardi di dollari già approvati in aiuti militari ed economici inviati all’Ucraina.

“La leadership americana è ciò che tiene insieme il mondo”, ha detto il Presidente. “Le alleanze americane sono ciò che mantengono noi, l’America, al sicuro. I valori americani sono ciò che ci rende un partner con cui altre nazioni vogliono lavorare”.

La sua retorica ispirata sicuramente all’amore per l’Israele di Netanyahu, la quale sottolinea dietro le righe che l’indipendenza palestinese può attendere ancora, si scontra con la popolazione la quale rimane concentrata su preoccupazioni più vicine a casa: inflazione, assistenza sanitaria, lavoro, immigrazione e criminalità.

Ma le Forze di Difesa israeliane e il Ministero della Difesa israeliano hanno detto alle loro controparti statunitensi che hanno urgentemente bisogno di proiettili di artiglieria per prepararsi a un’invasione di terra a Gaza.
I funzionari statunitensi vicini a Biden suggeriscono che dirottare i proiettili dall’Ucraina a Israele non avrebbe alcun impatto immediato sulla capacità dell’Ucraina di combattere contro le truppe russe; ma se la guerra tra Israele ed Hamas diventasse un conflitto regionale più ampio?

L’Iran fornisce aiuti finanziari, assistenza militare e addestramento ad Hamas; Libano e Siria non vanno certamente a braccetto con Israele. La Russia potrebbe metterci lo zampino, come è sua abitudine, per distrarre gli osservatori dalle sue depredazioni in Ucraina.

La Cina interessata alla fornitura di petrolio dal Medio Oriente attualmente si dimostra abbastanza distaccata, ma se le azioni dell’Iran dovessero indebolire la posizione degli Stati Uniti, l’acquolina alla bocca per il conflitto potrebbe stuzzicarla.
Quindi la situazione sul terreno è abbastanza fluida, anzi potremmo dire che si tratta di vere e proprie sabbie mobili, e non vi è alcuna garanzia che possa reggere in futuro.

In Israele sembra che tutti non siano d’accordo con la politica destrorsa di Netanyahu.
Il quotidiano israeliano Haaretz fortunatamente non si fa crescere i peli sulla lingua e non sembra molto allineato; quindi abbastanza attendibile per chi osserva da fuori. Questi sono solo alcuni commenti da parte dei suoi lettori:

-Netanyahu e, per procura, gli Stati Uniti sono in gran parte responsabili, poiché gli Stati Uniti fingono di essere moralmente in vantaggio in Ucraina mentre hanno permesso a Israele di imporre l’apartheid al popolo palestinese. Era solo questione di tempo e ora Israele ha la scusa per massacrare apertamente i palestinesi, ora con una copertura mediatica che sarà ossessionata dalla guerra mentre ignorerà l’oppressione.
 

-Bibi [Netanyahu] ha trascorso gran parte della sua vita adulta aspettando il suo momento, aspettando di diventare un eroe come suo fratello, respingendo nel frattempo i procedimenti giudiziari, stringendo accordi corrotti, alleandosi con i nemici della democrazia, facendo il massimo danno, assumendo i suoi alleati nella guerra. La pressa dell'ala destra carteggerà via i bordi ruvidi. Un classico narcisista: anche adesso sospetto che abbia difficoltà a capire che ciò che sta accadendo non sta accadendo solo a lui. In ogni caso spera di trasformare questo momento a suo massimo vantaggio (le sue richieste di un "governo di unità", così come le sue minacce, sembrano palesemente egoistiche). La gente comune, da entrambi i lati della questione, sta pagando un prezzo atroce per le nevrosi di Bibi e per la sua colossale vanità.
 

-Sicuramente, la colpa dell’inaspettata guerra tra Hamas a Gaza e Israele deve essere il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Il fallimento dell'intelligence israeliana è il risultato dei capricci di Netanyahu. È stata sprecata tanta energia nel tentativo di indebolire i tribunali e di metterli sotto il controllo del governo di coalizione. Ciò creò grande opposizione. Le riserve dell’IDF [Forze di Difesa Israeliane] nell’aeronautica, nell’intelligence, nelle forze di terra e di mare si sono rifiutate di servire la malvagia coalizione di Netanyahu. Sono patriottici e non sostenitori di una coalizione sulla via del fascismo. Ciò ha comportato un indebolimento delle forze di sicurezza. La seconda ragione è l’aumento degli stanziamenti del bilancio statale per progetti ultraortodossi a spese dei contribuenti. Deriva dalla riduzione dei budget per i servizi essenziali come la sanità, l’istruzione, i trasporti e dal miglioramento delle infrastrutture. Tutto questo e altro ancora per tenere Netanyahu fuori di prigione. Ha bisogno di questi partiti religiosi e di questi buffoni estremisti di destra anche nel suo gabinetto. Hamas era consapevole e ha agito.

 

Beh, queste cose i Tg occidentali non le diffondono. E, comunque, a Netanyahu sono finiti sia i proiettili che i quattrini, quindi se “zio Joe” si riprende un attimo dalla sua “Basorexia” per Benjamin… saranno cavoletti amari.

 




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