lunedì 8 agosto 2011 - Francesco Rossolini

Solo “l’accanimento terapeutico” tiene in vita il capitalismo

La congiuntura storico-economica è talmente grave dal rendere del tutto inutili i tentativi, spesso tardivi e mal proposti, di salvare il sistema economico in essere, con disordinati tagli alla spesa pubblica. E questo vale per tutti gli Stati appartenenti al cosidetto primo Mondo.

Siamo dinanzi al corpo morente del capitalismo e siamo talmente spaventati dalla sua dipartita che cerchiamo di tenerlo in vita con un folle accanimento terapeutico.

Il capitalismo, ovvero il primato economico del Mondo Occidentale, non può più esistere poiché non esistono più le condizioni essenziali grazie alle quali è potuto crescere a dismisura nei decenni passati.

La base essenziale del capitalismo era lo sfruttamento tacito da parte dei Paesi Occidentali, delle risorse planetarie a beneficio del 10% della popolazione mondiale. In sostanza il 10% della popolazione mondiale si è arrogata il diritto, per decenni, di utilizzare il 90% delle risorse planetarie in maniera del tutto indiscriminata. Ora che Cina, India e Brasile hanno iniziato a reclamare con fragore la propria fetta di benessere, e quindi di risorse, il sistema architettato dal Primo Mondo ha iniziato a dissolversi come un castello di sabbia sotto la pioggia.

In secondo luogo il predominio assoluto del sistema Bancario, la cui ascesa è stata permessa dall’abbandono del rapporto diretto tra moneta circolante e riserve auree a garanzia della convertibilità, inizia ad incepparsi (a tal proposito si rifletta sul fatto che per acquistare un’oncia d’oro oggi servono circa 1600 $). Attualmente circa 30 grandi famiglie di banchieri occidentali detengono il vero potere economico, ovvero hanno Banche Commerciali, Istituzioni Centrali, Stati ed indirettamente tutti noi come debitori. 

Il capitalismo è esattamente questo, generare consumi costantemente crescenti basati sul debito, ovvero mutui, finanziamenti e carte revolving. Il problema è che non è possibile sostenere un indebitamento costantemente crescente, quindi illimitato, poiché le capacità di spesa dei lavoratori, e quindi di pagare interessi, sono correlate ad un fattore limitato ovvero il lavoro.

Prima ci liberiamo del capitalismo, ovvero dell’attuale sistema finanziario privo di ogni correlazione con la realtà, il lavoro, e prima potremo riappropriarci del nostro futuro.



4 réactions


  • ventopiumoso ventopiumoso (---.---.---.131) 8 agosto 2011 13:46

    ottimo articolo, anche per la sintesi.
    ventopiumoso


  • Gian Carlo Zanon Gian Carlo Zanon (---.---.---.177) 8 agosto 2011 16:43

    Adorabile sintesi della realtà che nessuno osa vedere e tantomeno scriverne
    Gian Carlo Zanon


  • Damiano Mazzotti Damiano Mazzotti (---.---.---.154) 8 agosto 2011 21:33

    E smettiamola di chiamarlo capitalismo... Chiamiamolo con il suo vero nome... Si tratta di debitalismo... E di usurai sfruttatori paramafiosi e legalizzati...


  • Nicholas Porcellato (---.---.---.116) 6 settembre 2011 14:05

    Ciao, perfettamente d’accordo su quello che scrivi qui, ma è una mia impressione o il capitalismo visto qui in Occidente si è diffuso? Nel senso che la Cina è tutt’altro che un governo comunista, hanno un’ambiente inquinato, un grosso squilibrio sociale, sfruttamento del lavoro, esattamente come nei paesi capitalisti, e adesso chiaramente nei paesi emergenti sta sbarcando anche il consumismo. Per carità, è giustissimo che anche loro si prendano la fetta che a loro spetta ma siamo sicuri che ci siano le risorse per garantire un certo livello di consumo a quasi 3 miliardi di nuovi consumatori? E se sì, consumo al livello americano o a che livello?


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